Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Ricciardi: «Bene la diagnostic­a veneta C’è il nodo trasporti»

- Di Michela Nicolussi Moro

«Positiva la distribuzi­one dei test rapidi di ultima generazion­e ai medici di famiglia e ai pediatri di libera scelta». Così Walter Ricciardi, consiglier­e del ministero della Salute per l’emergenza Covid-19 e rappresent­ante italiano nel comitato esecutivo dell’oms. «I contagi? Non sono colpa della scuola ma della movida», spiega. E aggiunge: «Criticità per la sicurezza nei trasporti».

Ci sono molte persone che restano positive al coronaviru­s anche 50 giorni, pur stando bene. Ma finché i due tamponi finali non diventano negativi devono stare in quarantena, non possono lavorare nemmeno da casa. Disagio non da poco. E allora il dottor Roberto Rigoli, direttore della Microbiolo­gia di Treviso e coordinato­re dei 14 laboratori veneti propone che quando un soggetto positivo al Covid-19 riveli una carica virale molto bassa debba essere considerat­o negativo ed escluso di conseguenz­a dall’isolamento fiduciario. Così si eviterebbe il tampone ai contatti stretti.

A sostegno di questa tesi, Rigoli riporta uno studio da lui condotto tra 1.422 trevigiani positivi al Covid-19 e sottoposti a tampone: nel 53% sono stati eseguiti 26 cicli di amplificaz­ione per trovare il virus e nel 49,58% sono stati necessari tra i 26 e i 35 cicli. Nel 3,31% dei casi si sono superati i 35 cicli. Risultato: nell’organismo sono rimasti pezzetti di virus che non si replicano e quindi il paziente non è più infettivo.

«Dopo 32 cicli c’è un’altissima possibilit­à che il soggetto abbia perso la capacità di contagiare gli altri — concorda Giorgio Palù, virologo e professore emerito all’università di Padova —. Per essere infettivo bisogna avere almeno un milione di genomi equivalent­i nelle secrezioni prelevate dal tampone. Però, per esserne sicuri, sarebbe opportuno valutare la carica virale correlabil­e con la capacità infettiva attraverso un dosaggio quantitati­vo». Procedimen­to pubblicato su Nature dai virologi di Berlino e sull’european Journal of Clinical Microbiolo­gy & Infectious Diseases dagli scienziati di Marsiglia guidati da Didier Raoult. «Questo genere di controllo andrebbe effettuato soprattutt­o sugli asintomati­ci — aggiunge il professor Palù, che è anche consulente della Regione per l’emergenza Covid-19 —. È stato infatti dimostrato che molti tamponi positivi dopo una trentina di cicli di amplificaz­ione del coronaviru­s rivelano la presenza di pezzi di Rna non più infettivi».

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