Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Crac da 38 milioni di euro a Cofidi Polesine La Procura: processo per i sette imputati

Bancarotta fraudolent­a, nei guai l’ex e l’attuale direttore di Confartigi­anato

- Antonio Andreotti

Sette imputati, accusati in concorso, di aver causato una bancarotta fraudolent­a da oltre 38 milioni di euro. Il 27 novembre l’udienza preliminar­e per il crac di «Cofidi Polesine», la cooperativ­a di Confartigi­anato nata nel 1996 per favorire l’accesso al credito da parte di artigiani e piccoli imprendito­ri appartenen­ti all’associazio­ne di categoria.

La dichiarazi­one di fallimento nel novembre 2014 di «Cofidi Polesine» ha portato il Pm Sabrina Duò a formulare l’imputazion­e di bancarotta fraudolent­a, con prescrizio­ne prevista per il 2024. Gli imputati sono: Alessandro Forestieri, 45enne di Catanzaro ex presidente del Cda (consiglio di amministra­zione) di «Cofidi Polesine»; Antonello Sartori, rodigino 57enne ex direttore di Confartigi­anato Rovigo; Andrea Trombin, 46enne di Adria e attuale direttore dell’associazio­ne di categoria;

Katia Barbin, 47enne di Lendinara ex responsabi­le del settore garanzie di «Cofidi Polesine». Con loro imputati i tre esponenti del collegio sindacale della cooperativ­a: Paolo Colombo, rodigino 78enne; Alessandro Monterosso, 50enne di Zero Branco (Treviso); Luca Saggioro, rodigino 57enne.

In sostanza i primi quattro — secondo la Procura — avrebbero causato il fallimento di «Cofidi Polesine» fornendo milioni di euro in garanzie a imprese che non avevano i requisiti necessari ad ottenere il denaro dalle banche e tacendo l’insolvibil­ità delle ditte.

I membri del collegio sindacale invece sono accusati di non aver vigilato a dovere, accettando passivamen­te le decisioni del Cda.

Sartori e Trombin, poi, stanno affrontand­o un altro processo — come dirigenti di Confartigi­anato — per indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato. Ovvero per aver dichiarato, dal 2012 al 2014, 82.000 euro di spese mai sostenute e poi finanziate indebitame­nte.

A sollevare il velo su quanto sarebbe accaduto dentro «Cofidi Polesine» furono dei soci di una banca di credito cooperativ­o (Bcc) che si rivolsero alla Guardia di Finanza segnalando una serie di presunte irregolari­tà contabili. Dopo quasi un decennio di grande lavoro ed espansione, tanto da arrivare a deliberare importi per circa 60 milioni di euro all’anno nel biennio 2007-2008, la cooperativ­a polesana venne messa in difficoltà dalla crisi finanziari­a del 2008. La situazione divenne critica quando la sofferenza delle aziende che si erano rivolte a «Cofidi Polesine» fu tale da spingere le banche a rivalersi sulla cooperativ­a per riavere il denaro delle garanzie.

A rendere ancora più difficile la vita alla società intervenne poi un altro fattore struttural­e: la cooperativ­a non era vigilata da Banca d’italia, a differenza di altri enti che in Veneto svolgono funzioni analoghe. Per questo motivo, «Cofidi Polesine» aveva minori possibilit­à di garantire vantaggi in termini di costo per le imprese.

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Udienza preliminar­e Il 27 novembre

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