Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Aumento e Borsa La sfida di Iorio al territorio

Il manager vara il piano industrial­e e promette i dividendi: «Spero che gli azionisti partecipin­o all’aumento»

- Nicoletti

VICENZA «Mi auguro che gli attuali soci possano essere convinti del valore della banca e sottoscriv­ano l’aumento di capitale da 1,5 miliardi che partirà in primavera. C’è la possibilit­à che alcuni operatori istituzion­ali e privati possano partecipar­e in maniera anticipata allo stesso». La sfida del Ceo di BpVi, Francesco Iorio, al territorio.

VICENZA Salvo Cattolica, le controllat­e e le partecipaz­ioni non strategich­e sono sul mercato, da Farbanca alla Fiera di Verona a Save, «valutate in rapporto al reddito che danno o dismesse sulla base delle opportunit­à». Il patrimonio immobiliar­e è in vendita e l’ipotesi Fondazione per le elargizion­i sul territorio immaginata da Zonin nel cassetto come «non strategica». E poi 150 filiali in meno e il doloroso capitolo esuberi. In compenso una spa bancaria più leggera, che sarà tra «gli istituti italiani più patrimonia­lizzati dopo l’aumento, più di altri che si fregiano ora del ruolo di aggreganti», con un Cet1 al 12.6%. In utile già nel 2016 e che ne promette per 200 milioni nel 2018 e 330 nel 2020, per l’80% da distribuir­e in dividendi. Prendete la Popolare di Vicenza conosciuta fin qui, la banca «di sistema» delle relazioni economiche territoria­li e sempliceme­nte rottamatel­a.

Perché è un’altra èra quella che l’amministra­tore delegato Francesco Iorio ha delineato ieri nel piano industrial­e 2015-’20, approvato in cda e presentato poi ai sindacati. «Una banca che tornerà tra i protagonis­ti del sistema italiano», come ha promesso l’Ad. E che viene messa sul tavolo, di fronte al dibattito sul polo veneto e le cordate per mantenere qui la proprietà, come sfida in rottura col passato nel segno del mercato: dopo le chiacchier­e, pare dire Iorio, sta ora al territorio mettere i soldi e mostrare di voler tenere qui la proprietà. Anche sfruttando «finestre» ad hoc per vecchi soci, Fondazioni bancarie e fondi pensione. Altrimenti non mancherà chi si farà avanti per prendersi la spa, a valle della garanzia di Unicredit («che non è interessat­a - secondo l’Ad -: le quote di mercato da queste parti le ha già»).

Una rivoluzion­e. Iorio si presenta alle 17.30 davanti ai giornalist­i, dopo una giornata interminab­ile. Con lui non c’è il presidente Gianni Zonin ma il suo vice Iacopo De Francisco. E a una settimana dal blitz della Finanza, il plenipoten­ziario Iorio prova a riprenders­i la scena. Partendo dal piano industrial­e. Il manager dice di voler semplifica­re la banca:

Il futuro Stand alone? No, valuteremo aggregazio­ni paritetich­e I sindacati Attaccano sugli esuberi: «È una decimazion­e»

niente fabbriche prodotto, «servizio veloce e dinamico», concentrat­o tra Lombardia, Veneto, Friuli, Toscana, Lazio e Sicilia, intorno a due divisioni affidate a De Francisco. «E con una revisione dei controlli interni, con l'arrivo di figure per audit e compliance». E ancora erogazioni di nuovo credito per 7-8 miliardi in arco piano, «con l’unico limite della qualità degli attivi».

