Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
SE L’AZIENDA SI FA DISTRETTO
Workers Buyout, tavolo sulle Pmi a rischio nei passaggi generazionali
Èin corso da tempo un ridisegno delle catene globali del valore al cui interno assistiamo a un riposizionamento dei grandi player. Interessante quello che sta accadendo nel settore degli occhiali del segmento lusso, un’arena che sembra avere il suo nucleo finanziario a Parigi e il suo braccio operativo nel Veneto. Regione che qualche francese definisce ancora la «manufacture de l’île-defrance».
Studi risalenti agli anni Settanta e Ottanta avevano evidenziato che nelle catene del valore era in corso un addensamento della profittabilità nelle fasi iniziali (ricerca, design, brand) e finali (distribuzione e contatto con il cliente finale) con perdita di importanza delle fasi centrali (produzione). Nei decenni successivi le imprese più dinamiche dei Paesi a vocazione manifatturiera hanno cercato di spostarsi verso gli estremi della catena. Nel settore degli occhiali, il campione di questa strategia è Del Vecchio che partito dalla manifattura – mai abbandonata - ha conquistato la distribuzione (Lenscrafters, Sunglass Hut, Salmoiraghi & Viganò e altri) e integrato la gestione di brand proprietari (Ray-ban, Persol, Vogue, Oakley e altri) senza per questo trascurare importanti partnership nelle licenze (Armani, Chanel, Prada, Versace e altri). Un percorso inverso è stato intrapreso dal colosso del lusso Lvmh che dopo aver a lungo praticato la strategia delle licenze ha cominciato a integrare anche la produzione, internalizzando l’intera catena del valore.
Aziende acquisite dai dipendenti, il Veneto cerca di usare il modello nei passaggi generazionali. L’impiego dei Workers Buyout, la formula con cui i dipendenti salvano l’impresa acquisendola come imprenditori in cooperativa, è nota in Veneto, che l’ha usata dove possibile dopo il 2008, in un’esperienza-pilota in Italia. E ora tenta il passo successivo: estenderne l’uso nel salvataggio di aziende sane, minacciate dal pericolo del passaggio generazionale. Fattore che rischia di erodere un patrimonio economico e di competenze, specie se di microimprese artigiane, meno facile da cedere e dove più spesso l’imprenditore si trova a non avere successori. Questione doppiamente rilevante nell’èra di crisi da Covid, in cui già si stanno contando le aziende che non ce l’hanno fatta, in una contabilità che rischia d’impennarsi nei prossimi mesi. Così diventa urgente cercare di non perdere almeno le aziende sane. Con tutti i mezzi a disposizione.
È partito da qui l’assessorato al Lavoro della Regione, e la sua unità di crisi, per convocare, dieci giorni fa, il tavolo tra sindacati, centrali cooperative e associazioni imprenditoriali, che l’altro ieri ha avviato i primi incontri operativi su formule societarie e attività di accompagnamento. L’obiettivo è costruire uno schema di possibile intervento, da mettere alla prova su alcuni casi. «L’esperienza veneta – sostiene l’assessore Elena Donazzan - evidenzia l’opportunità di approfondire la pratica, visti gli incentivi previsti con la legge di Bilancio, anche alle aziende sane, che presentano problemi di ricambio generazionale».
A sollecitare la Donazzan ad innescare il tavolo, cooperative e sindacati, dopo la firma a gennaio dell’intesa nazionale per spingere la formula. Con gli incentivi in Finanziaria di esenzione fiscale sul Tfr versato nel capitale sociale delle coop o sulle successioni o donazioni per i trasferimenti di aziende o quote sociali.
La base di partenza sono i caronese, si che hanno funzionato negli ultimi anni. Otto le imprese messe in piedi da Legacoop da situazioni di crisi, con 210 lavoratori e un patrimonio di know how e quote di mercato salvati. Casi meno noti (la padovana D&C modelleria, la veneziana Sportarredo, il Centro moda polesano di Stienta e la veronese Meaat) e noti, come la cooperativa Dante che ha rilanciato nel 2017 la fonderia della Ferroli, dove gli addetti dai 64 di partenza hanno superato i cento e i ricavi saliranno a 20 nel giro di due anni, o la coop Zanardi, nata sulle ceneri del gruppo tipografico padovano, o la Kuni di Castagnaro, nel Vefinita ad occuparsi di arredamento per navi da crociera. Casi selezionati con attenzione, dopo piani industriali e di sostenibilità. «Se si può fare alla fine sull’1% dei casi è tanto. Nella sola Dante ci sono stati 6 milioni di investimenti spiega il direttore di Legacoop, Mirko Pizzolato -. Alla base ci dev’essere una competenza distintiva. ‘Perché dovremmo salvare una fonderia in Veneto’, avevamo chiesto ai lavoratori della Dante. ‘Perché siamo i più bravi’, è stata la risposta. Ed è davvero così».
Ora la nuova sfida. «Dicono che in tempi di crisi bisogna essere innovativi aggiunge Pizzolato -. Abbiamo bisogno di definire un modello e metterlo alla prova su alcuni casi». Anche perché qui i problemi sono diversi. In ballo ci sono aziende in bonis. Come si transita alla coop? Con una liquidazione volontaria? Con un trasferimento in continuità? E come regolare il rapporto con l’imprenditore in uscita? «È onesto riconoscere all’azienda il valore reale, se c’è», sostiene Pizzolato. Temi al centro dei tavoli tecnici.
Ma la questione va affrontata. Perché la questione della successione generazionale nelle microimprese è enorme. Lo sanno bene in Confartigianato e Cna. «Riguarda centinaia di imprese: l’età media degli imprenditori artigiani è di 55 anni; e le imprese artigiane in Veneto sono 124 mila - dice il segretario regionale di Cna, Matteo Ribon -. Non ci sono su questo strumenti specifici. Il dialogo con il mondo cooperativo va approfondito».
E lo snodo della trasformazione delle imprese va allargato. «Il cambiamento decisivo qui è di non attendere la fine di un’impresa per affrontare la questione del suo cambiamento e dell’aumento delle sue risorse - chiude il segretario regionale di Confartigianato, Sergio Maset -. Oltre le formule societarie, servono formule di agevolazione fiscale e finanziaria sul rafforzamento patrimoniale, di capitale umano e imprenditoriale delle aziende».
Pizzolato Va definito uno schema e provato su alcuni casi
Ribon Tra gli artigiani l’età media è 55 anni
Maset Incentivare le vie per rafforzare le aziende