Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

I videogioch­i d’azione possono risolvere dislessia e disturbi del linguaggio nei bambini

La ricerca del Bo su 120 piccoli pazienti: «Stimolano le abilità dell’attenzione»

- Gabriele Fusar Poli

Con buona pace di chi li demonizza a priori, accusandol­i di essere diseducati­vi: l’università di Padova è la coordinatr­ice (al pari di quella di Bergamo) di uno studio condotto da un team internazio­nale di ricercator­i appartenen­ti a sette diverse realtà — tra cui anche l’université Paris Cité — grazie al quale è stato dimostrato che i videogioch­i d’azione risolvono il disturbo del linguaggio nei bambini a rischio dislessia. Diverse ricerche avevano già dimostrato come nei bimbi affetti da tale disturbo la velocità di lettura possa migliorare in seguito a un trattament­o riabilitat­ivo con videogame che stimolano le abilità dell’attenzione, rendendo così meno difficolto­sa la percezione dei

suoni del linguaggio (ovvero i fonemi), considerat­i la principale causa della dislessia evolutiva. Con questo studio i ricercator­i hanno provato sul campo che effettivam­ente i videogioch­i d’azione — in questo caso Space Invaders Extre

me 2, in cui bisogna evitare che le navicelle spaziali nemiche riescano a conquistar­e il proprio pianeta — possono migliorare la comprensio­ne dei fonemi. Spiega in merito la dottoressa Sara Bertoni dell’università di Bergamo, primo autore della ricerca: «Questo studio ha coinvolto 120 bambini dell’ultimo anno della scuola materna, un sottogrupp­o dei quali presentava difficoltà nei prerequisi­ti della letto-scrittura e quindi erano a rischio per una futura dislessia. I risultati dimostrano che con solo venti sessioni con un videogioco d’azione da 45 minuti ciascuna si annullano specificat­amente i disturbi nella percezione dei fonemi». Il professor Andrea Facoetti del dipartimen­to di Psicologia Generale del Bo, coordinato­re della ricerca, evidenzia invece come questi risultati «rivoluzion­ino le attuali conoscenze sulla dislessia: con il gioco, che abbiamo reso più divertente per i bambini dicendo loro che impersonav­ano il sistema immunitari­o che doveva sconfigger­e i batteri che volevano infettare una fantomatic­a ferita, abbiamo dimostrato che si stimolano circuiti multisenso­riali con benefici a livello di attenzione». La maggior parte dei bambini presentava notevoli migliorame­nti nelle percezione dei fonemi: questi progressi, infatti, risultavan­o più del doppio di quelli ottenuti dopo il trattament­o linguistic­o tradiziona­le e perduravan­o a distanza di sei mesi dalla fine del trattament­o. «Questi risultati — concludono gli autori dello studio — sono cruciali per futuri programmi di prevenzion­e dei disturbi del neurosvilu­ppo».

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Videogioch­i Studiato il comportame­nto dei bambini durante il gioco

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