Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
UNA SFIDA COMUNE
La figura del musulmano cristallizzato, incompatibile con la società secolare europea, non esiste. E’ solo frutto delle nostre comprensibili paure. Spesso è anche la diretta conseguenza di reazioni emotive davanti alle stragi di matrice fontamentalista. In una realtà comunitaria ampiamente secolarizzata, i credenti dell’islam e i laici di cultura musulmana possono adattarsi senza rinnegare la propria identità. Anche in Veneto la sfida è di enorme portata: separare l’islam dal fanatismo, distinguere l’essenza religiosa da qaedismo e talebanesimo, entrambe vettori oscurantisti e sanguinari. Una scommessa che dovrebbe coinvolgere i musulmani che da anni vivono fra noi ma anche cattolici, ortodossi, ebrei, laici. Il caso dell’imam di Schio, l’algerino Sofiane Mezzereg espulso dall’Italia per dieci anni dal ministero dell’Interno, è emblematico dell’attuale dimensione alla voce noi e l’islam. Dietro le motivazioni ufficiali del provvedimento - «a causa dell’educazione anti occidentale e dei rapporti con il mondo salafita (…) Mezzereg rappresenta una minaccia per la sicurezza dello stato» - si cela un disegno ancora più inquietante: l’indottrinamento dei bambini. Gli stessi tre maghrebini di dieci anni che in quinta elementare, durante la lezione di musica, si sono tappati le orecchie perchè è «haram», cioè è peccato ascoltarla, ammoniva l’imam.
La vicenda offre più spunti di analisi. Stavolta l’istituzione scuola ha funzionato. L’insegnante ha subito segnalato l’episodio al preside che a sua volta l’ha esposto tempestivamente ai carabinieri. Davanti al caso dell’ex imam di Schio, ora sarebbe opportuno un intervento anche da parte della comunità musulmana che vive in Veneto. Positiva in questo senso la proposta di istituire un centro regionale per gli imam, per una selezione accurata delle guide spirituali, ed evitare pericolosi «fai da te».
Ma c’è dell’altro sul fanatismo islamico. Rispetto all’Isis che filma e divulga barbare esecuzioni, trovare soluzioni all’altezza di un Paese lungimirante e pluralistico, significa intanto uscire dall’estremismo inconcludente di certa politica. Obiettivo: far valere, anche a costo di durissimi sforzi, sia la libertà di culto che le garanzie di sicurezza. L’islam è dentro lo spazio pubblico. Anche in Veneto. Tanti, troppi i segni e i segnali: a scuola, nei luoghi di lavoro, ovunque. Il divieto di ascoltare musica a tre bambini maghrebini che frequentano le elementari con i nostri figli, imporre tale veto in nome dell’islam, dovrebbe essere qualcosa di aberrante non solo per noi cattolici o laici ma soprattutto per ogni genitore musulmano, praticamente o meno. E’ attraverso reciprocità e sicurezza, che la parola «integrazione» può diventare pratica e non restare teoria.