Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
«Uccise in presenza della figlia»: chiesta l’aggravante
Il processo al 28enne che strangolò la giovane moglie. In una lettera l’intenzione di suicidarsi
Non solo omicidio premeditato ma anche aggravato dalla presenza della figlia di 4 anni nel luogo del delitto. Ieri in Corte d’assise, alla prima udienza, il pm Sabrina Duò ha mosso nuove contestazioni a Roberto Lo Coco, il disoccupato 28enne di Adria in carcere a Verona per aver strangolato - l’8 ottobre 2019 nella loro casa la moglie 23enne Giulia Lazzari. La giovane poi morì, senza più riprendere conoscenza, in ospedale a Rovigo nove giorni dopo. L’aggressione era dovuta al fatto che la vittima voleva separarsi dal marito.
Durante la sfilata dei testi una vicina di casa della coppia ha sostenuto che, quando fu scoperto lo strangolamento, la figlia di Lo Coco e della vittima le era stata affidata dai familiari dell’imputato perché non vedesse cos’era successo in casa. Sempre ieri ha testimoniato anche la zia della vittima, spiegando che quell’8 ottobre 2019 era passata a salutare Giulia e la bambina era in casa. Dopo un po’, ha detto la donna, la piccola venne chiamata dalla vicina e restò fuori in cortile a piangere. Versioni che hanno convinto il pm a contestare l’aggravante della presenza della minore. Nella loro testimonianza i due fratelli dell’imputato hanno invece negato che la bimba fosse presente nelle vicinanze quell’8 ottobre dello scorso anno. Durante l’udienza di ieri è poi stata letta una lettera scritta da Lo Coco, presente in aula, prima dell’aggressione fatale alla moglie e che è il perno dell’accusa di premeditazione. Nel documento il 28enne, in maniera molto disordinata, si scusa alla figlia e ai familiari per aver ucciso la moglie. Lo Coco poi chiede di essere cremato insieme alla consorte, facendo intendere che si sarebbe tolto la vita dopo l’omicidio e che la lettera sarebbe stata ritrovata postuma. Di questo ha parlato uno dei due fratelli nella sua testimonianza di quando è intervenuto sulla scena dell’aggressione e ha tolto l’imputato dalla corda con cui si voleva impiccare.
Ieri poi sono entrati come parti civili il Comune di Adria (rappresentato dall’avvocato Michele Portieri), il padre, la madre e la sorella della vittima (avvocato Enrica Fabbri), tre zii di Giulia Lazzari (avvocato Luca Azzano Cantarutti) e la figlia di 4 anni (avvocato Cecilia Tessarin). Lo Coco è difeso da Enrico Belloli. Per l’avvocato Cantarutti «l’udienza, seppure molto dolorosa, ha dimostrato la responsabilità di Lo Coco nell’omicidio, anche per quanto riguarda la premeditazione».