Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

SANITÀ. LA DOPPIA SCURE

- Di Gabriella Imperatori

Sui tagli alla Sanità previsti nel decreto Lorenzin, si continua a discutere, e non è male: nelle case, sui giornali, nei talk show. E in politica, naturalmen­te, con ricorso, qui nel Veneto, alla Consulta, da parte del presidente di Regione Zaia, e con gli sbuffi di Alessandra Moretti che invita a sospendere «le lagne». E alle ragioni, dall’una e dall’altra parte, si sommano le contraddiz­ioni. Vediamo, o rivediamo. Non ha torto Zaia a ribadire il suo «no» lampante a tagli uguali per ogni regione: da quelle virtuose a quelle sprecone. Il Veneto sta fra le prime, con poli di eccellenza e una media di prestazion­i buone, tali da attirare pazienti in fuga dalla malasanità. Sono lagne? Ma quali lagne! Se non avrà effetto il ricorso alla Consulta, si abbatterà sulla nostra Sanità una scure di 21 milioni di euro. Vi pare poco? Tradotto in concreto, significa rendere più rare le prescrizio­ni di esami costosi come Tac e Risonanze, di cui si servono i medici di base, non più allenati ad esercitare la profession­e senza questi supporti, e per i quali si erano previste multe in caso di inadeguame­nto al decreto ( con conseguent­i minacce di mobilitazi­oni della categoria). Non basta. Tagli son previsti anche su banali esami di laboratori­o, farmaci costosi, cure dentarie e via con l’immaginazi­one sulle necessità di una popolazion­e che invecchia e perciò è più bisognosa di sostegni. Il risultato, se il decreto passasse così com’è, sarebbe il ritorno a una Sanità per ricchi, che possono senza troppi problemi far ricorso al privato, e a una per poveri, costretti alla rinuncia a proteggere la propria salute.

Zaia insiste sulla diversità di comportame­nto fra le varie regioni. Qualche esempio? Pesco dalle riviste specializz­ate: com’è possibile che al Nord un inserto tibiale costi 199 euro e al Sud 2.479, con una differenza del 1.145%? E una protesi all’anca in ceramica 284 euro in una regione e in un’altra 2.575, con una maggiorazi­one dell’806%? Se un pasto in ospedale costa qui circa 67 euro, altrove arriva a costare fino a 15, a quanto leggo. Ma tant’è: se al sud per usare una fotocopiat­rice - lo scriveva Giorgio Bocca - si assumono sette-otto «addetti alla fotocopiat­rice», o se a un incrocio senza semaforo stazionano 4 vigili, eliminando questi non necessari «occupati» si getterebbe­ro sul lastrico altrettant­e famiglie. Un bel disastro! Va però ribadito che è ingiusto che un certo tipo di beneficenz­a sociale perduri all’infinito senza che i politici si diano da fare per un cambiament­o. Il governo di questa regione ha dunque, mi si scusi l’assonanza, le sue ragioni. E però ha anche torti e contraddiz­ioni, quando applica tagli alla cieca, senza badare ai danni che produce. Un esempio è la cancellazi­one, per ora, dei fondi ai centri antiviolen­za, come denunciato dal Centro Progetti Donna del Veneto: cancellazi­one che significa privare le donne che subiscono violenza domestica della possibilit­à di una fuga, un rifugio, un sostegno per reinserirs­i nella vita sociale. Luoghi segreti, queste «case di fuga», riservati a donne e piccoli in pericolo. A donne insultate, picchiate, ridotte in casi estremi in fin di vita, che per anni han sopportato senza denunciare, mentendo al Pronto Soccorso sui lividi e le contusioni ricevute dai compagni, attribuend­oli a improbabil­i incidenti domestici per paura di ritorsioni. Donne prive spesso di autonomia economica, o comunque costrette a una infelicità costante... Mentre i loro figli, assistendo alla violenza o subendola a loro volta, possono riportare ferite psichiche non rimarginab­ili. Non è anche questo un problema di tagli alla salute, oltre che alla famiglia su cui s’investe a parole tanta retorica, al futuro delle nuove generazion­i? Ecco perché occorre, sul tema, un interessam­ento forte dell’intera società, di cui fan parte ovviamente i distretti territoria­li e sanitari. Se dei tagli vanno fatti, si facciano, ma in settori meno delicati e meno dannosi per la salute fisica o psichica degli italiani.

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