Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
«Vicenda emblematica Le colpe dei genitori»
TREVISO «Che un imam predichi contro la musica non mi pare una gran novità. In fondo, ha fatto il suo “mestiere”, come quando secoli fa i preti cattolici si scagliavano contro il sorriso o proibivano il rock and roll».
Jacopo Lodde è uno psicologo e psicoterapeuta trevigiano, esperto di età evolutiva. Definisce «emblematica» la vicenda capitata a Schio, con i bambini musulmani che si rifiutavano di frequentare le lezioni di musica. Emblematica di un Veneto che si ritrova alle prese con la difficile integrazione dei piccoli immigrati di seconda generazione.
Quindi l’imam di Schio, secondo lei, ha agito correttamente?
«Non è questo il punto. È ovvio che la musica è importante e che bandirla sarebbe una stupidaggine, ma l’imam non ha fatto altro che predicare ciò che, secondo molti musulmani, è la corretta interpretazione del Corano. La musica, per loro, è qualcosa di impuro, e come tale va proibita. A sbagliare sono stati soprattutto i genitori, che avrebbero dovuto filtrare il messaggio religioso prima di trasmetterlo ai figli».
Il rifiuto della musica è stato solo il primo passo. In seguito alcuni bambini hanno detto ai compagni di volersi far esplodere...
«I bambini musulmani in Italia, specie in Veneto, crescono circondati da persone che vedono negli islamici un potenziale pericolo. Questo può facilmente spingerli a “interpretare” il ruolo che la società attribuisce loro. Anche in questo caso spetta ai genitori fornire gli strumenti per superare il pregiudizio e costruirsi una propria identità, indipendente dagli stereotipi che vengono trasmessi attraverso i media e da alcuni partiti politici, come la Lega Nord». La scuola può fare qualcosa? «Le maestre hanno un ruolo fondamentale. Invece di spaventarsi di fronte a un bambino che minaccia di lanciare bombe contro l’Occidente dovrebbero cogliere l’occasione per trasformare questa provocazione in una occasione di crescita, affrontando con gli studenti il tema dell’odio razziale e delle tensioni religiose».
Quindi come impedire che episodi simili possano accadere di nuovo?
«Ripeto: occorre agire su più fronti. Quello culturale, superando i pregiudizi. Quello religioso, insegnando alle famiglia che si può essere dei buoni fedeli anche trovando un compromesso tra i precetti e le esigenze del vivere quotidiano. E infine quello scolastico, per cogliere ciò che di positivo può arrivare dal confronto con culture completamente diverse dalla nostra».