Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
«Stop al 5G»: solo a Corbola resiste il no
Revocate le ordinanze dei Comuni polesani. Domeneghetti, sindaco ribelle: «Il governo dovrà costringermi»
Corbola non indietreggia sul 5G confermando lo stop a qualsiasi nuova antenna. Resta inalterata la linea dura di Michele Domeneghetti, primo cittadino del Comune bassopolesano tra i sindaci che hanno bandito il protocollo per la telefonia mobile di nuova generazione dal proprio territorio. Una posizione assunta da oltre 500 amministrazioni locali in tutta Italia, tanto da far diventare il caso di portata nazionale e interessare il governo, che a luglio ha dichiarato illegittime le ordinanze sindacali anti-5g. Nonostante ciò Domeneghetti tira dritto e spiega: «Semplicemente nessuno ha chiarito se si tratta di una tecnologia dannosa per le persone oppure no». Ed è proprio sulla salute che i contrari continuano a battere chiodo, denunciando poca trasparenza in particolare sull’effetto che potrebbe avere l’aumento delle frequenze del segnale e del numero di antenne. «Se il governo vuole obbligarmi ad accettare la posa del 5G che si assuma la responsabilità continua il primo cittadino di Corbola -. Il punto è che il dubbio non può restare».
Una posizione comunque diversa da quella tenuta dagli altri sindaci polesani no-5g, che invece hanno deciso di ritirare il divieto. «Comunque la posizione espressa resta specifica Aldo D’achille, sindaco di San Bellino -. Ma se lo Stato decide che non è nostra facoltà dire di “no” dobbiamo rispettare la legge». Dello stesso parere Maurizio Passerini, primo cittadino di Castelguglielmo, che evoca il «principio di precauzione» a difesa di cittadini: «Servirebbe una vera ricerca scientifica indipendente a livello europeo che chiarisca la questione». A differenza delle tecnologie precedenti, il 5G consente una maggiore velocità di navigazione ed un miglioramento dei tempi di risposta dei dispositivi connessi. Questo darà un forte impulso alla gestione a distanza di robot e macchine «intelligenti», che potranno essere controllate in tempo reale ed in gruppi molto grandi come nel caso di stormi di droni. Non solo: le prime sperimentazioni sono iniziate anche in ambito metre dico, con ambulanze in grado di comunicare in tempo reale all’ospedale le condizioni di un paziente semplificando il lavoro dei medici.
Sulla sicurezza del 5G dal punto di vista della salute pubblica l’istituto Superiore di Sanità ha già messo nero su bianco parole rassicuranti, contenute in un report del 2019 che ha esaminato da ol20 mila studi riguardanti le onde radio. «È stata raggiunta maggiore chiarezza riguardo l’assenza di alcuni effetti negativi - si legge nelle conclusioni -. Ma alcune domande devono trovare risposte soddisfacenti». L’attenzione, più che il 5G, è per il ruolo del telefonini nell’insorgenza di alcune forme di tumore. Ad esprimersi sul 5G è anche Arpav, che ricorda come il maggior numero di antenne non permetterà di sforare in alcun caso i limiti previsti dalla legge. Risposte che però non hanno convinto i primi cittadini, che non indietreggiano: nessuno ha affermato con certezza che il 5G non è dannoso. Ma invero nessuno lo ha mai fatto nemmeno per le tecnologie precedenti come il 3G o il 4G. Ed a oggi di effetti negativi direttamente collegati, spiegano dall’istituto Superiore di Sanità, non se ne sono osservati.