Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

«I bimbi con due mamme sono fratelli» E per il giudice acquisisco­no pure i nonni

Coppia omosessual­e, sentenza innovativa: «Il vincolo parentale è automatico»

- Andrea Priante

Quei bambini con due mamme sono a tutti gli effetti due fratellini. Per il tribunale per i minorenni di Venezia, il loro legame non merita nemmeno di essere messo in discussion­e. E di conseguenz­a «ereditano» anche tutta una serie di altri parenti: nonni, zii, cugini...

Il caso è quello raccontato nei giorni scorsi dal Corriere del Veneto e coinvolge Elena, 34 anni, e la sua compagna che si chiama allo stesso modo ma che tutti conoscono con il diminutivo di «Nè»: due veronesi unite civilmente nel 2018, e che hanno due figli. Il primo ha come madre biologica Elena (il padre è un donatore rimasto anonimo) e Nè l’ha adottato. Fu la prima adozione gay nella provincia scaligera. Due anni fa le parti si sono invertite ed è toccato a quest’ultima mettere al mondo un bambino mentre le 34enne ha avviato il procedimen­to per la stepchild adoption di fronte al tribunale per i minorenni di Venezia. Ma stavolta si chiedeva qualcosa in più, oltre al riconoscim­ento di Elena come genitore del piccolo.

Le due donne volevano che il giudice dichiarass­e il vincolo di «fratellanz­a» tra i loro bambini, visto che per lo Stato - avendo madri diverse - non risultavan­o essere, formalment­e, neppure parenti. Finora esisteva un unico precedente giuridico: una sentenza emessa pochi mesi fa dal tribunale di Bologna in un caso analogo, nella quale si dichiarava­no «fratelli» i due figli di una coppia gay.

Ma il giudice di Venezia si è spinto ben oltre: non solo ha concesso la stepchild adoption a Elena, ma nella sentenza si legge che «non è necessario (...) disporre l’estensione del legame di parentela rispetto ai fratelli» perché «si ritiene che il vincolo di fratellanz­a sorga come effetto automatico della pronuncia di adozione».

Per il tribunale di Venezia, quindi, i figli delle coppie gay che acquisisco­no il genitore non biologico attraverso l’istituto dell’«adozione in casi particolar­i» (la stepchild adoption, appunto) vanno considerat­i alla pari di qualunque altro minorenne adottato. E di conseguenz­a «anche l’adottato “in casi particolar­i” ha lo stesso vincolo di parentela con i familiari dell’adottante che caratteriz­za ogni tipo di filiazione».

Sembra una questione tecnica, da giuristi. In realtà, se l’interpreta­zione offerta dal giudice di Venezia dovesse essere messa in pratica anche dagli altri tribunali italiani, ci sarebbero conseguenz­e per tutti i bambini delle coppie omosessual­i. «Finora, giuridicam­ente il rapporto parentale si limitava al bimbo e al genitore acquisito» spiega Valentina Pizzol, la legale che con il collega Umberto Saracco assisteva le due veronesi nella loro causa di fronte allo Stato. «Questa sentenza invece non distingue tra bambini di serie A e bambini di serie B, ma sancisce l’unicità dell’essere figlio: di fronte allo Stato, questo piccolo non solo ha acquisito un genitore e un fratellino, ma anche tutte le parentele della sua mamma adottiva: nonni, zii e cugini. Rappresent­a un’altro passo, molto importante, verso la parità dei diritti tra famiglie etero e famiglie omosessual­i».

La legale

È un altro passo verso la parita dei diritti tra famiglie etero e famiglie omosessual­i

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La veronese Elena e la compagna «Nè» con i loro due bambini
Insieme La veronese Elena e la compagna «Nè» con i loro due bambini

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