Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Guadagnino la serie tv e i tormenti veneti

Anticipazi­oni «We are who we are» dal 9 ottobre su Sky. L’ex caserma del Padovano trasformat­a in base militare

- D’ascenzo

La nuova serie è ambientata a Bagnoli e Chioggia, previsto il seguito

Là dove il diciassett­enne Elio di Chiamami col tuo nome conosceva sé stesso scoprendo il turbamento di fronte allo studente americano Oliver, così il quattordic­enne Fraser, newyorkese dalla testa - ossigenata - ai pantaloni - maculati e a mezza gamba - compie un viaggio dentro i molti tormenti e le grandi estasi dell’adolescenz­a, conoscendo Caitlin, una quattordic­enne che, come lui, è costretta a vivere in una base militare italiana al seguito dei genitori. Fraser (Jack Dylan Grazer) e Caitlin (Jordan Kristine Seamón) sono i protagonis­ti di We are who we are, serie Sky-hbo in otto episodi (produzione The Apartment – Wildiside, con Small Forward , dal 9 ottobre su Sky Atlantic e in streaming su Now Tv) che segna il debutto del regista Luca Guadagnino nel mondo dei prodotti televisivi. Ma che soprattutt­o certifica la rinascita dell’ex caserma «San Siro» di Bagnoli di Sopra, nel Padovano, passata in pochi anni da centro d’accoglienz­a per migranti ai limiti del collasso, a set per una serie che in America ha già debuttato con ottime recensioni e avrà un secondo capitolo, sempre da girare nell’ex hub, diventata nel film «Caserma Maurizio Pialati», omaggio di Guadagnino a uno dei suoi registi di culto, Maurice Pialat dal cui film À nos amours la serie trae ispirazion­e stilistica.

Quello di cui si era favoleggia­to durante le riprese, avvenute nell’autunno del 2019, scorre dunque sotto gli occhi dello spettatore, che vedendo la serie faticherà a riconoscer­e l’area, trasformat­a dalla produzione in una vera base militare americana su modello di quella di Aviano o di Vicenza, con lo store, la scuola «Chioggia High School» - il fast food e perfino una piscina, costruita alla fine degli anni ‘50 per i familiari dei militari che prestavano servizio nella Base Nato, ristruttur­ata dalla produzione e resa disponibil­e alla comunità di Bagnoli. Quando escono dalla base, con l’autobus - di linea - i protagonis­ti raggiungon­o la spiaggia di Sottomarin­a ed entrano in contatto con gli adolescent­i del luogo, o in bici si spingono a Chioggia, dove è ambientata una festa patronale in cui alcuni dei soldati della base sfilano accanto ai chioggiott­i in abiti tradiziona­li. E poi c’è la gita di Fraser ad Asiago, quando Jonathan (Tom Mercier), il soldato che il soldato che è alle dipendenze della madre (l’icona del cinema indie Chloë Sevigny), gli mostra l’ossario con i caduti della Prima Guerra Mondiale: «Tutte le scene che abbiamo girato insieme ad Asiago - ha raccontato Grazer - in cui abbiamo riso insieme, sono ciò che ho sempre sognato, un momento molto speciale, grandioso, in cui la realtà è filtrata nell’arte. E poi un altro momento speciale sono state le nostre serate all’hotel Mosella di Sottomarin­a, dove ci siamo divertiti tantissimo, fingendo di essere i nostri personaggi e vivere i nostri sogni: è stata un’esperienza che vale una vita».

Sono queste le quinte che accolgono la mutazione dei due protagonis­ti, alle prese con un’identità tutta da scoprire: Fraser è attratto da Jonathan mentre Caitlin è incuriosit­a dal suo lato maschile di cui si accorge, in silenzio, la sua migliore amica, interpreta­ta da Francesca Scorsese, figlia di Martin. L’idea della storia - scritta dal regista con Francesca Manieri e Paolo Giordano nasce qualche anno fa, mentre per l’ambientazi­one Guadagnino ha spiegato di essere rimasto affascinat­o dal racconto che della sua infanzia gli fece l’attrice Amy Adams, nata nella caserma Ederle di Vicenza e cresciuta per i primi tre anni ad Aviano. «Quando abbiamo immaginato la base - ha raccontato il regista durante la presentazi­one della serie - l’abbiamo cercata su e giù per l’italia. Poi ho visitato questa “basettina” in questa piccolissi­mo paese e mi è sembrato evidente fosse la nostra base. Certo, dalla base che ho visto io a quella che vedete nella serie sono passati mesi, milioni di euro, e un grande lavoro degli scenografi. Sono però rimasti la forza e i cieli del Veneto, di questa regione a Est che io trovo molto affascinan­te. Il Veneto è come un’isola, se ne potrebbe parlare di più in termini politici, ma non lo faremo». Quando incontrano i chioggiott­i, i ragazzi incontrano anche il dialetto del luogo, per la passione per i dettagli e la precisione che il regista ha

La storia

I giovani protagonis­ti sono alle prese con un’identità sessuale ancora da scoprire

sempre dimostrato: «Bisogna essere rigorosi e rispettosi di come parlano la lingua le persone del posto - ha spiegato Guadagnino e se si ambienta una storia da quelle parti devono parlare dialetto. Sebastiano Pigazzi - nipote di Bud Spencer, che nella serie è Enrico, un ragazzo chioggiott­o che diventa amico del gruppo di adolescent­i americani - è romano dei Parioli e ha fatto un lavoro sul dialetto “chioggiese”-chioggiott­o aiutato da molti attori presenti nella serie, che non sono attori, ma gente del luogo e che si sono prestati ad aiutarlo». Le premesse per il Veneto, di ospitare un secondo capitolo della serie, ci sono tutte. «Per me sì, sempre che i partner si uniscano», conferma senza incertezze lo stesso Guadagnino. Per la gioia del sindaco del paese, Roberto Milan, che già sogna una Cinecittà padovana.

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Vitalista Una scena di «We are who we are», serie Sky-hbo in otto episodi: è il debutto di Luca Guadagnino nei prodotti tv
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Ciak Luca Guadagnino sul set della serie televisiva che in parte è ambiantata anche a Chioggia

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