Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Veneto Banca, chiusa l’inchiesta sulla società di revisione
Non avrebbe fatto quel che era chiamata a fare. Controverificare le reali condizioni di Veneto Banca e per questo sarebbe responsabile della perdita degli investimenti azionari dei risparmiatori. Certificando il profilo di una banca con bilanci sani che invece erano in difficoltà. A mettere nero su bianco le presunte responsabilità della Pricewaterhousecoopers, il colosso della consulenza e revisione contabile dell’ex popolare di Montebelluna, i i periti della Procura di Roma che ha ereditato, per competenza territoriale, l’inchiesta sui certificatori aperta dai magistrati trevigiani Massimo De Bortoli e Gabriella Cama.
E in particolare su Alessandra Mingozzi indagata per falso in bilancio e ostacolo alla vigilanza, come socio responsabile della revisione dei bilanci di Veneto Banca tra 2012 e 2014, quando al vertice operativo dell’ex popolare c’era Vincenzo Consoli. Nel giugno scorso l’indagine, già arrivata alla fase della chiusura da parte dei magistrati trevigiani, era stata rinviata a Roma perché il reato di ostacolo alla vigilanza si sarebbe formalizzato nella capitale, sede della Banca d’italia. I magistrati romani hanno così disposto una nuova perizia che avrebbe accertato la responsabilità della società perché non avrebbe rilevato la gravità della situazione contabile contribuendo così a fare in modo che i risparmiatori che acquistarono azioni e obbligazioni di Veneto Banca, non percepissero la reale condizione e il rischio elevatissimo di quegli investimenti. Sulla scorta dei risultati ai quali sono giunti i periti, anche la procura di Roma ha chiuso l’indagine e per Mingozzi si profila il processo. E questo di fatto, apre la possibilità ai risparmiatori danneggiati di chiedere il risarcimento danni anche alla Pwc.
E sul fronte delle cause alle società di revisione va registrato, ma sul fronte paralello di Popolare di Vicenza, la precisazione dell’avvocato
Luigi Fadalti, «per un’evidente esigenza di chiarezza e verità», di fronte alla causa promossa a fine della scorsa settimana dall’associazione «Noi che credevamo nella Bpvi». «Non nuova né originale», e quindi non la prima, come scritto dal Corriere, visto che proprio Fadalti rivendica di aver già avviato al Tribunale di Milano per 269 soci di Bpvi e Veneto Banca il giudizio di responsabilità sulle società di revisione, con atti resi pubblici sul sito del Coordinamento don Torta. Causa che non può aver ricevuto i benefici regionali in quanto giunta dopo lo scadere dei termini.