Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Più ricoveri, una scuola e tre reparti chiusi
Scienziati veneti divisi sulle misure per frenare la crescita dei contagi e (da qualche giorno) anche dei ricoveri
Una scuola chiusa a Valdagno, attività programmata sospesa dieci giorni all’ospedale di Belluno, centinaia di focolai in tutto il Veneto. Ma, secondo l’ultimo report del ministero della Salute, solo il 4% dei letti di Terapia intensiva è occupato.
È realtà la temuta recrudescenza autunnale dell’infezione da Covid-19, al punto che il professor Andrea Crisanti, direttore della Microbiologia di Padova, ospite a Studio 24 su Rai News ha annunciato: «Credo che un lockdown a Natale sia nell’ordine delle cose. Si potrebbero resettare il sistema, abbassare la trasmissione del virus e aumentare il contact tracing. Così come siamo messi, il sistema è saturo». In merito all’ultimo decreto Conte, che ha reintrodotto l’obbligo di mascherina anche all’aperto, imposto nuove regole ai pubblici esercizi, vietato le feste private pure in casa e le partitelle di pallone e basket nei campetti di quartiere, il medico ha commentato: «Conosceremo tra un paio di settimane l’esito di queste misure di buonsenso, che hanno un impatto sulla qualità della vita. Dovremmo intanto concentrarci sulla capacità che abbiamo di bloccare la trasmissione del virus sul territorio: ogni caso genera almeno 10-15 contatti. Il sistema è collassato, via via che i contagi crescono, la capacità di attivare il contact tracing e di effettuare i tamponi diminuiscono e si entra in un circolo vizioso che fa aumentare la trasmissione del virus. Più che misure sui comportamenti occorre bloccare il Covid-19: tra quindici giorni non vorrei trovarmi a discutere di 10-12mila contagi al giorno».
In effetti in 24 ore, dalle 8 di martedì mattina alle 8 di ieri, il Veneto ha rilevato altri 657 casi (contro i 485 di martedì), ai quali si sono aggiunti i 230 di ieri pomeriggio, per un totale di 887. Dall’inizio dell’emergenza i contagi salgono complessivamente a 33.203. «Sì ma la differenza rispetto a marzo è che ormai, secondo i dati ufficiali, il 95% dei soggetti positivi al Covid-19 è asintomatico — ribatte il virologo Giorgio Palù, professore emerito all’università di Padova e consulente della Regione per l’emergenza coronavirus —. Ciò rende irrazionale e non scientifico voler inseguire gli asintomatici, puntando al contagio zero, tramite i tamponi molecolari». E «punge» Crisanti, suo successore alla guida della Microbiologia padovana, riferimento regionale: «Un nuovo lockdown a Natale per fermare la corsa del virus? Macché, piuttosto è arrivato il momento di implementare il distanziamento: è l’arma più potente e va attuata sempre. Non solo nelle scuole, ma anche nei supermercati e sui mezzi pubblici. La ragionevolezza e il buonsenso, purtroppo, non sono contagiosi. Ma questo virus sì. Valutiamo i modi per operare il distanziamento. È ora di finirla con il bollettino di guerra dei contagiati. Chiamiamoli positivi, anche perché non sappiamo se siano contagiosi oppure no».
Il virologo condanna dunque «le code di persone senza sintomi ai drive-in per il tampone, il cui esito arriva dopo qualche giorno, mentre la punta di contagiosità è di 2-3 giorni». «Gli studi ci dicono che oggi i pazienti hanno una bassa carica virale — insiste Palù —. Quanti sono contagiosi? Ora come ora il tracciamento degli asintomatici è irrealizzabile. Meglio implementare i test rapidi antigenici, molto più predittivi, pronti in 5 minuti e meno invasivi. Vanno fatti ai sintomatici e ai loro contatti». Lo scienziato frena anche il panico per la nuova ondata di contagi: «In Italia ci sono 5mila ricoverati, il 6% dei positivi, contro i 30mila del picco dell’epidemia, riscontrato a marzo. Molti sono ricoveri sociali di persone anziane e sole. Ciò che ci deve allarmare non è più l’indice Rt del contagio, basato su sintomatici e ricoverati, ma l’andamento della curva di riproduzione virale, esponenziale. Se l’incidenza cresce, aumenteranno i ricoveri e i decessi, anche se ormai è appurato che il Covid-19 ha una letalità relativamente bassa: oscilla tra 0,3% e 0,4%».
Ma una nuova allerta arriva dal consulente scientifico del ministero della Salute e componente dell’oms, Walter Ricciardi: «Qualche giorno fa ho stimato che se non si fossero prese misure come quelle che stiamo adottando adesso si sarebbe potuti arrivare a novembre a 16 mila casi al giorno. In realtà il ritmo di crescita è talmente rapido che potremmo arrivarci anche prima, perciò è necessario rispettare le regole». «Siamo in un cambio di fase sul piano epidemiologico — conviene il ministro della Salute, Roberto Speranza —. Dopo l’estate e la fase che dal 4 di maggio ci ha portati a un lento e graduale allentamento delle misure imposte nei mesi più difficili dell’epidemia, da ormai 10 settimane c’è una tendenza della curva alla risalita. Il comportamento dei cittadini è la chiave per portarci fuori dall’emergenza».