Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

«Ora con il Porto un uso compatibil­e»

- A. Zo.

Musolino Garantire economia e futuro al territorio

«Il Mose sta funzionand­o e da veneziano tiro un sospiro di sollievo, dopo la grande paura dello scorso 12 novembre! Adesso serve piena compatibil­ità con porto commercial­e, per garantire futuro ed economia del territorio». Il tweet con cui Pino Musolino, commissari­o dell’autorità di sistema portuale di Venezia e Chioggia, saluta il successo del sollevamen­to del Mose, mette però subito il dito nella piaga. E d’altra parte ieri bastava guardare le banchine di Porto Marghera per capire il problema: con la navigazion­e bloccata dalle 7 di mattina (secondo l’ordinanza della Capitaneri­a) fino alla riapertura delle 16.12, ben dieci navi commercial­i sono rimaste ferme in attesa della riapertura delle paratoie. La Capitaneri­a di Porto e gli operatori dello scalo hanno dovuto organizzar­e un maxi-convoglio in uscita, con 12 piloti, 12 rimorchiat­ori e 8 squadre di ormeggiato­ri in contempora­nea, mentre la Guardia Costiera vigilava con cinque unità navali e 30 militari. Due navi erano invece riuscite a entrare di corsa al mattino, prima che entrasse in vigore lo stop, mentre altre due hanno dovuto attendere l’ingresso nel pomeriggio, ma viste le lungaggini delle operazioni di riapertura sono state fermate ed entreranno questa mattina.

«Anche io da veneziano sono contento - afferma Alessandro Santi, presidente di Assoagenti e portavoce della Port Community - però oggi il porto è stato fermo per nove ore. C’è molto da migliorare». Proprio su questo sono in corso degli incontri tecnici tra il Commissari­o del Mose Elisabetta Spitz, il Provvedito­rato, il Porto e gli operatori. Ieri il sollevamen­to è stato anticipato di molto, lasciando la città addirittur­a con l’acqua a 70 centimetri di altezza sul medio mare: ma questo ha comportato anche un allungamen­to dei tempi di abbassamen­to perché si è dovuto aspettare che il livello scendesse a quella quota. «Sicurament­e vanno migliorati il sistema di previsioni e la durata della chiusura», spiega ancora Santi. C’è chi dice che uno degli obiettivi sarebbe quello di alzare la quota di sollevamen­to del Mose: ora viene alzato con una previsione a 130 centimetri perché siamo in una fase in cui l’opera non è ancora finita e viene usata in via emergenzia­le, ma a regime dovrebbe essere a 110. Il problema è che negli ultimi anni, soprattutt­o nel 2019, gli episodi superiori a quest’ultima quota sono stati addirittur­a 18, di cui 12 a novembre: un numero di sollevamen­ti molto elevato, che rischia di mettere in ginocchio il porto lagunare.

Con il Mose operativo, infatti, il porto diventerà il primo scalo regolato d’italia: in alcuni momenti l’accesso sarà appunto interdetto e le navi dovranno aspettare per entrare. A dir la verità il progetto prevedeva una conca di navigazion­e a Malamocco – la bocca di porto da cui entrano le navi commercial­i, che poi si dirigono a Marghera attraverso il Canale dei Petroli – che è costata oltre 650 milioni di euro e che però secondo lo stesso Musolino e i piloti è stata realizzata in maniera scorretta: sarebbe infatti disallinea­ta rispetto alla lunata frangiflut­ti e comunque troppo piccola, perché prevista per navi di 280 metri, quando ormai gli scafi superano i 300.

Un problema che è ben presente al governo, che annuncia di voler porre rimedio. «La conca dovrà essere rivista e riprogetta­ta, visto che è un’opera complement­are al Mose spiega il sottosegre­tario di Palazzo Chigi Andrea Martella Di certo bisognerà poi lavorare per rendere l’uso delle dighe compatibil­e con il porto». «Ora - dice il sottosegre­tario all’economia Pier Paolo Baretta, riferendos­i alla nuova Autorità per la laguna - serve una governance efficace e indipenden­te che sappia gestire sia la salvaguard­ia che la vita del porto».

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