Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Non paga i contributi per i dipendenti, il giudice gli dà ragione
VENEZIA Come altri imprenditori travolti dalla crisi, ad un certo punto anche Bruno Penzo si è trovato ad un bivio: pagare dipendenti e fornitori, o versare i contributi previdenziali. Il ferraiolo di Chioggia ha deciso di saldare stipendi e fatture, dopodiché ha chiuso la sua impresa di griglie metalliche per il cemento armato, ma da Equitalia gli è arrivato un maxi-conto per i mancati adempimenti verso Inps e Inail: 676.487,57 euro. Il tribunale di Venezia ha però annullato le cartelle di pagamento, riconoscendo le ragioni del ricorso presentato tramite l’associazione per la tutela del consumatore Aua, secondo cui la società di riscossione ha agito senza un valido titolo esecutivo.
La legge dispone che «per la riscossione coattiva delle somme non pagate il concessionario procede ad espropriazione forzata sulla base del ruolo», vale a dire del foglio su cui sono indicati le generalità del debitore, il suo codice fiscale e la somma dovuta, con la firma del funzionario dell’ente creditore. «In sostanza - afferma l’avvocato Francesco Carraro, difensore del fabbro - si tratta di un documento che, in una causa fra privati, equivale alla sentenza esecutiva, al decreto ingiuntivo esecutivo, all’assegno o alla cambiale protestati. Ma in questa vicenda dei ruoli non c’è traccia».
Scrive il giudice Paolo Corder (in foto) nelle motivazioni della sentenza: «Equitalia prima di emettere la cartella avrebbe dovuto accertarsi della correttezza formale del ruolo e, dunque, della sua esecutività. È in fondo ciò che si chiede al creditore privato, che prima di notificare il precetto deve verificare la regolarità formale del titolo». Sempre secondo il magistrato, tale onere spetta all’agente riscossore ed eventualmente agli enti impositori, non al debitore privato. Due aspetti che fanno esultare Lisa Cappelli, presidente dell’Aua: «Il motivo su cui si basa la sentenza potrebbe, a cascata, comportare l’annullamento di centinaia di migliaia di cartelle. Dunque anche Davide può battere Golia». Penzo tira un sospiro di sollievo: «Non ci dormivo più la notte, ero arrivato a pensare di farla finita. Magari Equitalia impugnerà la sentenza, ma intanto prendo fiato».