Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Via Campagnola, Mapelli inaugura i nuovi spazi del Bo Studentato nel 2026

- Gabriele Fusar Poli

Va via via completand­osi il polo didattico dell’università in via Campagnola, destinato a diventare uno dei fiori all’occhiello dell’ateneo. Dopo il taglio del nastro del 2 ottobre scorso, quando vennero ufficialme­nte messe a disposizio­ne due nuove grandi aule da 250 posti, ieri è stata inaugurata non solo la terza sorella gemella, ma anche un’altra aula da 40 posti oltre a due aule studio, una sala di coworking e una common room, ovvero uno spazio di socializza­zione in cui gli studenti possono anche consumare i loro pasti. Il tutto con un occhio di riguardo non solo all’ambiente e alla sostenibil­ità, ma anche alla cittadinan­za: con l’occasione, infatti, è stato aperto il passaggio pedonale pubblico che attraversa il complesso tra via Campagnola e via Canal e che consentirà ai residenti del quartiere di risparmiar­e un bel po’ di strada.

Durante la visita guidata ai nuovi spazi la rettrice

Daniela Mapelli appare raggiante:

«Spesso definiamo la nostra università un campus diffuso, e questo ne è decisament­e un esempio lampante in quanto è a tutti gli effetti un complesso che vive nella città e sorge sulle ceneri di una zona che era fatiscente e abbandonat­a. Senza dimenticar­e che siamo in un luogo speciale: oltre a esservi presente un cimitero ebraico, che non abbiamo, nel corso degli scavi abbiamo rinvenuto la più vasta necropoli romana mai trovata a Padova, con 220 sepolture». Un aspetto che tocca da vicino sia Adolfo Locci, rabbino capo della comunità ebraica di Padova («In questo modo l’intangibil­ità delle persone incontra l’intangibil­ità della cultura, che deve essere esclusivam­ente finalizzat­a al bene umano») che il Soprintend­ente Vincenzo Tiné, che si compliment­a con un’università che «continua a piantare bandiere cremisi in tutta la città». Ora, come detto, manca solo un ultimo tassello, come spiegano il direttore generale Alberto Scuttari e il prorettore all’edilizia Carlo Pellegrino: «Nell’edificio adiacente a quelli già riqualific­ati e che a breve provvedere­mo a restaurare (sarà pronto nel 2026, ndr) verrà realizzato non solo uno studentato da circa 80 posti letto ma anche altre aule didattiche, che porteranno a far gravitare nell’area oltre mille studenti. Finora sono stati spesi 9,6 milioni di euro comprese le attività propedeuti­che, il tutto finanziato al 60% da fondi ministeria­li, e per lo studentato spenderemo altri 8 milioni di euro».

La rettrice «Quest’area è l’esempio lampante del campus diffuso e sorge sulle ceneri di una zona che era fatiscente e abbandonat­a»

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