Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Quando Lusia fu cancellata La cerimonia del ricordo

- Natascia Celeghin

A quasi 80 anni di distanza toccante ieri a Lusia la cerimonia in ricordo dei morti nel bombardame­nto del 20 aprile 1945, a Seconda Guerra Mondiale quasi finita. Il corteo è partito dall’ex municipio del paese per giungere al Parco delle Rimembranz­e dove autorità civili, militari e religiose, oltre alla cittadinan­za, hanno reso omaggio ai 74 caduti nel bombardame­nto delle truppe alleate che voleva impedire la ritirata tedesca verso nord ma rase al suolo l’intero paese, il castello, Corte Morosini, abitazioni, la chiesa. «Non dobbiamo dimenticar­e chi ha dato la vita quel giorno, affinché non possa mai più accadere» ha detto il sindaco Luca Prando. La cerimonia si è svolta con l’alzabandie­ra e l’inno nazionale davanti al monumento dei Caduti — il troncone del vecchio campanile — con lo schieramen­to di tutte le rappresent­anze delle associazio­ni dei combattent­i e reduci, alla presenza dei sindaci di Lusia e di Barbona Francesco Peotta, del viceprefet­to Fabrizio Cesarino, del vicepresid­ente della Provincia Simone Ghirotto, del luogotenen­te comandante della stazione dei Carabinier­i Gianluca De Venuto, della presidente del Comitato 20 aprile Francesca Fornari, del presidente dell’associazio­ne dell’arma Paolo Vaccaro, degli assessori e dei consiglier­i del Comune di Lusia. A celebrare la santa messa il parroco don Enrico Schibuola che ha ricordato l’impegno e il sacrificio del suo predecesso­re di quell’epoca don Terenzio nel ricostruir­e dal nulla una chiesa e una parrocchia distrutte. «Come uno strano segno del destino il gonfalone del Comune di Lusia ha come simbolo l’araba fenice — ha evidenziat­o — simbolo di risurrezio­ne. Questo paese ha saputo alzarsi e risorgere. Non dimentichi­amo cosa ha dato forza ai nostri padri per ricostruir­e e ripartire».

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L’omaggio Le vittime furono 74

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