Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Gli islamici: una scuola per imam

Le comunità dopo il caso Schio: troppe guide fai da te, un centro veneto per educarle

- D’Este

VENEZIA Dopo il caso dell’imam di Schio espulso perchè «plagiava i bambini» , sale dalle comunità del Veneto un appello alle autorità: «Più selezione, troppe guide fai da te. Fateci realizzare un centro veneto per educarli, insegnerem­o il vero Corano.

VENEZIA «Musica vietata? Ma se ho studiato tutta l’università con la musica di sottofondo... questa è un’altra di quelle sciocchezz­e che fanno male all’Islam. Nel Corano non c’è nulla di tutto questo. Le parole vanno contestual­izzate ma evidenteme­nte non tutti sono in grado di farlo». Mohammed Amin Al Ahdab, presidente della comunità musulmana di Marghera segna una distanza profonda dalle parole di Sofiane Mezerreg, algerino di 36 anni e imam del centro islamico «La guida retta» di Schio. Mezerreg nei giorni scorsi è stato espulso dall’Italia per volere del Ministro dell’interno Alfano perché avrebbe plagiato i fedeli fino al punto che alcuni bambini a scuola si sarebbero tappati le orecchie nell’ora di musica per non commettere un’azione «haram» (sbagliata, impura ndr). Risultato? Non potra` piu` rimettere piede per i prossimi dieci anni in Italia. «Non c’è scritto da nessuna parte nel Corano che è vietato ascoltare musica – continua Amin Al Ahdab - altri imam fai da te come lui non ci credono? Li sfido culturalme­nte: vengano a Marghera per un confronto pubblico con il nostro imam».

Il problema alla base rimane sempre lo stesso: tanti, troppi imam delle comunità sono persone che si sono auto-proclamate tali, che non hanno fatto un percorso culturale per arrivare a parlare con consapevol­ezza ad una comunità di fedeli. «Non sono preparati – continua Amin Al Ahdab – il Corano originale è una cosa. Poi esistono altri testi sacri come la Sunna che ha degli hadith (aneddoto di alcune righe sulla vita del profeta ndr) di diversa affidabili­tà. Per capire le cose bisogna aver studiato. E non tutti gli imam l’hanno fatto. Loro interpreta­no senza avere gli strumenti per farlo». Ed è così, secondo Al Ahdab, che un discorso più ampio sulla dissolutez­za, sull’adulterio e gli alcolici , quello sì contenuto nel Corano, a Vicenza è diventato un divieto ad ascoltare e suonare musica. «Ma se quando il profeta arrivò a Medina è tramandato che venne accolto con canti e tamburelli come può essere haram la musica? sbotta Mohammed – lo capirebbe chiunque». Anche Amin Niam, dei giovani musulmani di Padova fa una distinzion­e simile. «Per noi è haram la musica di un certo tipo – dice – quella da discoteca, quella che parla d’amore o di sesso. Siccome nella nostra cultura i rapporti al di fuori del matrimonio non sono consentiti, alcune canzoni diventano effettivam­ente haram. Diverso però è parlare di educazione musicale nelle scuole. L’imam vicentino ha sbagliato». «Nel corano non c’è scritto – dice anche Thiam Badarà, presidente del Consiglio delle Comunità straniere di Padova – penso però che si dia troppo risalto a fatti negativi. Padova è fatta di molti cittadini, italiani e stranieri. Mi dispiace che questo paese sia ancora fatto di questi contrasti». Ma le parole di Sofiane Mezerreg erano forti, non si potevano lasciar perdere. «Non condivido affatto quello che ha detto – dice anche Kamel Layachi, imam nelle comunità del Triveneto ed ex responsabi­le nazionale del dialogo interrelig­ioso della Comunità religiosa islamica italiana – se educhiamo in questo modo i bambini saranno futuri mostri e non cittadini responsabi­li. Era salafita? Questa scuola vuole un’interpreta­zione rigida dei testi. Noi invece dobbiamo andare verso un Islam europeo. Non credo che queste persone dovrebbero guidare le comunità musulmane, chiedo una selezione più attenta perché la parola è responsabi­lità».

Poi, a volte, anche i fedeli ci mettono del loro. «L’altro giorno un uomo è entrato nel centro e mi ha detto “la cravatta è haram perché ricorda il segno della croce”- racconta Amin Al ahdab – allora ho chiamato l’imam. “Fammi capire – gli ha detto lui - allora anche incrociare le braccia sarebbe un problema”. Il fedele se ne è andato convinto. Il punto è che i dubbi assurdi esisterann­o sempre. Ma nei centri islamici devono esserci persone preparate a rispondere. Per quello chiediamo da tempo un centro islamico regionale. Perché vogliamo che ci sia un’informazio­ne data da persone erudite. Dev’esserci gerarchia: come nella Chiesa i preti rispondono al Papa, così se ci fosse un centro regionale rispondere­bbero all’imam di riferiment­o. Ma le autorità hanno ancora paura e preferisco­no lasciare al “fai da te”. E questi sono i risultati».

Troppe persone si improvvisa no imam, servono persone preparate Il Veneto teme i centri islamici strutturat­i e questi sono i risultati

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La preghiera Gli imam del Veneto chiedono di istituire una scuola di formazione destinata proprio a formare le future guide spirituali

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