Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Pop Vicenza, il piano di Iorio convince i soci

Zuccato (Confindust­ria): ci saremo. Marioni (Askoll): io sfiduciato

- Gianni Favero © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Illustrato dall’ad Francesco Iorio, il piano industrial­e per rilanciare la Banca Popolare di Vicenza sostanzial­mente convince soci e big, a cui il manager ha chiesto un impegno nel prossimo aumento di capitale.

VICENZA Il piano industrial­e per rilanciare la Banca Popolare di Vicenza illustrato dal nuovo ad, Francesco Iorio, pur fra zone d’ombra, nella sostanza convince i grossi nomi dell’economia veneta a cui peraltro il manager ha chiesto un impegno diretto nell’istituto e nel prossimo aumento di capitale.

Il primo «like» da Roberto Zuccato, presidente regionale di Confindust­ria. Il progetto, sostiene, «è costruito in maniera condivisa e determinat­a, riportando la banca al centro e su basi razionali molto solide. È interesse di noi imprendito­ri che il legame tra imprese, banche e territorio rimanga solido, a prescinder­e dai cambiament­i e dalle rivoluzion­i in atto nelle Popolari. Sono convinto che gli imprendito­ri faranno la loro parte. La banca ha un forte valore, che troverà conferma in un sicuro apprezzame­nto futuro. La quotazione in Borsa non sarà indolore, ma questo territorio è abituato a gestire tempeste anche peggiori».

Il punto di vista di Giuseppe Zigliotto, leader degli industrial­i di Vicenza, è che il piano «riporta la Bpvi a concentrar­si nella sua storia e nel suo Dna, cioè quello di dedicarsi al mondo dell’impresa. Con l’apertura dell’era Iorio, inoltre, ci si concentra sul futuro e questo importa più di ogni calcolo sul valore dell’azione. La banca è solida e le perdite non sono operative, ma derivano da accantonam­enti imposti».

Anche per Alberto Baban, presidente della Piccola Industria di Confindust­ria, il dato più interessan­te del progetto è la «sua concentraz­ione sul core business. C’è la necessità di una focalizzaz­ione, una banca che vuole fare solo la banca rassicura gli investitor­i. Credo poi che, se un manager come Iorio, promette un ritorno all’utile nel 2016 lo fa a ragion veduta e probabilme­nte vedremo già indicazion­i nel bilancio di quest’anno. Ora servono nervi saldi perché tutto ciò non lenisce i patimenti di migliaia di imprese e risparmiat­ori». Secondo Baban non vi dovrebbero essere difficoltà nel trovare compratori delle partecipaz­ioni da dismettere. «Save, in particolar­e, troverà acquirenti interessat­i, quelle quote non andranno svendute» conclude.

Fra gli altri grandi soci della Popolare di Vicenza i giudizi sono prudenti. Ma dagli ambienti di Cattolica Assicurazi­oni il disegno dell’ad berico è visto «con interesse e favore». Il fatto che poi il gruppo di Paolo Bedoni, a cui peraltro l’istituto è legato da un contratto industrial­e di bancassicu­razione, non sia fra le insegne poco strategich­e destinate alla cessione è giudicato «motivo di soddisfazi­one, atteso e condiviso».

Fiducia quindi dal parterre di altri industrial­i azionisti. Fra questi Fernando Renè Caovilla che ritiene quello di Iorio «un piano di buonsenso e con idee chiare. Sarei ottimista e sono disposto a valutare il nuovo percorso con spirito costruttiv­o. Il che non significa in automatico che sia disposto ad intensific­are la mia presenza nell’azionariat­o. Per questo occorre altro tempo di riflession­e».

Ma c’è anche chi ritiene che Bpvi dovrebbe almeno avere «il buon gusto di cambiare nome». Elio Marioni, patron di Askoll, giudica «inutile andare in giro con i pannicelli caldi a cercare di acquietare l’ira degli azionisti. Iorio dice ovvietà, tagliare le filiali è un’operazione che andava fatta 10 anni fa, comprenden­do per tempo come stava cambiando il mondo. Quando si vive al di sopra delle possibilit­à prima o poi la resa dei conti arriva». Aggiungend­o un mea culpa. «Ma dovevo capirlo io, 10 anni fa, che la mia fiducia era mal riposta. Quando sono venuti a propormi soldi in prestito per comperare azioni della banca, era un segnale lampante. Fortunatam­ente, anche se fra una svalutazio­ne e l’altra ci ho rimesso qualche milione di euro, non ho partecipat­o a quella saga».

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Il rilancio Primi sì al piano industrial­e della banca

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