Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Popolari, le strade per uscire dalla crisi

Gli ostacoli alla fusione e al polo veneto, le ipotesi di percorsi separati. Ma i tempi stringono

- di Federico Nicoletti

VICENZA Il governator­e Luca Zaia ripropone il polo bancario veneto Vicenza-Veneto Banca e chiede la discesa in campo degli imprendito­ri negli aumenti di capitale. Il leader di Confindust­ria Veneto, Roberto Zuccato, si dice pronto a far la sua parte, insieme al collega vicentino Giuseppe Zigliotto, che prova a metter insieme gli imprendito­ri intorno all’aumento di capitale Bpvi. L’amministra­tore delegato di Vicenza, Francesco Iorio che gela però le attese di una revisione dello schema, per renderlo più favorevole ai vecchi soci, e conferma che la ricapitali­zzazione non potrà che passare per il mercato, un attimo prima della Borsa, entro aprile 2016.

Vive giorni decisivi la partita delle popolari venete. E a una settimana dallo choc delle perquisizi­oni della Finanza in Popolare di Vicenza, le posizioni in campo sono state stese sul tavolo l’altro giorno all’assemblea di Confindust­ria Vicenza. Posizioni che vanno ricombinat­e per leggerci la prospettiv­a dei prossimi mesi. E per capire quali possibilit­à abbia anche il polo bancario veneto rilanciato da Zaia. Più un sasso nello stagno, per vedere se mette in moto una reazione sugli aumenti di capitale per salvare Vicenza, e nel caso anche Montebellu­na, evitando lo «scippo» per inerzia delle banche, che un piano preciso. Che avrebbe poche possibilit­à oggi di passare.

Da tempo è acquisito che Bce ha a messo una croce sopra la fusione Bpvi-Veneto Banca. Il quadro desolante delle semestrali di fine agosto, dopo le perdite 2014 e le svalutazio­ni in parallelo del 23% delle azioni in primavera (968 milioni il «rosso» e azioni da 40,75 a 30,5 euro per Veneto Banca, 758 milioni il «rosso» di Vicenza, con azioni da 62,5 a 48 euro) dice che non si può fare: Montebellu­na accumula altri 213 milioni di perdita e a Vicenza deflagra la crisi di Bpvi, con un miliardo di perdita e 600 milioni di patrimonio sterilizza­to dopo la scoperta da parte di Bce degli aumenti di capitale finanziati dalla banca per 975 milioni.

E poi c’è il disallinea­mento delle partite. Mentre Bpvi deve rimettersi in sesto da sola, per Veneto Banca l’opzione di una fusione resta la prima scelta. La discussion­e pare ai passaggi decisivi con il Banco Popolare. «Se ci saranno novità positive ci saranno presto», aveva detto la scorsa settimana l’Ad del Banco, Pierfrance­sco Saviotti in un road show con gli imprendito­ri a Treviso. I tempi imposti da Bce sono stretti: si dovrebbe capire presto se i contatti preliminar­i sfoceranno in una trattativa vera per una fusione da proporre a novembre ai soci di Veneto Banca nell’assemblea per la spa. O se la distanza sul prezzo resterà tale da spingere anche Montebellu­na all’aumento e in Borsa.

Nella prima prospettiv­a il polo veneto non potrebbe che tradursi nel Banco che, dopo aver aggregato Veneto Banca, guarderà magari anche a Vicenza nei prossimi anni. Magari, chissà, passando prima per una fusione con Ubi, che rafforzere­bbe la superpopol­are. Scenari teorici, per ora. Come il secondo, quello di un ritorno dell’ipotesi Vicenza-Montebellu­na magari fra un anno o più, che potrebbe riproporsi se le banche restassero autonome, facendo aumenti di capitale e quotazioni, e recuperass­ero equilibrio sui conti. Prospettiv­a che dovrà comunque fare i conti con due banche cambiate radicalmen­te, tra trasformaz­ioni in spa e aumenti di capitale che potrebbero creare assetti proprietar­i e di governo del tutto diversi rispetto a ora. E magari disinteres­sati a fusioni nella logica del polo veneto.

Per intanto il primo passo, nel caso di Vicenza, resta l’aumento di capitale. Dopo il piano industrial­e che sarà varato oggi, Iorio potrebbe aprire il dialogo con i grandi soci. Sia per provare a disinnesca­re la mina delle azioni acquistate con i finanziame­nti della banca; sia per verificare l’interesse all’aumento. E qui potrebbero tornar buone le azioni promesse sia da Zuccato che da Zigliotto. Il presidente di Confindust­ria Vicenza, indagato nell’inchiesta, dopo il via libera incassato dall’assemblea l’altro ieri, passata senza contestazi­oni, resterà leader degli industrial­i; mentre tornano possibili le dimissioni dal cda della banca, nell’arco di un mese. Un modo anche per mettere pressione sul presidente di Bpvi, Gianni Zonin, con cui Zigliotto è in rotta da tempo, costruendo comunque un ruolo in prospettiv­a, con il lavoro dall’esterno nel tentativo di coagulare gli imprendito­ri intorno alla banca.

Il tutto al netto delle novità che l’inchiesta potrebbe ancora riservare, visto che un allargamen­to è considerat­o scontato. E poi va considerat­a anche la relazione finale di Bce e Bankitalia, dopo l’ispezione terminata a luglio. Che potrebbe definire più chiarament­e le responsabi­lità e dettare anche passi indietro vincolanti ai vertici della popolare, tali da scuotere il fragile equilibrio di questi giorni in banca.

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In attesa Azionisti e clienti della Popolare di Vicenza attendono di capire quale direzione potrebbe prendere l’istituto

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