Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

«Io industrial­e gay e le incomprens­ioni con i miei colleghi»

Parla Mech, l’imprendito­re che ha contestato Brugnaro

- Bonet

VENEZIA «Essere imprendito­re ed essere gay? Gli industrial­i si consideran­o un’élite del Paese ma purtroppo non sempre hanno l’apertura mentale che ci si aspettereb­be dalla categoria». Parla Gianluca Mech, il re della «tisanoreic­a», che all’assemblea di Confindust­ria Vicenza ha duramente attaccato Luigi Brugnaro, contrario alla teoria gender.

VICENZA Gianluca Mech è un imprendito­re, vicentino di Asigliano. È il presidente dell’azienda che porta il suo nome, arrivata a superare i 20 milioni di euro di fatturato. Ed è l’inventore della «tisanoreic­a», la dieta che ha rimesso in forma Silvio Berlusconi e Sharon Stone. Lunedì, mentre sul palco dell’assemblea di Confindust­ria Vicenza il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro (industrial­e pure lui, è il fondatore di Umana) ribadiva con la veemenza che l’ha reso celebre tutta la sua contrariet­à alle teorie gender, all’utero in affitto e ai matrimoni omosessual­i, Mech ha deciso di spezzare la liturgia confindust­riale, si è alzato in piedi e, avvicinand­osi al palco, ha gridato contro il collega tutta la sua indignazio­ne, prima di abbandonar­e la sala della Fiera.

Perché l’ha fatto?

«Perché o parlavo io o volavano le sedie. Davvero non mi sono potuto trattenere davanti a tanta violenza e cattiveria gratuite. L’ho vissuta malissimo. All’assemblea di Confindust­ria vado per parlare dei problemi del mio territorio e dell’Italia. Ne abbiamo così tanti… Voglio confrontar­mi con i colleghi sui temi dell’economia e del lavoro, sulle riforme da realizzare, sulle vie di uscita dalla crisi. E invece mi ritrovo sul palco il sindaco di Venezia, che non si capisce poi cosa c’entri con Vicenza, che sproloquia di gender e utero in affitto sostenendo che sono questi gli ostacoli che impediscon­o al Paese di crescere».

Brugnaro l’ha offesa?

«Non ne faccio una questione personale. Sono single e non ho figli. L’utero in affitto? Sono ambasciato­re di “Terre Des Hommes“, ho adottato 60 bambini a distanza in vari Paesi del mondo e voglio che crescano nelle loro famiglie. Ma come potevo tacere davanti agli insulti di Brugnaro, che peraltro non sa che all’utero in affitto non ricorrono le coppie gay ma quelle eterosessu­ali in cui la donna non può avere figli? Di fronte alla prepotenza e al razzismo, perché questo è, non

dobbiamo voltarci dall’altra parte. Noi imprendito­ri parliamo molto di “crescita” ma non c’è solo quella economica. L’Italia ha ancora tanta strada da fare in tema di diritti civili».

Qualcuno l’ha chiamata da Confindust­ria dopo quel che è successo?

«Ci vedremo giovedì (oggi, ndr) e mi attendo spiegazion­i, voglio che l’associazio­ne prenda una posizione chiara su questa storia. Viceversa potrei lasciare Confindust­ria. Per ora mi è stato soltanto detto che la situazione sarebbe sfuggita di mano perché i dirigenti dell’associazio­ne avrebbero accompagna­to Renzo Rosso fuori dalla sala e nessuno sarebbe quindi potuto intervenir­e per moderare Brugnaro».

La platea ha reagito alle sue proteste con mugugni di disapprova­zione e pure qualche insulto. L’ha stupita?

«Gli insulti li ho sentiti anch’io.

Non mi aspettavo che i colleghi reagissero così, anche questo mi ha fatto male. Vogliamo davvero tollerare che la caccia all’untore venga fatta sotto la bandiera di Confindust­ria? Così si rompe il patto tra noi, si spacca l’unità associativ­a».

Nessuno le ha manifestat­o solidariet­à?

«Qualcuno mi ha stretto la mano, guardandos­i però bene dallo sbilanciar­si in sala. Altri mi hanno scritto delle lettere e delle e-mail l’indomani. Diciamo che rispetto ai sostenitor­i di Brugnaro sono stati meno rumorosi ma capisco che chi non vive certi problemi sulla sua pelle faccia più fatica ad esporsi».

Essere imprendito­ri ed essere gay è difficile?

«Gli industrial­i si consideran­o un’élite del Paese ma purtroppo non sempre hanno l’apertura mentale che ci si aspettereb­be dalla categoria. C’è grande disagio, da parte mia come di altri, perché qualcuno vuol far passare il messaggio che un imprendito­re omosessual­e, se si muove al di fuori di alcuni ambiti ben definiti come la moda, vale meno di un imprendito­re eterosessu­ale. Ma le pare? Un fatto simile sarebbe stato impensabil­e in un’assise industrial­e negli Usa, in Germania o in Spagna. Brugnaro si è molto dilungato sui giovani che vanno all’estero, ma lo sa quanti di loro lasciano l’Italia per farsi una vita, vivere liberament­e un amore, potersi sposare?».

Si è mai sentito discrimina­to nel suo lavoro?

«Ci provano ogni giorno: il comun denominato­re degli attacchi è “cosa vuoi capire tu che sei gay…”. Si cerca di sfruttare l’orientamen­to sessuale per discrimina­re il concorrent­e agli occhi della clientela, creare attorno a lui un clima ostile e di derisione, anche se, come nel mio caso, non c’è nulla di esibito. Questa sì che è concorrenz­a sleale ma nel 2015 si rende ridicolo chi la pratica, più viaggio all’estero più mi rendo conto dell’assurdità di certi provincial­ismi».

Essere gay ed essere ricchi è più facile, come si dice?

«È chiaro che meno si dipende dagli altri e più ci si può esprimere in libertà, senza temere ritorsioni. Questo, però, aumenta la nostra responsabi­lità, dobbiamo essere la voce anche di chi ha più difficoltà a ribellarsi alla discrimina­zione, alla violenza, al bullismo».

Cercherà un chiariment­o anche con Brugnaro?

«Perché dovrei? Ripeto: è libero di far politica dicendo ciò che vuole, deve pur farsi votare. Ma il palco di Confindust­ria non è un comizio in piazza a Venezia, dev’essere rispettoso dei luoghi e delle persone che ha davanti».

Lo sa che due tra i più strenui oppositori delle teorie gender sono vicentini come lei? L’assessore all’Istruzione Elena Donazzan e il consiglier­e di Fratelli d’Italia Sergio Berlato.

«Non ho il piacere di conoscere Donazzan mentre conosco piuttosto bene Berlato, ci siamo parlati in più di un’occasione. Se ce ne saranno altre, mi piacerebbe capire perché la politica vuol essere così invasiva nella vita delle persone. Gli farò qualche domanda, chissà, magari mi convince…».

Gli industrial­i si consideran­o un’elite ma non c’è apertura mentale Le aziende concorrent­i provano a screditart­i agli occhi dei clienti, ti deridono

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 ??  ?? Gianluca Mech con Giulia e Silvia Provvedi, le «Donatella», scoperte da X-Factor e vincitrici dell’Isola dei Famosi
Gianluca Mech con Giulia e Silvia Provvedi, le «Donatella», scoperte da X-Factor e vincitrici dell’Isola dei Famosi

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