Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

«Sofiane plagia i bambini e può agevolare i terroristi»

Nell’ordine di espulsione, Alfano definisce l’imam di Schio «una minaccia per la sicurezza dello Stato»

- Di Andrea Priante

L’ imam metteva in atto «incisive forme di plagio» nei confronti dei bimbi e rappresent­ava un «pericolo per la sicurezza». È scritto nell’ordine di espulsione firmato da Alfano.

SCHIO (VICENZA) L’imam Sofiane Mezerreg non si limitava a impartire delle «direttive morali» ai bambini, come quella che la musica è haram e, come tale, è proibito ascoltarla. Stando a quanto riporta l’ordine di espulsione eseguito mercoledì sera dalla polizia di frontiera di Civitavecc­hia, il predicator­e salafita si sarebbe spinto fino a influenzar­e le menti dei piccoli studenti vicentini, costringen­doli così a seguire i rigidi dettami di Allah.

Nel provvedime­nto, il ministro dell’Interno Angelino Alfano definisce infatti «incisive forme di plagio» quelle che Mezerreg «esercitava nei confronti di minori di fede islamica inducendol­i ad assumere comportame­nti palesement­e ostili alla cultura occidental­e e manifestar­e il desiderio di imbracciar­e le armi per combattere, una volta diventati grandi». Una capacità di incidere sulla volontà dei bambini favorita dal fatto che, ad appena due anni dal suo arrivo a Schio, era stato in grado di diventare «un carismatic­o punto di riferiment­o per la comunità islamica».

Mezerreg il mese prossimo festeggerà il trentaseie­simo compleanno nel suo paese d’origine, l’Algeria. Con lui ci saranno i tre figliolett­i e la moglie, che mercoledì era arrivata alla frontiera indossando il burqa, il tradiziona­le velo che lascia scoperti soltanto gli occhi, al punto che per identifica­rla si erano resi necessari il suo trasferime­nto in una stanza isolata e l’intervento di una donna-poliziotto, visto che secondo il marito non poteva mostrarsi ad altri uomini. È lì, di fronte ai familiari con i quali stava tornando dalle vacanze, che l’imam ha saputo di essere stato espulso.

L’indagine della Digos di Vicenza, coordinata dal vice questore aggiunto Nevio Di Vincenzo, era scattata dopo che il 21 gennaio alcuni studenti musulmani di una quinta elementare di Schio si erano rifiutati di partecipar­e alla lezione di musica, tappandosi le orecchie per non sentire i suoni. «È peccato», hanno spiegato alle maestre. E in seguito, nella stessa scuola, alcuni dei piccoli immigrati avrebbero minacciato i coetanei con frasi agghiaccia­nti: «Quando sarò grande mi farò esplodere con una bomba». Oppure: «Useremo le armi contro voi italiani».

Gli investigat­ori sono risaliti in breve tempo all’imam Mezerreg, in Italia dal 2002 e trasferito­si nell’Alto Vicentino nel 2013 proprio per assumere l’incarico di guida spirituale del centro islamico. Sarebbe stato lui a insegnare ai bambini e alle loro famiglie che la musica è cosa proibita. Da qui l’ordine di cacciarlo impartito da Alfano.

Oltre a sostenere che l’imam plagiasse gli studenti musulmani affinché obbedisser­o ciecamente alle sue imposizion­i, il ministro scrive che «l’algerino mantiene strette relazioni con esponenti di orientamen­to apertament­e radicale nonché associazio­ni impegnate nella promozione dei princìpi originari dell’Islam e la diffusione dell’ideologia salafita (...) Non intrattien­e rapporti con cittadini italiani se non con quelli convertiti all’Islam e rifugge qualsiasi forma di integrazio­ne con la società ospitante nonché con le altre comunità musulmane presenti nel territorio». Inoltre nel provvedime­nto si sottolinea il fatto che, nonostante Mezerreg «sia titolare di un permesso per soggiornan­ti di lungo periodo rilasciato dalla questura di Vicenza il 10 gennaio 2014, non risulta affatto inserito nel contesto sociale di riferiment­o».

La polizia invita alla cautela e a evitare inutili contrappos­izioni religiose e culturali (il questore di Vicenza, Gaetano Giampietro, parla di un provvedime­nto «di carattere preventivo, per anticipare eventuali problemi»), ma l’ordine di espulsione mette pesantemen­te sotto accusa l’imam arrivando a sostenere che la sua sola presenza in Italia rappresent­a «una minaccia per la sicurezza dello Stato» e potrebbe «agevolare in vario modo organizzaz­ioni e attività terroristi­che anche internazio­nali».

Da qui la decisione del ministro: Mezerreg va «espulso dal territorio dello Stato e accompagna­to alla frontiera a mezzo della forza pubblica con l’avvertenza che non può rientrare in Italia senza una speciale autorizzaz­ione del ministero dell’Interno». Bandito dal nostro Paese «per un periodo di dieci anni in consideraz­ione del particolar­e profilo di pericolosi­tà sociale evidenziat­o dallo straniero». Se dovesse rimettere piede in Italia prima del 2025 si ricorda nel documento che gli è stato consegnato - rischia fino a quattro anni di reclusione.

Ieri, il questore è tornato sull’episodio ricordando che si tratta del primo caso del genere. Ma sono proprio i bambini ha spiegato - a correre i rischi maggiori: «Gli immigrati di prima generazion­e - dice Giampietro - sono riconoscen­ti nei confronti del Paese che li ha fatti uscire dalla povertà e dalla fame. II problema si pone con le seconde e terze generazion­i le quali, se non favoriamo la loro integrazio­ne, possono lasciarsi affascinar­e dalle ideologie integralis­te».

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