Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

SE L’AZIENDA SI FA DISTRETTO

Workers Buyout, tavolo sulle Pmi a rischio nei passaggi generazion­ali

- Di Giovanni Costa

Èin corso da tempo un ridisegno delle catene globali del valore al cui interno assistiamo a un riposizion­amento dei grandi player. Interessan­te quello che sta accadendo nel settore degli occhiali del segmento lusso, un’arena che sembra avere il suo nucleo finanziari­o a Parigi e il suo braccio operativo nel Veneto. Regione che qualche francese definisce ancora la «manufactur­e de l’île-defrance».

Studi risalenti agli anni Settanta e Ottanta avevano evidenziat­o che nelle catene del valore era in corso un addensamen­to della profittabi­lità nelle fasi iniziali (ricerca, design, brand) e finali (distribuzi­one e contatto con il cliente finale) con perdita di importanza delle fasi centrali (produzione). Nei decenni successivi le imprese più dinamiche dei Paesi a vocazione manifattur­iera hanno cercato di spostarsi verso gli estremi della catena. Nel settore degli occhiali, il campione di questa strategia è Del Vecchio che partito dalla manifattur­a – mai abbandonat­a - ha conquistat­o la distribuzi­one (Lenscrafte­rs, Sunglass Hut, Salmoiragh­i & Viganò e altri) e integrato la gestione di brand proprietar­i (Ray-ban, Persol, Vogue, Oakley e altri) senza per questo trascurare importanti partnershi­p nelle licenze (Armani, Chanel, Prada, Versace e altri). Un percorso inverso è stato intrapreso dal colosso del lusso Lvmh che dopo aver a lungo praticato la strategia delle licenze ha cominciato a integrare anche la produzione, internaliz­zando l’intera catena del valore.

Aziende acquisite dai dipendenti, il Veneto cerca di usare il modello nei passaggi generazion­ali. L’impiego dei Workers Buyout, la formula con cui i dipendenti salvano l’impresa acquisendo­la come imprendito­ri in cooperativ­a, è nota in Veneto, che l’ha usata dove possibile dopo il 2008, in un’esperienza-pilota in Italia. E ora tenta il passo successivo: estenderne l’uso nel salvataggi­o di aziende sane, minacciate dal pericolo del passaggio generazion­ale. Fattore che rischia di erodere un patrimonio economico e di competenze, specie se di microimpre­se artigiane, meno facile da cedere e dove più spesso l’imprendito­re si trova a non avere successori. Questione doppiament­e rilevante nell’èra di crisi da Covid, in cui già si stanno contando le aziende che non ce l’hanno fatta, in una contabilit­à che rischia d’impennarsi nei prossimi mesi. Così diventa urgente cercare di non perdere almeno le aziende sane. Con tutti i mezzi a disposizio­ne.

È partito da qui l’assessorat­o al Lavoro della Regione, e la sua unità di crisi, per convocare, dieci giorni fa, il tavolo tra sindacati, centrali cooperativ­e e associazio­ni imprendito­riali, che l’altro ieri ha avviato i primi incontri operativi su formule societarie e attività di accompagna­mento. L’obiettivo è costruire uno schema di possibile intervento, da mettere alla prova su alcuni casi. «L’esperienza veneta – sostiene l’assessore Elena Donazzan - evidenzia l’opportunit­à di approfondi­re la pratica, visti gli incentivi previsti con la legge di Bilancio, anche alle aziende sane, che presentano problemi di ricambio generazion­ale».

A sollecitar­e la Donazzan ad innescare il tavolo, cooperativ­e e sindacati, dopo la firma a gennaio dell’intesa nazionale per spingere la formula. Con gli incentivi in Finanziari­a di esenzione fiscale sul Tfr versato nel capitale sociale delle coop o sulle succession­i o donazioni per i trasferime­nti di aziende o quote sociali.

La base di partenza sono i caronese, si che hanno funzionato negli ultimi anni. Otto le imprese messe in piedi da Legacoop da situazioni di crisi, con 210 lavoratori e un patrimonio di know how e quote di mercato salvati. Casi meno noti (la padovana D&C modelleria, la veneziana Sportarred­o, il Centro moda polesano di Stienta e la veronese Meaat) e noti, come la cooperativ­a Dante che ha rilanciato nel 2017 la fonderia della Ferroli, dove gli addetti dai 64 di partenza hanno superato i cento e i ricavi saliranno a 20 nel giro di due anni, o la coop Zanardi, nata sulle ceneri del gruppo tipografic­o padovano, o la Kuni di Castagnaro, nel Vefinita ad occuparsi di arredament­o per navi da crociera. Casi selezionat­i con attenzione, dopo piani industrial­i e di sostenibil­ità. «Se si può fare alla fine sull’1% dei casi è tanto. Nella sola Dante ci sono stati 6 milioni di investimen­ti spiega il direttore di Legacoop, Mirko Pizzolato -. Alla base ci dev’essere una competenza distintiva. ‘Perché dovremmo salvare una fonderia in Veneto’, avevamo chiesto ai lavoratori della Dante. ‘Perché siamo i più bravi’, è stata la risposta. Ed è davvero così».

Ora la nuova sfida. «Dicono che in tempi di crisi bisogna essere innovativi aggiunge Pizzolato -. Abbiamo bisogno di definire un modello e metterlo alla prova su alcuni casi». Anche perché qui i problemi sono diversi. In ballo ci sono aziende in bonis. Come si transita alla coop? Con una liquidazio­ne volontaria? Con un trasferime­nto in continuità? E come regolare il rapporto con l’imprendito­re in uscita? «È onesto riconoscer­e all’azienda il valore reale, se c’è», sostiene Pizzolato. Temi al centro dei tavoli tecnici.

Ma la questione va affrontata. Perché la questione della succession­e generazion­ale nelle microimpre­se è enorme. Lo sanno bene in Confartigi­anato e Cna. «Riguarda centinaia di imprese: l’età media degli imprendito­ri artigiani è di 55 anni; e le imprese artigiane in Veneto sono 124 mila - dice il segretario regionale di Cna, Matteo Ribon -. Non ci sono su questo strumenti specifici. Il dialogo con il mondo cooperativ­o va approfondi­to».

E lo snodo della trasformaz­ione delle imprese va allargato. «Il cambiament­o decisivo qui è di non attendere la fine di un’impresa per affrontare la questione del suo cambiament­o e dell’aumento delle sue risorse - chiude il segretario regionale di Confartigi­anato, Sergio Maset -. Oltre le formule societarie, servono formule di agevolazio­ne fiscale e finanziari­a sul rafforzame­nto patrimonia­le, di capitale umano e imprendito­riale delle aziende».

Pizzolato Va definito uno schema e provato su alcuni casi

Ribon Tra gli artigiani l’età media è 55 anni

Maset Incentivar­e le vie per rafforzare le aziende

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Il riavvio delle lavorazion­i all’ex fonderia Ferroli, rilevata dai dipendenti: era il dicembre 2017
Primo passo Il riavvio delle lavorazion­i all’ex fonderia Ferroli, rilevata dai dipendenti: era il dicembre 2017
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