Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Uccise 6 cuccioli a badilate condannato a cinque mesi Ma impugna la sentenza
Uccise sei cagnolini di pochi giorni a colpi di badile, per poi sotterrarne tre mentre erano ancora in vita. Denis Paoli, pastore trentottenne originario di Trento, è già stato condannato a cinque mesi con giudizio abbreviato dal giudice Stefano Canestrari del tribunale di Padova, ma dopo aver impugnato la sentenza in corte d’appello il suo caso risulta ancora aperto. I fatti risalgono all’aprile del 2017, quando un passante aveva denunciato l’uomo ed un suo collaboratore a Selvazzano Dentro, nella zona in cui in quel periodo sorvegliavano le pecore durante il pascolo. In quel frangente, il trentottenne si sarebbe vantato con più persone di aver annegato i nove cuccioli del pastore maremmano che portava con sé per seguire il gregge. Una volta allertati, sui luoghi frequentati dall’uomo si sono precipitati gli agenti della polizia locale insieme ad un veterinario: dopo aver notato che il cane adulto dell’uomo presentava segni inequivocabili di un parto recente, gli agenti hanno preteso che gli venisse mostrato il punto esatto in cui aveva seppellito i cuccioli. Come se niente fosse, Paoli ha afferrato un badile, e dopo aver mosso il terreno ha mostrato ai poliziotti i sei corpi dei cagnolini, sostenendo in un primo momento che fossero morti per cause naturali. Tre di loro risultavano persino ancora vivi, sebbene in grave stato di ipotermia. Nonostante gli sforzi disperati dei veterinari però, anche loro sarebbero morti dopo poche ore. L’analisi delle carcasse rendeva oltretutto evidente come nessuno di quei cuccioli fosse morto per annegamento: presentavano tutti lesioni gravi alle zampe e alla parte anteriore del corpo, verosimilmente inflitte con lo stesso badile usato per seppellirli, in una buca profonda poche decine di centimetri. Dopo essere finito a processo per uccisione di animale, l’uomo ha optato per il rito abbreviato, vedendosi così decurtata di un mese la pena minima di sei prevista dal codice penale, mentre ora si attende la pronuncia della corte d’appello.