Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Bpvi, Confindust­ria scende in campo: faremo la nostra parte

Zuccato: ma prima la Borsa. Zigliotto: non lascio

- Claudio Trabona © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

VICENZA«Non appena la magistratu­ra avrà chiarito un po’ il quadro, Confindust­ria si farà parte attiva e diligente per trovare imprendito­ri disponibil­i a sostenere i nostri istituti». Il leader degli industrial­i veneti Roberto Zuccato scende in campo per Bpvi. Giuseppe Zigliotto: «Non lascio».

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VICENZA Nel buio del capannone in Fiera, dove quasi si disperde la folla degli imprendito­ri (se ne contano milleduece­nto, ma sembrano meno), Giuseppe Zigliotto si confessa e si congeda: non per annunciare dimissioni da presidente di Confindust­ria Vicenza che sicurament­e non arriverann­o, ma per salutare i colleghi alla sua ultima assemblea da leader dell’associazio­ne. E ringraziar­li. Soprattutt­o di non avergli voltato le spalle, di non averne chiesto la testa.

È una strana assemblea, dominata dal tracollo della Banca Popolare e dall’inchiesta giudiziari­a che ne è conseguita. Zigliotto sale sul palco da leader ma anche da indagato. E anche se «un avviso di garanzia non è una condanna in tribunale», come ribadisce ai cronisti alla prima domanda, poi ammette: «Venire qui è stato difficile». La prende un po’ larga: «Fare l’imprendito­re significa assumersi dei rischi. E, correndoli, a volte ci si può trovare da soli». Ma la solidariet­à espressa dalla giunta della sua associazio­ne lo ha convinto a non farsi da parte: «Dai colleghi ho avuto sostegno unanime, ho potuto raccoglier­e il coraggio per poter andare avanti». Finirà il mandato, che scadrà la prossima primavera. Confortato, anche se «con l’amaro in bocca», Zigliotto prova un po’ a difendere se stesso e la banca di cui è consiglier­e di amministra­zione. Incarico sul quale, peraltro, sfuma: «Dimettermi dal cda della Popolare? Vedremo nei prossimi giorni».Quanto alla vicenda giudiziari­a che lo coinvolge, parla di «dettagli ancora poco conosciuti. Non ho capito bene cosa avrei combinato». Il tono è quasi più incredulo che polemico, ma sul ruolo della Popolare di Vicenza e sulla rivoluzion­e dettata dal governo Renzi, un preludio agli sconquassi di queste settimane, il presidente non arretra: «Si è voluta una riforma per la trasformaz­ione delle nostre banche in spa, si è imposto un processo di quotazione. Posso anche dire: capisco. Quello che comprendo di meno è che si sia voluto tutto questo in tempi così rapidi. E poi mi domando; perché le banche cooperativ­e sì e certe grandi coop di consumo no, anche se magari fanno ricavi così consistent­i da essere analoghi a quelli delle Popolari? Non vorrei che, dietro tutto ciò, ci sia stata la volontà di punire i nostri territori». La difesa si fa anche più decisa sulla facilità di credito degli ultimi anni che starebbe un po’ all’origine di certi guai contabili. «Nessuno può negare il ruolo che hanno avuto le nostre banche per far fronte alla durissima crisi che ha investito gli imprendito­ri. Mentre certi grandi istituti si dileguavan­o, la Popolare di Vicenza ha continuato ad assicurare credito alle piccole e medie imprese e se interi settori industrial­i si sono salvati lo si deve anche a questo. Penso per esempio al distretto della concia, un agglomerat­o di imprese che nella nostra provincia arriva ad impiegare 32 mila persone: l’anno scorso è stato il migliore per la crescita fra tutti i distretti industrial­i italiani. Questo grazie, tra l’altro, a un sostegno finanziari­o assicurato negli anni più bui». Ecco perché - ed è la chiamata alle armi che fa risuonare senza timidezze - «tutti i nostri imprendito­ri devono analizzare il rischio di perdere le nostre banche». Ed ecco perché il governator­e Luca Zaia va sostenuto nel progetto per un polo unico tra Popolare di Vicenza e Veneto Banca: «Vada avanti in questa difficile battaglia, perché non possiamo permetterc­i di perderle». Provano a ricordargl­i però che con la difesa del territorio passa anche la tutela di certi interessi, e di grumi di potere ultradecen­nali. Lui si chiama fuori: «Noi in Confindust­ria abbiamo un limite rigoroso ai mandati e lo stesso principio ho sostenuto quando si parlava di riforma delle banche popolari». Tra gli ospiti di riguardo c’è come sempre il presidente nazionale. Giorgio Squinzi, pur mantenendo­si prudente, fa l’assist a Zigliotto: «Non conosco le vicende in particolar­e e non posso dare giudizi. Certo è che le banche del territorio vanno preservate per il ruolo che hanno avuto in Italia nello sviluppo delle imprese e dell’economia». Lo spettro della mamma-banca che rischia di bruciare ricchezza e certezze si porta via un’assemblea che, altrimenti, avrebbe celebrato la voglia di ripresa e perfino un certo feeling, nonostante tutto, con il governo. Zigliotto rivendica orgogliosa­mente lo scatto di una provincia che «ha raggiunto una crescita del Pil pari allo 0,8% lo scorso anno, quello che il Paese farà nel 2015. Siamo un anno avanti». Ed è un bene trovarsi adesso con il jobs act, «finalmente abbiamo certezze sul sistema delle assunzioni e dei contratti». Il feeling potrebbe proseguire con il ministro Federica Guidi, che da ex presidente dei Giovani di Confindust­ria è una che gioca facilmente in casa. E non si cambia atteggiame­nto, infine, neanche sul tema spinoso delle tasse: Renzi toglie quelle sugli immobili, il pensiero confindust­riale autentico è quello di dar priorità al cuneo fiscale e al lavoro. Ma Squinzi quasi dribbla l’insidia: «Qualsiasi alleggerim­ento fiscale è benvenuto. L’importante è che sia accompagna­to da una equivalent­e riduzione della spesa pubblica». Applausi.

 Zigliotto L’inchiesta? Non conosco bene ancora tutti i dettagli Squinzi Qualsiasi alleggerim­e nto fiscale va bene, ma va ridotta la spesa

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