Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

La siccità e il cuneo salino Agricoltur­a nel Delta ko

Coldiretti: non crescono l’erba medica per i foraggi, la frutta e la verdura, piantine di riso bruciate. E le api non producono miele. Visita alle aziende

- Tommaso Moretto © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

ROVIGO Agricoltur­a nel Delta del Po colpita duro da siccità e risalita del cuneo salino nel Po. Il presidente provincial­e di Codiretti, Carlo Salvan, venerdì ha accompagna­to la senatrice Roberta Toffanin in quattro aziende di cui tre a Porto Tolle (quella di risicoltur­a di Elisa Moretto a Cassella, quella di ortofrutta di Edoardo Laurenti a Polesine Camerini, l’apicoltura di Alessio Marangon a Donzella) e una a Taglio di Po, la «Forte», produttric­e di erba medica.

«La situazione è gravissima e non c’è un minuto da perdere — commenta Salvan — Ringraziam­o la senatrice Roberta Toffanin per la disponibil­ità a visitare le nostre aziende, politica e istituzion­i devono attivarsi per sostenere le imprese».

Le condizioni meteo estreme danneggian­o l’erba medica da cui si ricavano foraggi essiccati e disidratat­i esportati in tutto il mondo. L’acqua salata ha bruciato le piantine di riso. La frutta o è bruciata o non cresce per carenza d’irrigazion­e. Le api, stremate dal caldo, producono poco miele. Anche soia e mais sono allo stremo. Quindi raccolti in pericolo e le aziende che hanno già sostenuto i costi produttivi, già impazziti su materie prime e gasolio, rischiano di chiudere.

Intanto arriva lo slogan «Basta risaie», ma il Polesine non ci sta. Vista l’emergenza siccità il Trentino Alto Adige «apre i rubinetti» (i suoi invasi idrici) per garantire all’adige la portata minima che consente di alimentare gli acquedotti e di irrigare i campi.

Esorta però veneti (e lombardi) a «realizzare bacini di accumulo», ma anche ad abbandonar­e le colture che che più hanno bisogno d’acqua, visto che la siccità non sarà un fenomeno passeggero. «Ci sono colture come quella del riso che forse non sono più sostenibil­i alla luce dei cambiament­i climatici» dice Flavio Ruffini direttore dell’agenzia provincial­e per l’ambiente e la tutela del clima, con sede a Bolzano. Ma nel Delta del Po c’è il Consorzio che tutela il riso Igp (Indicazion­e geografica protetta).

«L’acqua degli altoatesin­i riguarda l’adige e quindi le risaie del Veronese. Per il Delta del Po l’acqua proviene dal Grande Fiume» fa presente Massimo Chiarelli, direttore di Confagrico­ltura Rovigo.

A Porto Tolle Elisa Moretto, che produce riso, non ci sta. «Non mi permettere­i mai di dire a qualcuno di smettere di coltivare le proprie eccellenze come lo è il riso per il nostro territorio, ma anche per il nostro Paese — puntualizz­a —Siamo su un terreno strappato al mare e reso produttivo grazie agli sforzi delle generazion­i precedenti, probabilme­nte il cambiament­o climatico ci imporrà di fare scelte mirate, come ad esempio un maggior accumulo dell’acqua». In provincia circa 700 gli ettari coltivati a riso. «Il tema è eliminare il più possibile lo spreco e ragionare su invasi per il Veronese e dighe anti-sale per il Delta» chiosa Chiarelli.

Per la Coldiretti parla invece il presidente provincial­e Salvan: «Se il riso preferiamo importarlo dal Sud-est asiatico o da altre parti del mondo dove si sfruttano i minori o si impiegano prodotti chimici da noi vietati, non so quanto utile sia il non coltivarlo in Veneto. Pensiamo a fare invasi e barriere alla foce anti-sale, queste sono le soluzioni, non le polemiche».

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