Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
De Menech: «Delrio lavora per tenere il polo qui»
Irritazione fra i dem veneziani. Sullo sfondo la faida per la leadership a Nordest
VENEZIA «Il ministero delle Infrastrutture e trasporti guidato da Graziano Delrio è da tempo al lavoro per trovare le soluzioni che consentano il mantenimento di Venezia come porto di riferimento dell’Alto Adriatico»: l’annuncio, diramato nella tarda serata di ieri, è di Roger De Menech, deputato e segretario regionale (dimissionario) del Partito Democratico. Una sottolineatura che potrebbe segnare una spaccatura all’interno del governo, anche se l’esponente del Pd preferisce rimarcare l’unità di intenti: «Il ministro Franceschini ha fatto un’ipotesi estrema, nel caso non ci sia accordo sulle soluzioni e per questo Comune e Regione devono essere protagonisti. Il governo, tuttavia, sta affrontando il tema senza tralasciare alcun aspetto e sta studiando una via d’uscita che consenta di mantenere l’attività portuale e di salvaguardare la laguna».
Intanto però Franceschini ha dovuto rispondere a molti sms di parlamentari veneziani che gli chiedevano spiegazioni. Il Partito Democratico veneziano e Veneto non ha tardato troppo a interpretare il senso delle sue dichiarazioni: significa che il peso specifico del Pd a Nordest tende a spostarsi sempre più verso il Friuli. Verso Debora Serracchiani, rottamatrice ante litteram e ora attenta guardiana della rivoluzione renziana, vicesegretaria nazionale del partito cui il Pd veneto si è rivolto quando ha avuto problemi non secondari, come l’arresto del sindaco del capoluogo. Ed era stata sempre lei l’unica a plaudire pubblicamente alla candidatura a sindaco del senatore Felice Casson. L’unica a tornare a Venezia dopo la sconfitta, pochi giorni fa. L’altro emergente friulgiuliano e renziano del Pd è Ettore Rosato, capogruppo alla Camera, unico che con la Serracchiani ha trovato parole buone per la proposta Franceschini. La rivalità storica tra i due porti si innesta in una rivalità tutta nuova, tesa a trovare spazio nell’empireo politico che è tutto occupato dalla visibilità del segretario e primo ministro Matteo Renzi.
L’intera segreteria veneziana e veneta è in fase calante dopo la sconfitta elettorale doppia in capoluogo e in regione. E nel partito si aprono praterie. I veneziani a Roma mettono baluardi. Il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta auspica «una discussione nel partito nazionale a tutto campo che metta al centro le scelte sinergiche sulla portualità dell’alto Adriatico». La linea del Pd su Venezia non c’è, tanto che il disegno di legge lascia a Trieste, Venezia, Ravenna e Ancona le proprie authority sovrane e indipendenti. «À la guerre comme à la guerre» nei porti e nel partito. «La proposta di Franceschini è irrealistica, inutile e sbagliata perché non tiene conto di quanto Venezia sia connaturata al suo porto e alla sua vocazione turistica», obietta il deputato Andrea Martella.
Il conflitto d’interessi tra Veneto e Friuli sarebbe il meno; tra Serracchiani e Pd veneziano, alla fine Renzi potrebbe scegliere come interlocutore unico il sindaco renziano di destra Luigi Brugnaro. (mo.zi.)
Baretta Occorre discutere le scelte sinergiche sui porti dell’Adriatico Martella La proposta di Franceschini è inutile, irrealistica e sbagliata