Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Profughi al lavoro (gratis) in undici Comuni

Siglato l’accordo in Prefettura: «Li impieghere­mo per manutenzio­ni e pulizie». Ma dodici sindaci, e la Lega, disertano

- Silvia Madiotto

TREVISO Potrebbero iniziare già oggi, potenzialm­ente. Ma i Comuni si riservano del tempo per parlarne con gli uffici e con i tecnici, per capire come potrebbero essere impiegati i profughi che volontaria­mente lavorerann­o sul territorio. Volontaria­mente è la parola chiave, dato che si tratta di prestazion­i gratuite e quindi saranno i migranti a scegliere di mettersi a servizio delle amministra­zioni.

Ieri pomeriggio in prefettura è stato finalizzat­o il protocollo d’intesa relativo allo svolgiment­o di attività socialment­e utili da parte dei profughi accolti nella Marca, firmato inizialmen­te dagli 11 Comuni presenti.

Cosa faranno

«Abbiamo aderito per la valenza politica che questo documento riveste – ha commentato il vicesindac­o di Treviso Roberto Grigoletto -. Presenta dei nodi che potranno essere sciolti in sede di convenzion­e. Si tratta prima di tutto di un cambio di atteggiame­nto e di prospettiv­a: queste persone possono dare un contributo importante alla comunità».

«Questo protocollo – aggiunge Miriam Giuriati, di Casier – risponde a chi dice che i profughi sono inattivi e sono mantenuti, mentre possono fare volontaria­to come restituzio­ne alla comunità che li accoglie. Nel nostro Comune potrebbero essere impiegati nei servizi di raccolta e pulizia nei giardini pubblici, per semplici manutenzio­ni del verde, e per questo ne parlerò con la cooperativ­a Alternativ­a Ambiente. C’è anche un percorso ciclopedon­ale che necessita di manutenzio­ni alle ringhiere di legno, e il parco da 90 mila metri quadri dell’ex caserma Serena in cui i profughi sono accolti». «Ci sarà la massima condivisio­ne su come impiegare queste persone – conferma Alberto Cappellett­o, di San Biagio -, e dipenderà dalle loro attitudini e competenze. Per noi potrebbe essere utile impiegarli nel decoro urbano».

Mancavano ieri alcuni dei sindaci che avevano aderito la settima scorsa, quando era stata presentata la bozza. Floriano Zambon, di Conegliano, aveva avvisato della sua assenza per altri impegni istituzion­ali: Per un sindaco, tra tutti i problemi da gestire quello dei profughi non è la priorità».

C’è chi dice no

In prefettura non c’erano invece per esplicita volontà i sindaci leghisti, come da ampia anticipazi­one dei vertici politici. Nessuna adesione, nessun tipo di accettazio­ne della presenza di profughi sul territorio. A ribadire la linea del no è intervenut­o il sindaco di Santa Lucia di Piave Riccardo Szumski: ha detto di non essere nelle condizioni di procedere ad «appositi momenti formativi evidenzian­do che, trattandos­i di soggetti che non conoscono la lingua italiana, con l’eventuale impiego dei migranti in attività di volontaria­to subentrere­bbero anche limiti in materia di sicurezza».

Il nodo assicurazi­one

Il plauso al protocollo è arrivato invece dal mondo sindacale. «È un passo in avanti importante sulla strada della civiltà – ha detto il segretario della Cisl Franco Lorenzon -, dell’accoglienz­a e di un senso realistico della presenza sul nostro territorio dei profughi e richiedent­i asilo».

Le associazio­ni di volontaria­to pongono l’accento su un’altra questione: «Il protocollo è positivo – chiude il presidente del Csv Alberto Franceschi­ni - per un metodo nuovo e per un approccio costruttiv­o dell’accoglienz­a e gestione dei richiedent­i asilo. Ma i costi necessari per impiegare queste persone in attività sociali, come la formazione e il materiale da utilizzare, non devono essere assunti dalle associazio­ni di volontaria­to, bensì dagli enti richiedent­i».

Giuriati (Casier) Ci aiuteranno anche a rimuovere i rifiuti, mantenere il verde e sistemare la ciclabile

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Alla Serena Un gruppo dei migranti ospitati nell’ex caserma a cavallo fra i Comuni di Treviso e Casier

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