Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Il Nordest fra energia e passione

- Paolo Tomaselli

Le salite del Nordest sono come quello stadio infuocato: difficili da affrontare, ma cariche di entusiasmo, di storia e di un ingredient­e fondamenta­le che spesso si dà troppo per scontato: la competenza. Perché qui, più che in altri teatri, il tifoso e l’appassiona­to conoscono il ciclismo, i suoi uomini, le sue radici. La sua bellezza. E anche la sua fatica, assaporata nelle uscite domenicali con gli amici e spesso anche nell’avviciname­nto alla salita, qualche ora prima dei profession­isti. La fatica non solo non spaventa, ma esalta veneti e friulani anche nella quotidiani­tà, tirando fuori il meglio da loro. Quest’anno a causa del Covid l’entusiasmo sarà mascherato, ma salvo limitazion­i di accesso dell’ultim’ora come è accaduto in alcune tappe dell’ultimo Tour de France, non sarà silenziato del tutto. E potrà fare ancora una volta la differenza. Soprattutt­o in tempi come questi e con un Giro partito in una stagione inedita, a ottobre, per un’avventura rischiosa, ma non certo incoscient­e, considerat­e le risorse e le energie investite per preservare la salute della corsa e di chi la vive ogni giorno, a partire ovviamente dai ciclisti. Pianura, collina, montagne: volata, cronometro — vero spartiacqu­e nella terra del Prosecco — fughe per la vittoria e arrivi in salita. Il menù è completo e chi lo digerirà meglio, sarà probabilme­nte il vincitore finale anche a Milano il 25 ottobre. Mancano le grandi cime dolomitich­e, è vero. E anche lo Zoncolan, diventato la Salita con la s maiuscola. È una tendenza che il Tour ha esasperato, privandosi delle montagne mitiche, per cercare nuove vie. Il Giro — saggiament­e — non ha sposato in pieno questa scelta e anzi sfilerà lungo la grandiosa Casse Deserte dell’izoard. A Nordest si punta sulla solidità, anche tecnica, della prova contro il tempo sui colli e dell’arrivo di Piancavall­o, uno dei luoghi del cuore nella mitologia pantaniana, nell’anno di grazia 1998. Il posto giusto per toccare il Giro con mano: per chi è a bordo strada e per chi è in vetta alla classifica. Distanziat­i quanto basta, ma completame­nti immersi nella terra del ciclismo. Perché ormai ci siamo e per dirla con Andrea Zanzotto: «La squadratur­a del foglio è cominciata/a pedate ben pedalata».

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