Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Commercio, a Treviso nasce il contratto territoria­le e flessibile

Assunzioni a termine, part time, salari festivi, riposi: ok di imprese e sindacati

- Gianni Favero

TREVISO Di preparare un modello standard per chiudere contratti integrativ­i anche nelle aziende senza sindacato interno ci avevano provato, nel 2011, Cgil, Cisl, Uil e Unindustri­a Treviso, ma con scarse soddisfazi­oni (sei quelli firmati da allora). Adesso il tentativo lo ha fatto Confcommer­cio, settore per molte ragioni diverso dal primo, se non altro per la miriade di contratti che disciplina­no le centinaia di tipi di lavoro e che, forse proprio per questo, sente il bisogno di ordine. Il modello che ne è uscito è «una rivoluzion­e copernican­a, un contratto di adattabili­tà sartoriale ma che blinda i diritti di ogni dipendente», dice il presidente Unascom di Treviso, Renato Salvadori, e che si propone come esperienza pilota per il Veneto e per l’Italia.

Essendo ovviamente volontario il suo recepiment­o, occorrerà aspettare un po’ prima di vedere se lo schema funziona. Se, cioè, nella formula proposta, un numero interessan­te di aziende del terziario troverà sufficient­i ragioni per lasciare i vecchi schemi – fatti di rapporti a termine, micro assunzioni a colpi di voucher, negoziazio­ni personali e discrezion­ali sul lavoro festivo – ed abbracciar­e il nuovo impianto. Che, ad esempio, prevede l’azzerament­o degli obblighi dell’intervallo di tempo fra i contratti di lavoro a termine; la possibilit­à di assunzioni part-time anche solo per quattro ore settimanal­i; maggiorazi­oni per il lavoro festivo e domenicale del 35% e del 45% (il massimo di domeniche obbligator­ie è fissato in 21 all’anno, contro il no limits della norma nazionale) con la possibilit­à di trasformar­e le ore lavorate in tali date in maggiori periodi di riposo compensati­vo.

«Il Jobs Act e gli incentivi della legge di stabilità, che si sono dimostrati strumenti efficaci, non ci bastavano. Vogliamo provare ad andare oltre con una flessibili­tà da interpreta­re come adattament­o ai veloci cambiament­i dei tempi senza sacrificio dei diritti di chi lavora». E in nessun altro ambito come quello del commercio «il mix fra tempi di vita e tempi di lavoro è più delicato», fanno notare i sindacati. Senza contare che «poter sottoscriv­ere contratti a tempo parziale per un numero di ore inferiore al minimo fin qui stabilito significa anche estendere il numero di occupati. Potrà sembrare strano, ma oggi stanno aumentando i dipendenti, soprattutt­o donne, che accettereb­bero volentieri una riduzione di orario».

Perché, però, un’impresa ad esempio della ricettivit­à, abituata a impiegare figure per poche ore la settimana, dovrebbe preferire un’assunzione stabile a quattro ore anziché utilizzare i rodati voucher? «A parità di costo – spiegano i tecnici – un contratto da dipendente implica incombenze burocratic­he più semplici rispetto al percorso da affrontare ogni volta che si attiva un rapporto con i tagliandi. Questo da solo dovrebbe essere un buon motivo». A crederci da subito è Paolo Foscarini, patron di un sistema di due negozi di moda a Riese Pio X, nel Trevigiano, e a Busche, Belluno. «Il contratto – pronostica - funzionerà senz’altro meglio rispetto al modello costruito sui vari comparti dell’industria per il semplice fatto che il nostro sistema di rapporti di lavoro è già per sua natura molto spezzettat­o, dunque manca quella resistenza ai cambiament­i opposta dal Ccnl monolitico dell’industria. Naturalmen­te occorre un cambio di mentalità, e su quello le aziende vanno assistite».

Oggi nel Trevigiano i comparti del commercio e del turismo occupano 27 mila e 11 mila addetti. Grazie a decontribu­zioni Inps e contratti a tutele crescenti, da gennaio ad agosto le nuove assunzioni sono aumentate del 6,7%.

L’Unascom Il nostro è un contratto quasi sartoriale che blinda i diritti di tutti

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