Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Bancarotta milionaria. «Processate Compiano»
«Distrasse 36 milioni»: chiesto il rinvio a giudizio per l’ex patron di Nes e quattro membri del Cda. «Mi difenderò»
TREVISO Martedì 2 ottobre 2013 Veneto Banca e Intesa San Paolo denunciano alla Finanza la sparizione di 28 milioni di euro dal caveau di Silea della North East Services. Prese il via così l’inchiesta su Luigi Compiano e sul gruppo di aziende del settore della sicurezza da lui amministrato, e finito in una voragine da oltre 100 milioni di euro tra ammanchi e debiti. Erano seguiti l’amministrazione straordinaria, il fallimento della Nes e il sequestro a scopo preventivo di un vero e proprio patrimonio tra auto d’epoca e di lusso, barche, mobili pregiati, antichi tappeti e vari oggetti d’antiquariato finiti all’asta (la prossima è fissata per il 9 ottobre). Ora, a due anni di distanza, per l’ex patron arriva la richiesta di rinvio a giudizio.
A Compiano viene contestata la bancarotta fraudolenta e patrimoniale per distrazione. Ma la medesima richiesta ha raggiunto anche i quattro consiglieri di amministrazione, Filippo Silvestri, Angelo Monti, Paolo Ricciardi e Fabrizio Ricoldi, accusati di bancarotta semplice. A firmare entrambe è stato il pubblico ministero Massimo De Bortoli, che ha coordinato l’indagine del nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza, durata oltre un anno. All’ex imprenditore la procura contesta una distrazione di beni per 36 milioni di euro e di non aver fatto nulla per recuperare 8 milioni e 320 mila euro di crediti che vantava da varie società, come gli era stato più volte sollecitato dal collegio dei sindaci. Deve rispondere anche di dichiarazione infedele per 12,5 milioni di euro per gli esercizi dal 2006 al 2012.
I quattro membri del Cda sono invece accusati di aver aggravato il dissesto societario per colpa grave, essendosi astenuti dall’esigere il pagamento dei crediti e non avendo chiesto il fallimento della società, che già dal 2011 si presentava in condizioni di grave dissesto. L’ex patron era stato inizialmente indagato per appropriazione indebita (reato poi assorbito dalla bancarotta per distrazione), per la sparizione di 40 milioni di euro dal caveau di Silea. E proprio partendo da quegli ammanchi, la procura ha ricostruito 18 anni di prelievi che hanno causato la fine dell’impero nel settore della vigilanza, fondato dal padre Arnaldo. «Ce lo aspettavamo – commenta l’avvocato Piero Barolo, legale di Compiano –. Così com’è nella natura delle cose che il reato di bancarotta contestato non sussiste».
Il legale è quindi pronto a dare battaglia in dibattimento e ha già annunciato che Compiano non ricorrerà a riti alternativi: «Non ci sono dubbi, ci difenderemo in aula». Escono invece indenni dall’inchiesta gli ex dipendenti Massimo Schiavon e Nicola Campagnaro, per i quali la Procura ha chiesto l’archiviazione dell’accusa di appropriazione indebita, ritenendo di non avere elementi sufficienti a sostenerla in giudizio. I due si erano sempre difesi, asserendo di aver solo eseguito ordini del titolare.