Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Fitch declassa Pop Vicenza E Iorio «scongela» Save
VICENZA Fitch declassa Banca popolare di Vicenza. L’agenzia di rating ha tagliato ieri il rating a lungo termine a B+ da BB. L’azione, spiega una nota, riflette la convinzione che «nonostante l’aumento di capitale da 1,5 miliardi previsto per il 2016, il profilo di credito della banca rimane zavorrato «da un alto livello di crediti deteriorati in rapporto al patrimonio». Inoltre, per Fitch, «la capacità di generare utili pre-accantonamenti è mediocre e deve affrontare la sfida di rivoluzionare gli standard delle politiche creditizie e la struttura di controllo del rischio». Il taglio è dovuto anche «agli accresciuti rischi reputazionali e di contenziosi».
Una tegola sul rilancio impostato dall’amministratore delegato Francesco Iorio con l’aumento di capitale e la quotazione, sulla base del piano industriale presentato mercoledì. I cui molti effetti stanno andando a fuoco con il passare dei giorni. Ad esempio su Save, la società di gestione dell’aeroporto Marco Polo di Venezia, che Iorio ha dichiarato tra gli asset in vendita. Indicazione di rilievo: era stata proprio Bpvi, nel tormentato 2013 di Save, a chiudere a la partita dell’assalto di Amber e del tentativo di sfilare a Finint il controllo dopo l’uscita di Generali. Bpvi aveva speso 39,1 milioni di euro per il 5,27% delle azioni (prezzo sui 13,4 euro per i 2,9 milioni di azioni equivalenti), sommandolo al 2,99% già in casa e salendo all’8,26%. «Prima o dopo dovranno riconoscerci che abbiamo salvato l’aeroporto», era una delle frasi espresse dal presidente Gianni Zonin.
Chiaro che il passo indietro pare «scongelare» l’assetto. Con molti distinguo, certo. Perché Iorio ha detto che le partecipazioni verranno valutate per il reddito che danno; e finora Save ha garantito 13 milioni di dividendi tra ordinari (oltre 2 milioni per anno sugli esercizi 2013 e 2014, con un ritorno del 4%) e la quota sul «cedolone» da 100 milioni di fine 2013. In più la parte rilevante acquisita due anni fa è a valori di carico (di poco) superiori agli attuali prezzi (12,82 ieri in Borsa): la quota agli attuali prezzi di mercato vale oltre 58 milioni di euro. E ancora: la risposta che Finint (che non commenta la vicenda) dà sempre sul tema è che Save è blindata, con il 49,25% delle quote in mano all’alleanza con Morgan Stanley che sale al 52% con le azioni proprie Save. E se è vero che l’uscita di Morgan Stanley a gennaio 2018 non è lontanissima, dalle parti di Conegliano paiono tranquilli sui partner interessati a subentrare e sul diritto di prelazione in caso di vendite anticipate. E se poi Bpvi dovesse mettere in vendita l’8% con vie come un accelerated bookbuild tra le varie ipotesi non va scartata quella che la stessa Agorà di Finint-Morgan Stanley vi possa partecipare.
Di certo in prospettiva la situazione torna in movimento. In un rapporto a doppio senso, in cui ad esempio si tratterà di capire se Finint sottoscriverà l’aumento di capitale in Bpvi. DI una quota intorno a 20.800 azioni, costate una svalutazione di 299 mila euro, come dice il bilancio 2014 della holding, dal valore di partenza di 1,3 milioni di euro, con il taglio del 23% di aprile. E le banche sono il capitolo dolente di Finanziaria Internazionale, che ha invece chiuso il 2014 con un brillante utile complessivo di 10,8 milioni, ma che ha accumulato, sempre per il bilancio 2014 della holding, svalutazioni per 18,3 milioni su Mps e altri 1,5 con le azioni delle non quotate: oltre a Vicenza, 888 mila euro con Veneto Banca (di cui Finint non ha sottoscritto l’aumento di capitale 2014) e 428 mila euro con Carife. In attesa degli effetti della Borsa.