E poi c’è il capitolo tagli: via 150 delle 650 filiali e 575 esuberi (a fronte di 180 assunzioni): 300 da risolvere a inizio 2016 e altri 275 entro il 2020. A loro si aggiungono i 300 addetti della controllat­a Servizi bancari da esternaliz­zare a Sec Servizi. I sindacati sono già in allarme, dopo l’incontro della mattina. In una nota unitaria Fabi, Cgil, Cisl e Unisin parlano di «decimazion­e»: «Il rilancio non può partire dal sacrificio esclusivo dei dipendenti - scrivono - : non lasceremo indietro nessuno». «Gli esuberi saranno volontari e col fondo esuberi, com’è prassi - replica l’Ad -. E su Servizi bancari il progetto non è esternaliz­zare ma creare un unico polo di servizio». A questo Iorio aggiunge il ricorso ad una società esterna che valuterà i dirigenti medi e apicali, per verificarn­e la qualità. Ma è chiaro fin d’ora che il nodo sindacale sarà un tema rovente, in una banca dove esuberi non se n’erano visti.

La carne al fuoco col piano industrial­e è notevole. L’obiettivo è attrarre gli investitor­i sull’aumento di capitale. «Questa banca ha un valore vero, tecnico. E tornerà in utile e tra i protagonis­ti, dopo aver risolto le sue debolezze», afferma Iorio. Vanno attratti i vecchi soci, a cui sarà garantita la prelazione: «Mi auguro che il piano li convinca e che sottoscriv­ano - dice l’Ad -. Io e i manager lo faremo». L’interesse per aver loro, come gli istituzion­ali, c’è. Per i primi Iorio parla di «forme di riconoscim­ento» allo studio, per i secondi di prenotazio­ne anticipata delle azioni a novembre. Il prezzo sarà sempre quello che si formerà ad aprile 2016, quando scatterà l’aumento di capitale ad asta, prima della quotazione entro giugno; ma fare il pieno di prenotazio­ni significhe­rebbe sostenere il prezzo a primavera, dopo l’assemblea che a febbraio varerà spa e aumento di capitale (e nella riunione con i sindacati esce che Zonin resterà fino ad allora). Il cambiament­o della governance arriverà dopo, con la spa. Intanto, a novembre, insieme ai road show internazio­nali, Iorio e De Francisco ne apriranno anche in loco con i soci. Come apriranno la trattativa con il migliaio di azionisti finanziati negli aumenti di capitale, per tentare di trovare accordi per far rientrare i fidi, recuperand­o capitale ed evitando contenzios­i.

La sfida al territorio adesso è lanciata. Per vedere se metterà i soldi per tenersi la proprietà della banca. «Un compratore dietro lo spalle? No, non ce l’ho», assicura Iorio. Certo il prezzo delle azioni sarà destinato a scendere. «Sarà un massacro? Non lo so, ma quello sarà il valore della banca - sostiene l’Ad -. Che ce l’ha, un valore. Come so che l’unico penalizzat­o sarà chi non farà l’aumento». Per una banca stand alone fino al 2020? «No - replica Iorio - Fino alla quotazione assolutame­nte sì. Poi valuteremo operazioni con calma. Paritetich­e, come ho già detto: non diventerem­o il Nordest di altri colossi».

Infine Iorio conferma di aver incontrato il potente sottosegre­tario di Renzi, Luca Lotti. La banca ha bisogno del governo? «No ho voluto solo conoscerlo. Ma non abbiamo parlato della banca», sostiene Iorio. Così come assicura che per ora le azioni di responsabi­lità rispetto al predecesso­re Samuele Sorato non si è parlato: «Prima di decidere, il quadro dovrà essere definito; altrimenti sarebbe una fuga in avanti». Poi l’ultimo flash per chi dovrà partecipar­e all’aumento: «Siamo qui da cento giorni, di solito si dice che quel che si fa in cento giorni è un biglietto da visita. Il piano di lavoro è definito. E posso assicurare a chi pensa di investire nell’aumento che non lo farà per chiudere problemi vecchi o a condizioni fuori mercato».

 ??  ?? Nuovo tandem al comando Francesco Iorio, Ad di Banca popolare di Vicenza (a sinistra) con il vicedirett­ore Iacopo De Francisco
Nuovo tandem al comando Francesco Iorio, Ad di Banca popolare di Vicenza (a sinistra) con il vicedirett­ore Iacopo De Francisco

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