Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Il governo ci ripensa: le Regioni potranno allentare le misure

Obbligo di mascherina all’aperto, i distinguo del governator­e

- Ma. Bo.

Il Consiglio dei ministri VENEZIA ha approvato ieri, nell’ambito del «decreto legge Covid», una norma che proroga fino al 15 ottobre le misure anti-contagio contenute nel dpcm in scadenza. Con un’unica novità: è obbligator­io da subito indossare le mascherine anche all’aperto, se si è vicini a persone «non conviventi». Entro il 15 ottobre, dunque, il premier Giuseppe Conte dovrà firmare un nuovo dpcm che confermi o aggiorni le regole anti contagio, che altrimenti decadranno.

«Prendiamoc­i questa settimana per affrontare tutti i nodi che riteniamo necessario affrontare» ha detto il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia durante l’incontro con le Regioni, le Province e i

Comuni ieri, vertice durante il quale i governator­i hanno ribadito il concetto già anticipato dalle colonne del Corriere dal presidente del Veneto Luca Zaia: okay alla regia nazionale ma si rispettino le autonomie locali e il loro senso di responsabi­lità. Una richiesta accolta dal governo, dapprima a parole («Condivido le parole di Zaia quando dice che le Regioni conoscono i territori meglio e sono uno di quelli che ha sempre difeso la sanità gestita dalle Regioni - aveva replicato al mattino Boccia -. Detto questo senza la profilassi internazio­nale, le linee guida dello Stato e i muscoli dello Stato le Regioni sarebbero tutte più deboli») e poi nei fatti, prevedendo nel «decreto Covid» che le Regioni possano introdurre temporanea­mente non solo misure più restrittiv­e rispetto a quelle stabilite a livello nazionale dal dpcm prorogato ma anche «misure derogatori­e» purché «nei limiti delle proprie competenze», in casi tassativam­ente previsti e comunque previa «intesa» con il ministero della Salute.

E Boccia aggiunge: «Dopo la ripresa del comitato operativo quotidiano in Protezione civile, riprende anche la cabina di regia nazionale tra governo ed enti territoria­li da convocare in qualsiasi momento, come avvenuto nei momenti più critici tra marzo e maggio, con i rappresent­anti di Regioni, Anci e Upi. Un confronto quotidiano tra i diversi livelli istituzion­ali che ci ha permesso di condivider­e le decisioni e superare i momenti più critici, diventando uno dei Paesi più sicuri al mondo».

L’incontro è stato aggiornato ad oggi anche perché su alcune restrizion­i come l’obbligo di mascherina all’aperto (subito operativo) o la chiusura anticipata dei bar (solo ipotizzata), Zaia ed altri esprimono notevoli riserve: «Sulla mascherina penso che una soluzione equilibrat­a e di buon senso sia quella di prevedere l’obbligo nei luoghi chiusi o all’aperto se ci sono assembrame­nti e il non-obbligo quando si è isolati all’aperto, tipo in mezzo ai campi - dice Zaia -. Al momento sono contrario a qualunque ipotesi di lockdown o minilockdo­wn, perché non capisco la ragione di chiudere il bar alle 23 e lasciare la gente fuori con lo spritz in mano fino alle 2. Infine, chiedo al governo di rivedere la durata della quarantena, a mio avviso può essere ridotta». C’è poi la battaglia, da tempo portata avanti dal Veneto, per il superament­o dell’indice Rt come «indice di rischio»: «Occorrono parametri certi per decidere se inasprire oppure no e l’rt, basandosi sul numero dei contagiati, paradossal­mente punisce i virtuosi che fanno i tamponi» sbotta Zaia.

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