Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
La siccità e il cuneo salino Agricoltura nel Delta ko
Coldiretti: non crescono l’erba medica per i foraggi, la frutta e la verdura, piantine di riso bruciate. E le api non producono miele. Visita alle aziende
ROVIGO Agricoltura nel Delta del Po colpita duro da siccità e risalita del cuneo salino nel Po. Il presidente provinciale di Codiretti, Carlo Salvan, venerdì ha accompagnato la senatrice Roberta Toffanin in quattro aziende di cui tre a Porto Tolle (quella di risicoltura di Elisa Moretto a Cassella, quella di ortofrutta di Edoardo Laurenti a Polesine Camerini, l’apicoltura di Alessio Marangon a Donzella) e una a Taglio di Po, la «Forte», produttrice di erba medica.
«La situazione è gravissima e non c’è un minuto da perdere — commenta Salvan — Ringraziamo la senatrice Roberta Toffanin per la disponibilità a visitare le nostre aziende, politica e istituzioni devono attivarsi per sostenere le imprese».
Le condizioni meteo estreme danneggiano l’erba medica da cui si ricavano foraggi essiccati e disidratati esportati in tutto il mondo. L’acqua salata ha bruciato le piantine di riso. La frutta o è bruciata o non cresce per carenza d’irrigazione. Le api, stremate dal caldo, producono poco miele. Anche soia e mais sono allo stremo. Quindi raccolti in pericolo e le aziende che hanno già sostenuto i costi produttivi, già impazziti su materie prime e gasolio, rischiano di chiudere.
Intanto arriva lo slogan «Basta risaie», ma il Polesine non ci sta. Vista l’emergenza siccità il Trentino Alto Adige «apre i rubinetti» (i suoi invasi idrici) per garantire all’adige la portata minima che consente di alimentare gli acquedotti e di irrigare i campi.
Esorta però veneti (e lombardi) a «realizzare bacini di accumulo», ma anche ad abbandonare le colture che che più hanno bisogno d’acqua, visto che la siccità non sarà un fenomeno passeggero. «Ci sono colture come quella del riso che forse non sono più sostenibili alla luce dei cambiamenti climatici» dice Flavio Ruffini direttore dell’agenzia provinciale per l’ambiente e la tutela del clima, con sede a Bolzano. Ma nel Delta del Po c’è il Consorzio che tutela il riso Igp (Indicazione geografica protetta).
«L’acqua degli altoatesini riguarda l’adige e quindi le risaie del Veronese. Per il Delta del Po l’acqua proviene dal Grande Fiume» fa presente Massimo Chiarelli, direttore di Confagricoltura Rovigo.
A Porto Tolle Elisa Moretto, che produce riso, non ci sta. «Non mi permetterei mai di dire a qualcuno di smettere di coltivare le proprie eccellenze come lo è il riso per il nostro territorio, ma anche per il nostro Paese — puntualizza —Siamo su un terreno strappato al mare e reso produttivo grazie agli sforzi delle generazioni precedenti, probabilmente il cambiamento climatico ci imporrà di fare scelte mirate, come ad esempio un maggior accumulo dell’acqua». In provincia circa 700 gli ettari coltivati a riso. «Il tema è eliminare il più possibile lo spreco e ragionare su invasi per il Veronese e dighe anti-sale per il Delta» chiosa Chiarelli.
Per la Coldiretti parla invece il presidente provinciale Salvan: «Se il riso preferiamo importarlo dal Sud-est asiatico o da altre parti del mondo dove si sfruttano i minori o si impiegano prodotti chimici da noi vietati, non so quanto utile sia il non coltivarlo in Veneto. Pensiamo a fare invasi e barriere alla foce anti-sale, queste sono le soluzioni, non le polemiche».