Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
I sindacati e le Case di riposo «Basta, agitazione generale»
Emergenza-covid e carenza di personale ormai in fuga verso gli ospedali
Tra emergenza sanitaria e carenze di organico, infermieri e operatori socio-sanitari (Oss) dell’iras sono sul piede di guerra e pronti a legare la propria lotta con quella dei colleghi delle altre Case di riposo polesane. Una prospettiva su cui hanno levato il grido di battaglia Fp-cgil e Uil-fpl, chiedendo sia riaperto un tavolo col coordinamento territoriale degli ospizi in raccordo con Prefettura, Usl 5 «Polesana» e Comuni. In caso contrario, sarà generalizzato lo stato di agitazione con un crescendo di azioni di protesta.
«Prendiamo l’iras di Rovigo — spiega Davide Benazzo, segretario provinciale Fp-cgil — Sono sette anni che la contrattazione di secondo livello è ferma con almeno 700.000 euro di risorse congelate per il salario accessorio e il 30% dei circa 200 dipendenti precario. Il quadro non si sblocca perché il commissariamento della struttura da parte della Regione prosegue da cinque anni, mentre aumentano i carichi di lavoro».
E chi può se ne va. «A maggior ragione ora che l’emergenza Covid-19 ha aperto nuovi spazi negli ospedali — osserva ancora Benazzo — o si creano le condizioni per lavorare come si deve o il sistema crolla. Non si possono scaricare i problemi su lavoratori e degenti».
Un punto su cui è categorico pure Cristiano Pavarin. «Questi professionisti hanno avuto un ruolo fondamentale per il contenimento del coronavirus — sottolinea il segretario territoriale Uil Fpl — Nelle nostre Case di riposo non ci sono stati casi gravi ed è merito di persone che operano con un contratto collettivo, quello degli enti locali, che non è congruo, dato che si parla di sanità. Una proposta incentivante avrebbe potuto aprire opportunità in questa fase di transizione, invece all’iras abbiamo avuto un appesantimento dei turni notturni con minacce di provvedimenti disciplinari contro chi reclama i propri diritti».
Per Fp-cgil e Uil-fpl a livello provinciale mancherebbero 50 infermieri nelle strutture socio-sanitarie. Il settore, al momento, occupa attorno ai 1.500 addetti, di cui il 70% Oss. «Oggi parliamo di Iras, ma domani potremmo riferirci a Badia Polesine o Papozze — riprende Benazzo — è l’insieme della situazione che va rivisto. Adesso di notte resta in servizio un solo infermiere per Casa Serena e la sede Iras di via della Resistenza, con due turni consecutivi. La questione va riportata nella sede idonea, quella della contrattazione e, per questo, rilanciamo l’appello alle istituzioni, alla politica, oltre che alla controparte».
Controparte che, in primis, è vista nel direttore dell’iras Giovanni Luca Avanzi che affianca il nuovo commissario Ezio Zanon, nominato nell’agosto scorso. Avvocato di 63 anni, originario di Camposampiero (Padova), Zanon subentra dopo un biennio al polesano Rodolfo Fasiol che, a propria volta, era succeduto alla vicentina Tiziana Stella. Venezia non ritiene ancora completo il risanamento dell’ente che gestisce le due Case di riposo comunali.
Il caso «Iras» Epicentro dell’emergenza l’istituto gestore delle due strutture per anziani nel capoluogo