Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
I turisti a San Marco «Dov’è l’acqua?»
Cipriani: «Sempre stato contrario, ma sono felice che funzioni»
«Marco, no ti ga i stivai oggi?». «Me sa che i xe diventai un pacco adesso», la risposta dell’edicolante di campo San Barnaba. Copriscarpa impermeabili, di plastica al ginocchio, da pescatore all’inguine, oggetto del desiderio fino a ieri, da oggi da buttare. «Regalo stivali acqua alta! Grazie Mose», ha pensato bene di scrivere un veneziano accanto ad un paio a bordo canale. Qualcuno è andato oltre usandoli come «cappello» delle briccole di ormeggio delle barche, «piantati al chiodo», il commento.
Le sirene erano suonate alle 8.15 per preannunciare l’acqua alta, d’accordo tutti gli strilloni dei giornali annunciavano l’entrata in funzione del Mose, ma visto come sono andati gli ultimi 54 anni (dall’alluvione del 1966) meglio non fidarsi. Allora stivali ai piedi, e paratie nelle entrate dei negozi per evitare che l’acqua (quale ?) entri. «Un po’ mi vergogno vedendo la situazione», si dicono due commercianti da una parte all’altra della vetrina. Il Caffè Quadri di piazza San Marco si presentava con tutte le sedie accatastate davanti alle vetrine, «dovevamo aprire alle 15, ma ho già richiamato tutti i ragazzi», dice il direttore Roberto Pepe. Con 85 centimetri, l’acqua di solito ha già messo due piedi dentro il locale, ieri non ha messo nemmeno la testa dentro la porta. «Stava già salendo dai tombini quando improvvisamente si è fermata ed è sparita». Sorpresa. Soprattutto per i turisti che arrivano in piazza rigorosamente bardati con giacca a vento e stivali ai piedi. Sbalorditi: «Dov’è l’acqua?». Rimane l’installazione di Plessi sulle finestre del Correr, i musicisti del Florian che non smettono di suonare come gli orchestrali del Titanic, perché qui non solo la nave non affonda, ma non c’è nemmeno un centimetro d’acqua. Chi glielo spiega adesso che il Mose ha prosciugato il punto più basso di Venezia? Prego, ritornare domani (ossia oggi), quando le previsioni stimano 115 centimetri, e le barriere resteranno appoggiate sul fondo delle bocca di porto. Del resto gli ambulanti continuano a mostrare i copriscarpa impermeabili colorati. «Ma noi vendiamo magliette di solito, non li compreremo più, sarà peggio per i cinesi che li producono». E che dire dei commercianti che all’imboccatura della piazza vendono gli stivali, quelli veri al ginocchio, a trenta euro? «Ci hanno detto che c’era l’acqua alta e li abbiamo presi. Come c’è il Mose?». Fuori uno, avanti un altro: se non c’è la marea, forse serviranno per la pioggia. «I xe un business, adesso i farà in modo da spaccar el Mose», scherza un gruppo di gondolieri. «E’ surreale, per la città, per i cittadini e per le attività commerciali. Stiamo parlando dal centro di San Marco in scarpe da tennis, chi l’avrebbe mai pensato con 130 centimetri in mare. Adesso però ci sono ancora le opere complementari che devono al più presto essere realizzate, in primis la messa in asciutto dall’isola della piazza con al suo interno la basilica, siamo solo all’inizio», dice il presidente dell’associazione piazza San Marco Claudio Vernier.
Appunto, adesso tutti vogliono le dighe alzate ad ogni acqua alta. Del resto l’acquolina viene mangiando e la sensazione di stupore, sorpresa ed emozione ha pervaso anche chi ieri guardava il Mose in cagnesco. «Ora la guerra sarà quella di ottenere la chiusura con 110 centimetri ma il Porto e tutti gli interessi collegati sono contrari perché limiterebbe il traffico delle navi», dice l’avvocato autonomista Mario D’elia. Chiedeteglielo a
” Pepe (Caffé Quadri) Avevamo deciso di aprire alla 15 per l’acqua alta ma ho già richiamato al lavoro tutti i ragazzi