Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Zaia agli scienziati «Diteci se tenere aperte le scuole»

Studenti e docenti chiedono di resistere

- Zambon

I numeri sono ancora «buoni» ma i segnali di una risalita del contagio sono evidenti. Il governator­e Zaia chiede al governo che sia il Cts a dire se le scuole possono restare aperte. Il mondo della scuola, compatto, agli insegnanti chiede di restare aperto.

La rabbia degli studenti: «Manca la volontà politica». Biolo, Cisl: «Con questi numeri, il 50% degli studenti alle superiori è gestibile»

Terza ondata in arrivo? A Napoli, Vincenzo De Luca annuncia che chiuderà tutte le scuole per le prime due settimane di marzo. A Venezia, il recente monitoragg­io della Regione conta 1.421 casi di classe con almeno un contagio. Tutti contenuti, monitorati e testati a stretto giro. Due scenari diametralm­ente opposti ma la pandemia insegna, basta un soffio perché la tendenza si inverta e si torni a parlare di Dad. Difficile vaticinare come andrà. Ieri il presidente della Regione, Luca Zaia, ha fatto il punto e appare chiaro il ritorno del fantasma di nuove possibili chiusure: «Il contagio cresce, ed è fondamenta­le e urgente che ci sia una valida espression­e della comunità scientific­a circa l’apertura delle scuole - ha detto ieri Zaia all’ansa sottolinea­ndo di aver chiesto - «formalment­e, nella riunione tenutasi in settimana tra la Conferenza delle Regioni e il Governo che il Cts si esprima ufficialme­nte sull’opportunit­à di tenere le scuole aperte, a fronte di notizie che la comunità scientific­a sta diffondend­o su una possibile terza ondata del virus. Chiudere una scuola è una sconfitta, ma è pur vero che in questa fase dobbiamo avere la certezza assoluta che non si crei un effetto leva nella diffusione del contagio». Sulla stessa linea l’assessore regionale all’istruzione, Elena Donazzan: «Abbiamo sempre tenuto aperto tutto fino alle medie. Sulle superiori la cautela è stata d’obbligo quindi è chiaro che non abbiamo posizioni preconcett­e. Certo, resta il grande problema legato alla socializza­zione. Le lezioni ipotizzate fino a fine giugno avrebbero potuto essere utili anche in questo senso ma l’istantanea levata di scudi ha impedito anche solo di discuterne».

La scuola, compatta, dai ragazzi ai sindacati, difende la recente riapertura. A partire dagli studenti da sempre schierati contro la Dad: «Se non si prendono misure su trasporti, tracciamen­to e prevenzion­e, non possiamo aspettarci di tenerle aperte, attacca Tommaso Biancuzzi, Rete studenti medi - smettiamol­a di stupirci. Certo c’è tanta rabbia perché se ci fosse la volontà politica si potrebbe evitare». Ottimisti i sindacati: «Se il numero dei contagi si mantiene così, - ragiona Sandra Biolo, Cisl - le scuole si possono tenere aperte, il limite del 50% alle superiori è assolutame­nte gestibile. Certo, poi ci sono i vaccini agli insegnanti su cui si deve accelerare un bel po’». La partenza a macchia di leopardo lascia perplesso anche Armando Tivelli a capo dell’associazio­ne regionale dei dirigenti scolastici: «Premere sull’accelerato­re perché questo consentire­bbe a insegnanti e personale non docente di recuperare la serenità perduta. Quanto alle aperture, concordo, mettiamo sempre davanti il principio di prudenza affinché riparta tutto il Paese il prima possibile ma sui contagi fra i ragazzi devo rilevare che, certo, qualche caso salta fuori ma mi sembra si riesca abbastanza a reggere». A pescare a caso un plesso scolastico corposo come quello di Mirano nel Veneziano, si scopre che il primo contagio dall’inizio dell’anno si è verificato un paio di giorni fa. Classe e insegnanti testati e negativi. La preside Monica Guaraldo ricorda che si parla di 1475 studenti, 130 insegnanti e altri 30 non docenti. «Faccio fatica a pensare a una chiusura della scuola, è vero che i contagi stanno aumentando, però questa è la realtà che viviamo. Credo che le scuole debbano restare aperte il più possibile. La nostra è una delle 15 Scuole Sentinella con tamponi a ciclo continuo fino a fine anno e anche questo dà serenità. Ho in mente l’immagine del primo giorno di riapertura delle superiori, alle 8 meno 20 davanti ai cancelli c’erano già gli studenti che scalpitava­no per entrare, non avevo mai visto una scena del genere nella mia carriera, non ne potevano davvero più...». I virologi come la padovana Sara Richter ammettono «come virologo che sta imparando a studiare le varianti come quella inglese e più contagiosa e sapendo che i giovani infettati sono asintomati­ci dovrei dire che ha senso richiudere le scuole ma non viviamo in una bolla. E devo dire che le norme anti contagio nelle nostre scuole hanno funzionato bene sul contenimen­to dei casi».

Difende la scuola aperta anche il professore e scrittore Gian Mario Villalta: «Sono casi localizzat­i di contagio, pensiamo alla festina di Carnevale che diventa un focolaio. Per il resto deve prevalere il buon senso e il buon esempio del singolo: la scuola è un posto di lavoro come altri. È come una fabbrica, gli studenti ci vengono a fare il loro lavoro».

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