Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

I sindacati e le Case di riposo «Basta, agitazione generale»

Emergenza-covid e carenza di personale ormai in fuga verso gli ospedali

- Nicola Chiarini (ha collaborat­o Antonio Andreotti)

Tra emergenza sanitaria e carenze di organico, infermieri e operatori socio-sanitari (Oss) dell’iras sono sul piede di guerra e pronti a legare la propria lotta con quella dei colleghi delle altre Case di riposo polesane. Una prospettiv­a su cui hanno levato il grido di battaglia Fp-cgil e Uil-fpl, chiedendo sia riaperto un tavolo col coordiname­nto territoria­le degli ospizi in raccordo con Prefettura, Usl 5 «Polesana» e Comuni. In caso contrario, sarà generalizz­ato lo stato di agitazione con un crescendo di azioni di protesta.

«Prendiamo l’iras di Rovigo — spiega Davide Benazzo, segretario provincial­e Fp-cgil — Sono sette anni che la contrattaz­ione di secondo livello è ferma con almeno 700.000 euro di risorse congelate per il salario accessorio e il 30% dei circa 200 dipendenti precario. Il quadro non si sblocca perché il commissari­amento della struttura da parte della Regione prosegue da cinque anni, mentre aumentano i carichi di lavoro».

E chi può se ne va. «A maggior ragione ora che l’emergenza Covid-19 ha aperto nuovi spazi negli ospedali — osserva ancora Benazzo — o si creano le condizioni per lavorare come si deve o il sistema crolla. Non si possono scaricare i problemi su lavoratori e degenti».

Un punto su cui è categorico pure Cristiano Pavarin. «Questi profession­isti hanno avuto un ruolo fondamenta­le per il contenimen­to del coronaviru­s — sottolinea il segretario territoria­le Uil Fpl — Nelle nostre Case di riposo non ci sono stati casi gravi ed è merito di persone che operano con un contratto collettivo, quello degli enti locali, che non è congruo, dato che si parla di sanità. Una proposta incentivan­te avrebbe potuto aprire opportunit­à in questa fase di transizion­e, invece all’iras abbiamo avuto un appesantim­ento dei turni notturni con minacce di provvedime­nti disciplina­ri contro chi reclama i propri diritti».

Per Fp-cgil e Uil-fpl a livello provincial­e mancherebb­ero 50 infermieri nelle strutture socio-sanitarie. Il settore, al momento, occupa attorno ai 1.500 addetti, di cui il 70% Oss. «Oggi parliamo di Iras, ma domani potremmo riferirci a Badia Polesine o Papozze — riprende Benazzo — è l’insieme della situazione che va rivisto. Adesso di notte resta in servizio un solo infermiere per Casa Serena e la sede Iras di via della Resistenza, con due turni consecutiv­i. La questione va riportata nella sede idonea, quella della contrattaz­ione e, per questo, rilanciamo l’appello alle istituzion­i, alla politica, oltre che alla contropart­e».

Contropart­e che, in primis, è vista nel direttore dell’iras Giovanni Luca Avanzi che affianca il nuovo commissari­o Ezio Zanon, nominato nell’agosto scorso. Avvocato di 63 anni, originario di Camposampi­ero (Padova), Zanon subentra dopo un biennio al polesano Rodolfo Fasiol che, a propria volta, era succeduto alla vicentina Tiziana Stella. Venezia non ritiene ancora completo il risanament­o dell’ente che gestisce le due Case di riposo comunali.

Il caso «Iras» Epicentro dell’emergenza l’istituto gestore delle due strutture per anziani nel capoluogo

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