Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Bpvi, Confindustria scende in campo: faremo la nostra parte
Zuccato: ma prima la Borsa. Zigliotto: non lascio
VICENZA«Non appena la magistratura avrà chiarito un po’ il quadro, Confindustria si farà parte attiva e diligente per trovare imprenditori disponibili a sostenere i nostri istituti». Il leader degli industriali veneti Roberto Zuccato scende in campo per Bpvi. Giuseppe Zigliotto: «Non lascio».
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VICENZA Nel buio del capannone in Fiera, dove quasi si disperde la folla degli imprenditori (se ne contano milleduecento, ma sembrano meno), Giuseppe Zigliotto si confessa e si congeda: non per annunciare dimissioni da presidente di Confindustria Vicenza che sicuramente non arriveranno, ma per salutare i colleghi alla sua ultima assemblea da leader dell’associazione. E ringraziarli. Soprattutto di non avergli voltato le spalle, di non averne chiesto la testa.
È una strana assemblea, dominata dal tracollo della Banca Popolare e dall’inchiesta giudiziaria che ne è conseguita. Zigliotto sale sul palco da leader ma anche da indagato. E anche se «un avviso di garanzia non è una condanna in tribunale», come ribadisce ai cronisti alla prima domanda, poi ammette: «Venire qui è stato difficile». La prende un po’ larga: «Fare l’imprenditore significa assumersi dei rischi. E, correndoli, a volte ci si può trovare da soli». Ma la solidarietà espressa dalla giunta della sua associazione lo ha convinto a non farsi da parte: «Dai colleghi ho avuto sostegno unanime, ho potuto raccogliere il coraggio per poter andare avanti». Finirà il mandato, che scadrà la prossima primavera. Confortato, anche se «con l’amaro in bocca», Zigliotto prova un po’ a difendere se stesso e la banca di cui è consigliere di amministrazione. Incarico sul quale, peraltro, sfuma: «Dimettermi dal cda della Popolare? Vedremo nei prossimi giorni».Quanto alla vicenda giudiziaria che lo coinvolge, parla di «dettagli ancora poco conosciuti. Non ho capito bene cosa avrei combinato». Il tono è quasi più incredulo che polemico, ma sul ruolo della Popolare di Vicenza e sulla rivoluzione dettata dal governo Renzi, un preludio agli sconquassi di queste settimane, il presidente non arretra: «Si è voluta una riforma per la trasformazione delle nostre banche in spa, si è imposto un processo di quotazione. Posso anche dire: capisco. Quello che comprendo di meno è che si sia voluto tutto questo in tempi così rapidi. E poi mi domando; perché le banche cooperative sì e certe grandi coop di consumo no, anche se magari fanno ricavi così consistenti da essere analoghi a quelli delle Popolari? Non vorrei che, dietro tutto ciò, ci sia stata la volontà di punire i nostri territori». La difesa si fa anche più decisa sulla facilità di credito degli ultimi anni che starebbe un po’ all’origine di certi guai contabili. «Nessuno può negare il ruolo che hanno avuto le nostre banche per far fronte alla durissima crisi che ha investito gli imprenditori. Mentre certi grandi istituti si dileguavano, la Popolare di Vicenza ha continuato ad assicurare credito alle piccole e medie imprese e se interi settori industriali si sono salvati lo si deve anche a questo. Penso per esempio al distretto della concia, un agglomerato di imprese che nella nostra provincia arriva ad impiegare 32 mila persone: l’anno scorso è stato il migliore per la crescita fra tutti i distretti industriali italiani. Questo grazie, tra l’altro, a un sostegno finanziario assicurato negli anni più bui». Ecco perché - ed è la chiamata alle armi che fa risuonare senza timidezze - «tutti i nostri imprenditori devono analizzare il rischio di perdere le nostre banche». Ed ecco perché il governatore Luca Zaia va sostenuto nel progetto per un polo unico tra Popolare di Vicenza e Veneto Banca: «Vada avanti in questa difficile battaglia, perché non possiamo permetterci di perderle». Provano a ricordargli però che con la difesa del territorio passa anche la tutela di certi interessi, e di grumi di potere ultradecennali. Lui si chiama fuori: «Noi in Confindustria abbiamo un limite rigoroso ai mandati e lo stesso principio ho sostenuto quando si parlava di riforma delle banche popolari». Tra gli ospiti di riguardo c’è come sempre il presidente nazionale. Giorgio Squinzi, pur mantenendosi prudente, fa l’assist a Zigliotto: «Non conosco le vicende in particolare e non posso dare giudizi. Certo è che le banche del territorio vanno preservate per il ruolo che hanno avuto in Italia nello sviluppo delle imprese e dell’economia». Lo spettro della mamma-banca che rischia di bruciare ricchezza e certezze si porta via un’assemblea che, altrimenti, avrebbe celebrato la voglia di ripresa e perfino un certo feeling, nonostante tutto, con il governo. Zigliotto rivendica orgogliosamente lo scatto di una provincia che «ha raggiunto una crescita del Pil pari allo 0,8% lo scorso anno, quello che il Paese farà nel 2015. Siamo un anno avanti». Ed è un bene trovarsi adesso con il jobs act, «finalmente abbiamo certezze sul sistema delle assunzioni e dei contratti». Il feeling potrebbe proseguire con il ministro Federica Guidi, che da ex presidente dei Giovani di Confindustria è una che gioca facilmente in casa. E non si cambia atteggiamento, infine, neanche sul tema spinoso delle tasse: Renzi toglie quelle sugli immobili, il pensiero confindustriale autentico è quello di dar priorità al cuneo fiscale e al lavoro. Ma Squinzi quasi dribbla l’insidia: «Qualsiasi alleggerimento fiscale è benvenuto. L’importante è che sia accompagnato da una equivalente riduzione della spesa pubblica». Applausi.
Zigliotto L’inchiesta? Non conosco bene ancora tutti i dettagli Squinzi Qualsiasi alleggerime nto fiscale va bene, ma va ridotta la spesa