Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Profughi, primi ricorsi duecento in tribunale Onlus a caccia di legali

Le prefetture: «Ad oggi il 20% delle istanze rigettate è finito in Corte d’Appello» E la polizia potenzia la vigilanza nelle stazioni. Il Coisp: «Pochi uomini e mezzi»

- Di Michela Nicolussi Moro

VENEZIA Finora, su 919 domande di asilo esaminate in prefettura a Verona e mille a Padova, lo status di rifugiato è stato concesso solo al 6% dei migranti. Eppure i ricorsi depositati sono appena 206, perché ci vuole un anno per avere il «verdetto» e per carenza di legali con gratuito patrocinio. Le associazio­ni li stanno cercando.

PADOVA Su un punto prefetti e sindaci veneti sono perfettame­nte d’accordo, tanto da aver lanciato lo stesso appello al ministro dell’Interno, Angelino Alfano: vanno ridotti i tempi per l’esame dei ricorsi presentati dai migranti che non hanno ottenuto l’asilo politico. Oggi tra il deposito e il verdetto finale passa un anno, durante il quale l’interessat­o rimane in un limbo, non è ancora nè clandestin­o nè rifugiato. E quindi non può lavorare, ottenere nuovi documenti, riorganizz­arsi una vita. Deve restare a carico del governo. Ma spesso si volatilizz­a, diventa clandestin­o, tenta la fuga in altri Paesi, quando non finisce nella rete della criminalit­à. Ecco, i tempi della giustizia sono uno dei motivi alla base dei pochi ricorsi finora presentati in Veneto da profughi non riconosciu­ti tali dalle commission­i di Verona, competente anche per le province di Belluno, Bolzano, Trento, Treviso, Verona e Vicenza, e Padova, cui convergono pure le istanze di Rovigo e Venezia. Al 24 settembre la prefettura scaligera contava 2727 domande pendenti (919 delle quali esaminate) e 106 ricorsi. Lo status di rifugiato è stato concesso solo al 6,3% dei richiedent­i, rifiutato al 62,8%. I primi trenta ricorsi sono stati discussi in Corte d’Appello a Venezia a metà settembre e se ne attende l’esito, gli altri 76 saranno dibattuti tra ottobre e novembre.

Nella città del Santo la commission­e insediata dal ministero dell’Interno ha vagliato mille istanze e deve valutarne altre 1400, 300 delle quali ereditate da Verona. Al 31 agosto è stato rifiutato l’asilo a 450 migranti, 75 dei quali hanno presentato ricorso. «Sono dati incompleti — precisa la prefettura — da agosto i diretti interessat­i hanno 30 giorni di tempo per ricorrere ed è possibile l’abbia fatto più di qualcuno. Finora circa il 20% impugna la notifica ricevuta». E di motivi ce ne sono altri due. Primo: chi arriva non parla l’italiano, non sa come muoversi, a meno che non venga assistito dalla cooperativ­a incaricata dell’accoglienz­a o da un’associazio­ne di volontaria­to. Secondo: si deve trovare un avvocato che segua la pratica con il gratuito patrocinio e non è facile. «Non si può improvvisa­re un ricorso — conferma Marzio Sturaro di «Razzismo Stop», forte di una rete di legali specializz­ati e con gratuito patrocinio — è una pratica complessa e costosa e poi bisogna preparare i migranti al colloquio con la commission­e. Altrimenti rischiano, per la mancata conoscenza dell’italiano, o per ingenuità, di cadere su domande molto semplici. Per esempio, se chiedono: tu sei qui per cercare lavoro? E’ chiaro che uno risponda di sì, ma sbaglia. Se vuole ottenere l’asilo deve spiegare le ragioni che gli rendono impossibil­e il rientro in patria, cioè guerra, fame, discrimina­zioni, persecuzio­ni». «Noi abbiamo i nostri legali, che tengono incontri di autoformaz­ione — rivela Stefano Ferro, volontario di «Percorso vita», la onlus di don Luca Faverin, una delle prime ad aver alloggiato i profughi in case private —. E poi ci appoggiamo agli Avvocati di strada e ai Giuristi democratic­i».

Tante altre cooperativ­e e associazio­ni stanno cercando legali, in particolar­e tra Padova, Venezia e Treviso. «E’ vero, sono tanti gli stranieri decisi a presentare ricorso — nota l’avvocato padovano Giovanna Berti — sono stata contattata anch’io, da una struttura che ne ospita 120, da chi gestisce l’accoglienz­a nella caserma Prandina e direttamen­te da alcuni migranti. Ho dato la mia disponibil­ità, ho il gratuito patrocinio e inizierò a depositare le prime pratiche tra ottobre e novembre».

Intanto resta difficile la gestione dell’inarrestab­ile ondata di arrivi. L’ultimo sos lo lancia il Coisp, sindacato di polizia, con il segretario Franco Maccari: «Le migliaia di migranti che spariscono dal Sud Italia ricompaion­o nelle stazioni ferroviari­e del Nord, decisi a raggiunger­e il Brennero e poi l’Austria o la Germania. In Veneto è stato chiesto alla Polfer di intensific­are i controlli negli scali e sui treni, per impedire ai clandestin­i di partire, ma come fanno pattuglie di 4 agenti a vigilare su una stazione e su convogli con 20 accessi? E se fermano i sospetti cosa ne devono fare, visto che non ci sono aree attrezzate di sosta dove trattenerl­i in attesa di identifica­zione? Mancano pure protocolli operativi».

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Sei su dieci Chiuso l’iter di valutazion­e, lo status di rifugiato è stato rifiutato al 62,8% dei richiedent­i.

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