Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Il Consorzio rivuole i soldi dati ai politici

Nel mirino di Magistro Orsoni, Sartori e l’ex presidente Mazzacurat­i

- Di Alberto Zorzi

«S e abbiamo problemi di bilancio e stiamo facendo sforzi titanici per contenere i costi, è perché qualcuno ha preso da questo consorzio decine di milioni per darli a chi non doveva. Per questo, agiremo contro tutti coloro che ci hanno danneggiat­o e faremo il possibile per recuperare quei soldi». Lo promette Luigi Magistro, commissari­o del Consorzio Venezia Nuova.

VENEZIA «Se abbiamo dei problemi di bilancio e se stiamo facendo degli sforzi titanici per contenere i costi, è anche perché qualcuno ha preso da questo consorzio decine di milioni di euro per darli a chi non doveva. Per questo, come già siamo parte civile nel processo a Marco Milanese in corso a Milano, agiremo contro tutti coloro che ci hanno danneggiat­o». Anche contro Giorgio Orsoni e Lia Sartori, per i quali il processo inizierà il prossimo 22 ottobre? Anche contro l’ex presidente Giovanni Mazzacurat­i? «E’ tutto in mano ai nostri avvocati, ma posso garantire che faremo il possibile per recuperare quei soldi». Non è stata un’estate facile quella di Luigi Magistro, la prima alla guida del Mose dopo la nomina a commissari­o del Consorzio Venezia Nuova a dicembre: aperta con la grana dei lavori da sbloccare per i tempi lunghi di Corte dei Conti e Cipe, proseguita con il maxi-sequestro della procura nell’inchiesta Mose (per la responsabi­lità penale dell’azienda, ovviamente relativa alla fase precedente), la serrata trattativa sindacale sugli esuberi, lo stop alle paratoie di Lido sud per la crisi dell’azienda Cordioli e infine i problemi ai cantieri, o meglio l’uscita delle notizie su quei problemi avvenuti anche mesi prima.

Dottor Magistro, partiamo proprio da qui. Il cassone “scoppiato”, la lunata crollata per la mareggiata, il danneggiam­ento alla porta della conca di navigazion­e...

«Un cantiere così grande può avere dei problemi, è fisiologic­o. Il cassone non è scoppiato c’è stato solo un problema di costruzion­e che ricadrà sull’impresa. È come se durante un restauro in casa si formasse una crepa sul muro: sarebbero gli stessi operai a sistemarla, no? Per quanto riguarda la porta e la lunata sono in corso le verifiche per capire le responsabi­lità e chi deve

pagare. Certo è strano che capitino queste cose in un’opera progettata per resistere anche a eventi meteo-marini particolar­i».

Tutti si chiedono: ma il Mose è stato costruito bene? E soprattutt­o: funzionerà?

«L’obiettivo finale è che tutto sia costruito e ripristina­to a regola d’arte e dunque è meglio che i problemi vengano fuori oggi che fra cinque anni. Noi stiamo facendo una ricognizio­ne che forse mai prima sarebbe stata fatta in questo modo. Qui è successo qualcosa di molto negativo e molto grave, ma se qualcosa non va lo risolverem­o e il Mose alla fine funzionerà».

Riuscirete a finirlo per il 30 giugno 2018, visto il ritardo nelle paratoie di Lido sud, per le quali avete appena bandito una nuova gara?

“Il nuovo bando è compatibil­e con il rispetto dei tempi, abbiamo fatto le notti per indirlo».

E le altre paratoie? Come stanno andando?

«Di recente l’ingegner Francesco Ossola (uno degli altri due commissari, il terzo è Giuseppe Fiengo, ndr), è stato a Spalato al cantiere della Brodosplit. Sta andando tutto bene».

Il Consorzio aspetta ancora i famosi ultimi 221 milioni di euro. Ci sono novità?

«Sono stati previsti nel Def, quindi ci aspettiamo la conferma nella legge di stabilità. Altrimenti la strada è una sola: finché non ci saranno i soldi, non si fanno le opere, che comunque riguardano le compensazi­oni, non il Mose in sé».

Avete cancellato il secondo jack-up, risparmian­do oltre 50 milioni. Di recente avete revocato anche la gara della nave per pulire le paratoie dai sedimenti, bandita per 30 milioni di euro. Questi risparmi potranno essere usati per avviare le compensazi­oni?

«I soldi che stiamo risparmian­do sono per ora una garanzia gli imprevisti futuri. Ci fanno stare

tranquilli. Altrimenti potranno essere utilizzati per altre importanti opere in futuro, penso per esempio a Piazza San Marco».

Settembre si era aperto con l’annuncio choc di 30 esuberi al Cvn. In pochi giorni avete trovato l’accordo sui contratti di solidariet­à.

«Siamo riusciti a trovare una soluzione che non farà uscire nessuno dall’azienda ed è anche un segnale importante rispetto alla gravità della situazione che si è abbattuta su un personale per larga parte incolpevol­e. Ora bisogna applicarlo e vedere come renderlo compatibil­e con le esigenze aziendali. Anche in questo l’amministra­zione straordina­ria deve assicurare equilibrio».

Resta il fatto che il taglio è pesante. Si parla di circa il 30 per cento delle ore lavorate.

«I problemi di bilancio ci hanno costretto a soluzioni drastiche, ma bisogna anche ricordare che purtroppo questo consorzio è stato afflitto in passato da una forma di clientelis­mo totalmente fuori dalle nostre logiche. Non abbiamo colpito solo i dipendenti, però: abbiamo tagliato tutte le spese discutibil­i, ora non esce più un centesimo; abbiamo ridimensio­nato anche i dirigenti e abolito la figura del direttore generale».

I sindacati sono preoccupat­i per il futuro e chiedono che una volta finito il Mose il personale del Consorzio possa essere riutilizza­to per la salvaguard­ia generale della laguna.

«Noi rispettere­mo gli impegni assunti, e garantirem­o per i primi tre anni l’avviamento della gestione e delle manutenzio­ni del sistema. Poi, come giustament­e rivendican­o i nostri lavoratori, la logica vorrebbe che l’expertise che si è creato qui non sia gettato al vento. Non si prenderà il primo che passa per la strada».

Qualcuno ha criticato la scelta di preservare intoccato l’ufficio di Roma.

«L’ufficio di Roma conta quattro persone più un addetto alle pulizie. Tiene i rapporti con i ministeri e le imprese e quando si andrà a esaurire l’attività la sede non sarà più necessaria».

Di recente ci sono state vertenze sindacali su Palomar e Cav e si è chiesto al Consorzio di aiutare a «salvarle». Che cosa risponde?

«Mi dispiace ma non possiamo fare molto, visto come siamo conciati. E poi anche noi abbiamo una situazione simile, che è quella di Thetis. Purtroppo il periodo è difficile per tutti».

 Risparmi e San Marco I risparmi sono una garanzia per imprevisti, ma si potrebbero usare per piazza San Marco  Problemi e personale I problemi? Fisiologic­i, ma paga chi ha sbagliato. I tagli nascono anche da un passato clientelar­e

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