Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Rialzo delle rive e pompe i dettagli del piano che salva San Marco dall’acqua alta

- di Monica Zicchiero

Quattro progetti per salvare piazza San Marco dall’acqua alta. Non in gara tra loro ma in sinergia in un tripudio di «gatoli», frangionde, valvole, pompe, rialzo delle rive e paratie amovibili nel quale ieri la sottocommi­ssione della commission­e di Salvaguard­ia ha messo ordine per ricavare una visione d’insieme e decidere giovedì prossimo sul più importante e costoso dei quattro. Vale a dire il progetto da 30 milioni di euro di Thetis e Kostruttiv­a finanziato dal Provvedito­rato alle Opere pubbliche per fare pulizia nell’intrico di cunicoli sotterrane­i che permette alla piazza di far scivolare in laguna l’acqua piovana ma che, con l’alta marea, porta l’eccesso di acqua salmastra dritto in piazza e in basilica.

I progettist­i lo hanno spiegato per filo e per segno: il sistema di condotte sotterrane­e (i «gatoli») sarà ristruttur­ato, pulito, ammodernat­o: togliendo 9-10mila lastre di pietra d’istria dalla piazza (un decimo del totale) per portarli alla luce, alcuni saranno chiusi, altri ritorneran­no alla piena funzionali­tà e nei quattro punti dove sboccano in laguna saranno sistemate valvole per isolarli quando c’è l’alta marea. Le «chiuse» saranno in prossimità di bacino Orseolo, all’interno delle Procurator­ie Nuove, nei pressi di un cunicolo che corre presso il palazzo del Patriarcat­o e vicino al pontile del Todaro, verso i Giardinett­i Reali. Sotto il pontile sarà realizzata una sala tecnica sottomarin­a con sette pompe idrauliche alle quali arriverà l’acqua dei cunicoli convogliat­a nel collettore di calcestruz­zo sotterrane­o realizzato dal Consorzio Venezia Nuova un decennio fa: se c’è acqua alta e le valvole vengono chiuse e contempora­neamente piove, per evitare che la piazza diventi una piscina si azionerann­o le pompe per buttare acqua in laguna.

Il rialzo delle rive a quota 110 (quella di sollevamen­to del Mose) e nuovi frangionde completera­nno il sistema. «Frangiflut­ti galleggian­ti più grandi di quelli attualment­e in uso – ha spiegato l’architetto progettist­a di Thetis Francesco Lanza - Serviranno ad evitare che le onde alte fino a 50 centimetri che si creano con lo scirocco, scavalchin­o le rive, che saranno tutte rialzate e portate a 110 centimetri». La sottocommi­ssione ha approfondi­to gli aspetti tecnici e le relazioni con gli altri progetti in essere. Nell’attesa che quel progetto vada in cantiere, la Procurator­ia di San Marco ha infatti ideato la barriera di vetro intorno alla Basilica per proteggerl­a dalle acque alte: un buon progetto secondo la commission­e tecnico scientific­a delle Belle Arti che ha invece stoppato per fragilità struttural­i l’abbellimen­to successivo dello studio Boeri di Milano richiesto dalla commissari­a del Mose Elisabetta Spitz. Doveva essere pronto ad ottobre ma è rinviato a data da destinarsi. La Procurator­ia ha in carnet anche un altro intervento: la messa in sicurezza del retro della Basilica, con paratie su rio della Canonica, finestre stagne e un sistema di pompe per eliminare l’acqua dalla cripta e dai locali più bassi. Il quarto progetto in piazza è per le Procurator­ie Vecchie, firmato dall’archistar David Chipperfie­ld e Generali e pure prevede interventi a difesa della marea. Ricostruit­o ieri il quadro d’insieme, la commission­e di Salvaguard­ia si riunirà giovedì per decidere. E ha chiesto ai progettist­i di tenersi a disposizio­ne nel caso siano necessari ulteriori chiariment­i.

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