Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Smog, più traffico del pre-lockdown
Il rapporto Legambiente «promuove» solo Belluno
Mentre uno studio ipotizza un legame tra lo smog e il Covid, in Veneto si scopre che il traffico ha superato i livelli pre-lockdown. Limitazioni da oggi.
Sulle strade del Veneto procede spedito il ritorno alla normalità. Dopo la riapertura delle scuole, il traffico inizia a riempire le arterie della regione ad un livello che addirittura supera leggermente quello precedente al lockdown. E con i motori accesi ritorna anche la lotta alle emissioni: da oggi fino a fine dicembre entrano in vigore le limitazioni del traffico nei capoluoghi del Veneto, che mettono al bando le motorizzazioni più inquinanti, sulla scorta dell’accordo tra le Regioni del bacino padano: dalle 8.30 alle 18.30, da lunedì a venerdì, festivi infrasettimanali esclusi, stop ai motori a benzina fino a euro 1, ai diesel fino a euro 3, e alle moto a due tempi euro 0.
Salvi, per il momento, i motori diesel Euro 4 che inizialmente avrebbero dovuto essere messi al bando ma poi sono stati «graziati», su impulso della Regione, per agevolare la ripartenza post Covid. Tra le deroghe previste quelle per chi assiste persone in quarantena o malati di Covid-19.
In base alla qualità dell’aria a gennaio i Comuni potrebbero decidere di inasprire le norme, anche sui diesel euro 4. Gli stessi motori che finirebbero banditi da subito nel caso di allerta arancione o rossa, quando le rilevazioni Arpav dovessero misurare sforamenti del limite di 50 microgrammi di particolato per metro cubo d’aria per diversi giorni consecutivi. Per numero di spostamenti in auto il lockdown è un lontano ricordo. Anzi, secondo i dati raccolti dalle applicazioni per smartphone ed elaborati da Enel X e dalla società Here, dall’inizio di settembre i movimenti di mezzi a quattro ruote in Veneto sono aumentati del 12 per cento circa rispetto a gennaio e febbraio 2020, appena prima della chiusura totale.
Ma negli ultimi giorni l’«allarme aria» non è ancora scattato. «La qualità è buona, non abbiamo ancora l’influenza meteo negativa, per esempio, delle brinate notturne e dell’inversione termica», spiega Salvatore Patti, direttore dell’osservatorio regionale Arpav. Per la stessa ragione, durante i mesi di confinamento,
” Patti
La qualità dell’aria è buona, grazie all’influenza del meteo
” Lazzaro Con la pandemia bisognava adeguare le norme sul traffico
la contrazione delle emissioni inquinanti in Veneto è stata relativa. «Ci sono state riduzioni tra il 5 e il 10 per cento in media delle emissioni di polveri sottili rispetto allo stesso periodo dei quattro anni precedenti, ma non delle concentrazioni, a causa delle condizioni meteo che non favorivano la dispersione. Ora invece i valori sono più bassi rispetto agli anni scorsi, circa la metà del limite, perché il meteo aiuta la dispersione degli inquinanti».
Non solo: spenti i motori delle auto, durante i mesi di confinamento tra le mura di casa sono aumentate le ore di accensione dei sistemi di riscaldamento. Con la conseguenza che si è registrato un leggero calo di emissioni dopo la fine del lockdown, con l’innalzarsi delle temperature. Negli ultimi anni, invece, i dati nella nostra regione non sono confortanti. L’ultimo rapporto Mal’aria di Legambiente, che rileva la qualità dell’aria tra il 2014 e 2018, ha bocciato quasi tutti i capoluoghi del Veneto. Soltanto Belluno ha fatto registrare una qualità dell’aria sufficiente (voto 6) perché ha spesso rispettato i limiti di concentrazione media annua suggeriti dall’oms per gli inquinanti Pm 2,5 e Pm 10, prodotti da traffico urbano e riscaldamento domestico. Voto 3 per le altre città, rientrate di rado nei parametri. Ancora sotto osservazione Vicenza, per l’interferenza nelle misurazioni di poli industriali nel tessuto urbano. Legambiente poi bolla il mancato inasprimento delle limitazioni al traffico come «immobilismo territoriale»: «Nonostante la pandemia abbia rivelato la necessità di un’urgente adeguamento delle misure stesse, restano le stesse limitazioni della stagione precedente», lamenta il presidente regionale Luigi Lazzaro.
E intanto continua a circolare l’ipotesi che l’inquinamento possa favorire la diffusione di Covid-19. E’ di ieri la validazione del British Medical Journal allo studio della Società italiana di medicina ambientale sulla possibilità che le particelle di inquinamento possano trasportare il virus, spianando la strada alla trasmissione. Una correlazione, quella tra sforamenti di Pm 10 e cariche virali, ancora da dimostrare. «E’ in corso di studio la relazione tra diffusione della malattia e particolato — mette in guardia il professor Vincenzo Baldo, docente di Igiene e medicina preventiva dell’università di Padova — ma è ancora in valutazione se il particolato sia in grado di veicolare il virus, oppure se possa facilitarne l’ingresso nell’organismo danneggiando le cellule infiammatorie del polmone».