Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Profughi, primi ricorsi duecento in tribunale Onlus a caccia di legali
Le prefetture: «Ad oggi il 20% delle istanze rigettate è finito in Corte d’Appello» E la polizia potenzia la vigilanza nelle stazioni. Il Coisp: «Pochi uomini e mezzi»
VENEZIA Finora, su 919 domande di asilo esaminate in prefettura a Verona e mille a Padova, lo status di rifugiato è stato concesso solo al 6% dei migranti. Eppure i ricorsi depositati sono appena 206, perché ci vuole un anno per avere il «verdetto» e per carenza di legali con gratuito patrocinio. Le associazioni li stanno cercando.
PADOVA Su un punto prefetti e sindaci veneti sono perfettamente d’accordo, tanto da aver lanciato lo stesso appello al ministro dell’Interno, Angelino Alfano: vanno ridotti i tempi per l’esame dei ricorsi presentati dai migranti che non hanno ottenuto l’asilo politico. Oggi tra il deposito e il verdetto finale passa un anno, durante il quale l’interessato rimane in un limbo, non è ancora nè clandestino nè rifugiato. E quindi non può lavorare, ottenere nuovi documenti, riorganizzarsi una vita. Deve restare a carico del governo. Ma spesso si volatilizza, diventa clandestino, tenta la fuga in altri Paesi, quando non finisce nella rete della criminalità. Ecco, i tempi della giustizia sono uno dei motivi alla base dei pochi ricorsi finora presentati in Veneto da profughi non riconosciuti tali dalle commissioni di Verona, competente anche per le province di Belluno, Bolzano, Trento, Treviso, Verona e Vicenza, e Padova, cui convergono pure le istanze di Rovigo e Venezia. Al 24 settembre la prefettura scaligera contava 2727 domande pendenti (919 delle quali esaminate) e 106 ricorsi. Lo status di rifugiato è stato concesso solo al 6,3% dei richiedenti, rifiutato al 62,8%. I primi trenta ricorsi sono stati discussi in Corte d’Appello a Venezia a metà settembre e se ne attende l’esito, gli altri 76 saranno dibattuti tra ottobre e novembre.
Nella città del Santo la commissione insediata dal ministero dell’Interno ha vagliato mille istanze e deve valutarne altre 1400, 300 delle quali ereditate da Verona. Al 31 agosto è stato rifiutato l’asilo a 450 migranti, 75 dei quali hanno presentato ricorso. «Sono dati incompleti — precisa la prefettura — da agosto i diretti interessati hanno 30 giorni di tempo per ricorrere ed è possibile l’abbia fatto più di qualcuno. Finora circa il 20% impugna la notifica ricevuta». E di motivi ce ne sono altri due. Primo: chi arriva non parla l’italiano, non sa come muoversi, a meno che non venga assistito dalla cooperativa incaricata dell’accoglienza o da un’associazione di volontariato. Secondo: si deve trovare un avvocato che segua la pratica con il gratuito patrocinio e non è facile. «Non si può improvvisare un ricorso — conferma Marzio Sturaro di «Razzismo Stop», forte di una rete di legali specializzati e con gratuito patrocinio — è una pratica complessa e costosa e poi bisogna preparare i migranti al colloquio con la commissione. Altrimenti rischiano, per la mancata conoscenza dell’italiano, o per ingenuità, di cadere su domande molto semplici. Per esempio, se chiedono: tu sei qui per cercare lavoro? E’ chiaro che uno risponda di sì, ma sbaglia. Se vuole ottenere l’asilo deve spiegare le ragioni che gli rendono impossibile il rientro in patria, cioè guerra, fame, discriminazioni, persecuzioni». «Noi abbiamo i nostri legali, che tengono incontri di autoformazione — rivela Stefano Ferro, volontario di «Percorso vita», la onlus di don Luca Faverin, una delle prime ad aver alloggiato i profughi in case private —. E poi ci appoggiamo agli Avvocati di strada e ai Giuristi democratici».
Tante altre cooperative e associazioni stanno cercando legali, in particolare tra Padova, Venezia e Treviso. «E’ vero, sono tanti gli stranieri decisi a presentare ricorso — nota l’avvocato padovano Giovanna Berti — sono stata contattata anch’io, da una struttura che ne ospita 120, da chi gestisce l’accoglienza nella caserma Prandina e direttamente da alcuni migranti. Ho dato la mia disponibilità, ho il gratuito patrocinio e inizierò a depositare le prime pratiche tra ottobre e novembre».
Intanto resta difficile la gestione dell’inarrestabile ondata di arrivi. L’ultimo sos lo lancia il Coisp, sindacato di polizia, con il segretario Franco Maccari: «Le migliaia di migranti che spariscono dal Sud Italia ricompaiono nelle stazioni ferroviarie del Nord, decisi a raggiungere il Brennero e poi l’Austria o la Germania. In Veneto è stato chiesto alla Polfer di intensificare i controlli negli scali e sui treni, per impedire ai clandestini di partire, ma come fanno pattuglie di 4 agenti a vigilare su una stazione e su convogli con 20 accessi? E se fermano i sospetti cosa ne devono fare, visto che non ci sono aree attrezzate di sosta dove trattenerli in attesa di identificazione? Mancano pure protocolli operativi».