Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Ben tornata Corsa rosa

Domani a Monselice arrivano i campioni del pedale La tappa del Prosecco, il Friuli, città e borghi storici

- di Paolo Tomaselli

IL NORDEST FRA ENERGIA E PASSIONE

Pensava di averle viste tutte il Giro nella sua storia ultracente­naria, invece c’è sempre da imparare, per riadattars­i in fretta alle nuove situazioni. E andare avanti. Proprio come un ciclista, sempre alle prese con gli imprevisti della strada e i capricci della natura. Ma chi va in bici, in Veneto e in Friuli, sa che non è mai solo: si fa forza con l’energia che viene trasmessa dalle terre che attraversa. Anche in autunno, come i ragazzini in sella a una bicicletta mitica, nel Prete bello di Goffredo Parise: «A noi sembrava di volare, di scivolare sui rami scheletrit­i degli alberi, sulla nebbia, sui tetti della città». Nessuna terra come il Nordest è capace di (ri)caricare il Giro con l’abbraccio della sua gente. Qui non sono nati i campioni più grandi, a parte Bottecchia, che trovò gloria al Tour e mai al Giro: da Binda a Girardengo, da Coppi a Bartali, passando per Magni, Gimondi, Motta, e poi Moser, Saronni, Bugno, Chiappucci, Pantani, Basso e Nibali. Piemontesi, lombardi, toscani, un grande romagnolo e un siciliano che non ha ancora finito di stupire. Le vittorie venete sono state due, con Battaglin e Cunego. Ma la passione non ne ha mai risentito, anzi. Su queste strade — e sulle salite — è un po’ come essere ad Anfield Road, lo stadio del Liverpool – piccola città stato con un cuore grande rimasto 30 anni senza vincere un campionato, eppure sempre ribollente di passione e orgoglio. E quando ha raggiunto il traguardo, a giugno, lo ha celebrato a porte chiuse, a causa della pandemia.

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