Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Industriali, attacco a Roma «Noi guardiamo a Zaia»
Confindustria, affondo di Vescovi e Bonomi sul Recovery Fund La replica di Variati: «Soldi dall’ue ottenuti da questo governo»
Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, lo dice chiaro e tondo..
«Il rilancio del Paese parte dalle fabbriche». Dal palco dell’assemblea di Confindustria Vicenza risuona l’appello delle imprese e parte un duro attacco alla politica del governo. Applausi a Zaia: «Il Veneto è un modello».
Dialogo con le imprese centrale Coi sussidi evitate tensioni
Zaia abile nel comunicare ma è carente sulla strategia
Il leader di Confindustria Vicenza Troppi ministri scarsi e privi di competenze. Abbiano l’umiltà di iniziare facendo gli assessori Invece al potere arrivano meteore che pretendono di dare lezioni agli altri
SCHIO (VICENZA) «Il rilancio del Paese parte dalle fabbriche». Luciano Vescovi, presidente di Confindustria Vicenza, sale alle 10.40 sul palco dell’assemblea degli Industriali, ospitata ieri a Schio nel nuovo jumbo-capannone ancora grezzo della sede Gps, il colosso delle shopping
bags dell’imprenditore Daniele Grotto. Per Vescovi è l’ultima assemblea da presidente, fortemente voluta di nuovo in chiave fisica e in uno spazio industriale che rinasce sulle ceneri di una crisi industriale dolorosa per Schio, quella della Smit Textile. È il simbolo da indicare in una fase incerta come questa, in un mondo postlockdown ancor più polarizzato tra imprese ripartite e in crisi, tra chi va e cerca personale introvabile e chi il lavoro non lo sta rivedendo e fatica ancora.
Un clima in cui resta centrale lo stato dei rapporti tra Confindustria e governo. L’assemblea di Confindustria Vicenza di ottobre, da tre anni, ne è diventato il termometro. Tre anni fa, all’esordio del governo gialloverde, l’assise si giocò sull’appello alla parte responsabile del Carroccio contro i Cinque Stelle prima maniera, nel pieno della polemica «imprenditori-prenditori»; e lo scorso anno, con l’esordio dei ministri Stefano Patuanelli e Federico D’incà, tenne a battesimo il tentativo di ricucire i rapporti con il neonato governo giallorosso. Ieri il nuovo giro di boa, con la Confindustria del nuovo presidente Carlo Bonomi, di cui Vicenza è stato tra i grandi elettori. E se Vicenza funziona da cartina di tornasole, il messaggio arriva forte e chiaro. I toni sono tornati decisamente ruvidi, l’attacco senza mezze misure.
In sala a rappresentare l’esecutivo c’è solo il sottosegretario di casa, Achille Variati. Mentre il duetto sul palco tra Vescovi e il governatore Luca Zaia, riconfermato con un favore plebiscitario, mette in luce un andare a braccetto, nel nome di un modello veneto nella gestione della crisi e del post-crisi da contrapporre alle incertezze romane.
Il fuoco lo apre Vescovi. Dopo il prologo sulla necessità di permettere la formazione durante la cassa integrazione e sui piani per il Recovery Fund che devono essere attenti alle imprese, il leader di Vicenza,che parla intervistato dalla giornalista di Sky Mariangela Pira, risponde alla domanda su dove il meccanismo s’inceppi. «Il problema vero è che c’è una classe dirigente nazionale che fa pena, con troppi ministri scarsi e privi di competenze - replica di getto, strappando l’applauso più convinto alla platea -. Siamo pazzi noi italiani a dare il potere a questi qui. Quando arrivano al potere a trent’anni, la colpa principale è loro e poi nostra che andiamo a votarli». Ma c’è il problema di un ricambio generazionale anche in politica, è la replica. «Qui dentro c’è tanta umiltà - sostiene Vescovi -. Ed è il giusto punto di partenza anche per una carriera politica. Abbiano l’umiltà di fare prima gli assessori nei Comuni. Invece al potere arrivano meteore che pretendono di dare lezioni agli altri».
Il cerchio lo chiude nell’intervento finale Bonomi. «Il nostro compito non è dar i voti ai governi: ci pensano gli elettori. Noi dobbiamo preservare la centralità dell’impresa e della manifattura», è l’esordio. Ma dietro c’è un discorso senza concessioni alla politica: «Se questa centralità viene disconosciuta, come avviene minando da venticinque anni crescita e produttività, bisogna alzare la voce e dir la verità. Non lo facciamo per dare spallate e preparare governi futuri». Bonomi va in carrellata: sugli incentivi del 4.0, dove
«Niente può spiegare come sia stato possibile accantonarli»; sulla riforma della scuola, «non dei 2 milioni e 400 mila banchi o i 21 mila assunti. Le riforme si fanno non per chi lavora nelle scuole ma per chi le frequenta»; su Quota cento, che «non va sostituita con quota 101 alla fine dell’anno prossimo: non è quella la staffetta generazionale». E poi il Recovery Fund: «Oggi di fronte a noi c’è un’occasione storica, che non possiamo perdere.
Nel grande patto per l’italia abbiamo proposto al governo che quelle priorità vengano valutate insieme a noi». Infine un messaggio ai naviganti: «Si è detto di un cambio di tono dopo la nostra assemblea di martedì. Sciocchezze: non c’è un Bonomi uno e due».
La replica spetta al sottosegretario Variati: «Mi è spiaciuto che il governo non fosse presente all’assemblea, perché avremmo potuto ricordare come i 209 miliardi assegnati all’italia siano stati ottenuti grazie alla svolta europeista del Paese. Un anno fa l’italia era ritenuta inaffidabile; oggi lo scenario è cambiato». Variati apre al dialogo sui programmi per i fondi europei: «Dobbiamo valorizzarlo con tutte le parti sociali. Il confronto con le imprese sarà fondamentale. Bonomi e Vescovi sanno che questo è il governo del dialogo costruttivo». Ma Variati difende anche i sussidi nel pieno della pandemia: «Hanno impedito l’esplosione di tensioni sociali potenzialmente devastanti, con ricadute anche sulle fabbriche. E comunque dei 100 miliardi stanziati la metà è andata alle imprese». Infine un attacco a Zaia: «È un abilissimo comunicatore, con argomenti che fanno presa sui veneti. Ma sui temi strategici è carente. Si presenta fra la gente dopo una calamità; ma dopo? Gli alberi abbattuti da Vaia sono ancora tutti lì».
Il presidente di Viale dell’astronomia Non c’è un cambio di tono dopo la nostra assemblea di martedì. Errori sugli incentivi del 4.0 e serve una riforma della scuola. I progetti per gli aiuti europei vanno concordati