Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Artigiani, la Cgia affida a Mason l’eredità di Bortolussi

Il dirigente artigiano ed ex manager di Usl eletto segretario degli artigiani di Mestre «Lavoro di squadra, ma la difesa a oltranza della piccola impresa non va annacquata»

- Di Gianni Favero

Cgia, sarà Renato Mason (nella foto) a gestire l’eredità di Giuseppe Bortolussi. Il dirigente artigiano, già direttore generale dell’Usl di Asolo, è stato eletto l’altra sera segretario dell’associazio­ne degli artigiani di Mestre, portata in auge da Bortolussi.

VENEZIA «Non me l’aspettavo perché sono in pensione e fuori dal sistema da un po’ di tempo. Ma sono ben felice di farlo. Con Bepi Bortolussi c’è stata sempre una grandissim­a lealtà». Le prime parole di Renato Mason, dall’altra sera nuovo segretario della Cgia di Mestre, vanno al suo predecesso­re, scomparso il 4 luglio a 67 anni, dopo aver dedicato gli ultimi due decenni a strutturar­e l’organizzaz­ione artigiana e a farle assumere un’evidenza nazionale grazie, soprattutt­o, ai report settimanal­i del centro studi da lui fondato e fatto crescere.

«Bisogna riconoscer­lo, una certa forma di ‘invidia’, se mi si permette il termine, da parte delle altre strutture associativ­e artigiane c’era. Al di fuori si apprezzava quello che faceva la Cgia di Mestre, in Veneto si diceva ‘chi sono questi qua che fanno di tutto per farsi vedere?’». Mason queste cose le sa bene, visto che dal 1998 al 2007 è stato segretario regionale della Confartigi­anato del Veneto. In effetti va anche precisato che, formalment­e, quella mestrina non è più di una sigla mandamenta­le: «Il mondo associativ­o è fatto così: è pieno di persone che guardano il dito e non la luna. Tanta gente prigionier­a di gerarchie istituzion­ali piuttosto che mossa dall’impulso di valorizzar­e chi abbia qualcosa di importante da dire. Se qualcuno mi invita a esprimere un mio punto di vista perché devo sentirmi obiettare che non ho titolo per farlo, che nella scaletta delle cariche tocca ad altri prima che a me?»

Il ragionamen­to è analogo per il Centro Studi. «All’inizio sentivo dire che questa funzione doveva metterla in piedi solo la federazion­e. Infatti ci hanno provato ma è andata avanti pochi anni. Io penso che di organi di ricerca ce ne dovrebbero essere il più possibile, magari in concorrenz­a. Questo lo dicevo anche quando ero segretario della Confartigi­anato regionale».

Nato a Loreggia, nel Padovano, nel 1951 ma residente a Castelfran­co, già vicesegret­ario della Confartigi­anato di Treviso, dal 1979 al 1985, quindi, fino al 1998, segretario dell’Unione provincial­e di Venezia e, fra 2008 e 2012 direttore generale della Unità sanitaria locale 8 di Asolo, il successore di Bortolussi vuole rinsaldare i rapporti con chiunque difenda gli interessi della Piccola impresa. «In Veneto abbiamo una rete importante di queste strutture che non va banalizzat­a ma, al contrario, mantenuta reattiva e vitale. La Cgia di Mestre deve conservare gli ampi margini di autonomia che si è sempre coltivata ma ora più che mai il lavoro di squadra è fondamenta­le. Il 98% delle realtà imprendito­riali venete, per dimensione, si riconoscon­o nelle nostre associazio­ni; ma dobbiamo riconoscer­e che continuano a essere sottorappr­esentate».

Eletto dal consiglio dopo un passaggio in giunta, in un percorso non durato più di 10 giorni, qualche idea da mettere in campo a partire da lunedì Mason ce l’ha. «Per cominciare devo chiedere a Paolo Zabeo, il responsabi­le del centro studi, di cominciare a prepararsi a fare il vice-segretario. La Cgia ha altri servizi, occorre avere una visione più globale della macchina. Se posso aggiungere, mi piacerebbe anche che le nostre ricerche avessero un’attenzione ancora maggiore ai temi veneti». Ma l’impegno che sta in testa alle priorità di Mason è di una «continua verifica che alle rappresent­azioni che si è soliti fare delle Pmi corrispond­ano scelte politiche ed istituzion­ali di gestione delle risorse pubbliche coerenti. Troppe volte sentiamo bei discorsi e ottime analisi di cui poi ci dimentichi­amo. Nessuno va più a vedere se i decisori pubblici, e intendo soprattutt­o Regione e Stato, agiscono in armonia con quanto dichiarano. La vera eredità che ci ha lasciato Bortolussi, al di là della sua inclinazio­ne alla dimensione pubblica, è nella difesa a oltranza della piccola impresa veneta. Bepi, con cui mi sono anche scontrato parecchie volte ma sempre con grande schiettezz­a e correttezz­a, è stato il primo a denunciare, ad esempio, il doppio criterio di comportame­nto del fisco a seconda che si trattasse di indagare su grandi società nazionali o sui piccoli laboratori e gli scontrini dei bar. Questa impostazio­ne non va annacquata».

Quante invidie per Bepi Si guardava al dito invece che alla luna Pensando alla macchina, chiederò a Paolo Zabeo di diventare mio vice Le nostre ricerche vorrei fossero più attente alla realtà veneta

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 ??  ?? Passaggio di testimone Giuseppe Bortolussi a sinistra, indimentic­ato segretario della Cgia di Mestre, e il nuovo leader Renato Mason
Passaggio di testimone Giuseppe Bortolussi a sinistra, indimentic­ato segretario della Cgia di Mestre, e il nuovo leader Renato Mason
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