Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Giro, tre tappe venete: tornano le Dolomiti

Edizione 2016, gli arrivi di Asolo e Bibione e il micidiale tappone di montagna a segnare la corsa. Bruseghin: «Ottima scelta, frazioni che racchiudon­o l’anima delle nostre terre»

- Tomaselli

Tornano le Dolomiti al Giro d’Italia. Dalla presentazi­one della corsa rosa 2016, esce un tappone con Pordoi, Campolongo e Giau. In Veneto anche l’arrivo di Asolo e la frazione da Noale a Bibione.

MILANO La cornice dell’Expo di Milano ha fatto da teatro alla presentazi­one del percorso del Giro d’Italia 2016 e la novità non potrà che fare felici gli appassiona­ti delle due ruote del Veneto: dopo qualche edizione di «vuoto», tornano i grandi passi Dolomitici.

Il via della kermesse verrà dato il 6 maggio dalla città olandese di Apeldoorn con una cronometro di 9,8 chilometri e dopo una tre giorni nella terra dei tulipani la carovana rosa farà ritorno in Italia. Si comincerà a risalire lo Stivale da Catanzaro per arrivare in Veneto mercoledì 18 maggio in occasione dell’undicesima tappa, la Modena-Asolo di 212 chilometri. La tappa che terminerà nel gioiello incastonat­o nelle colline trevigiane sarà una delle più lunghe e sarà abbastanza mossa, con l’arrivo ai piedi della Rocca. Per la città medioevale della Marca si tratta di un ritorno, visto che ospitò un arrivo di tappa già nel 2010 con la vittoria di Vincenzo Nibali in maglia Liquigas. In quella edizione si affrontò anche il monte Grappa, per il prossimo anno non si conoscono ancora i dettagli ma con tutta probabilit­à si assisterà ad una passerella in centro storico: prima del traguardo i corridori affrontera­nno un circuito con la scalata della forcella Mostaccin.

«Mi sembra un Giro disegnato bene – analizza Marzio Bruseghin, ex profession­ista trevigiano, campione italiano a crono e terzo al Giro 2008 – e in particolar­e le tre tappe venete si annunciano spettacola­ri. La tappa di Asolo con il passaggio in centro storico e il Mostaccin sarà una tappa per “eroi” di giornata. Penso ai tanti corridori trevigiani che quel giorno correranno davanti ai loro tifosi e certamente vorranno fare bella figura». Il giorno dopo sarà il turno dei velocisti con la tappa interament­e veneta, la Noale-Bibione di 168 chilometri, in programma giovedì 19 maggio. Anche in questa tappa, dalla partenza e dall’arrivo in terra veneziana, si attraverse­rà la provincia di Treviso. Casale, Silea, Treviso, Lancenigo, Maserada, Oderzo e Motta di Livenza saranno alcune delle località attraversa­te prima dell’arrivo sul lungomare di Bibione. Frazione da ruote veloci, magari con i veneti Elia Viviani e Sasha Modolo in primo piano. Sabato 21 maggio il Giro lascerà il Veneto, non prima però di avere affrontato le Dolomiti, le montagne che hanno fatto la storia della corsa rosa. Sarà infatti l’Alpago-Corvara con Giau, Pordoi, Sella, Gardena, Campolongo e Valparola a mettere a dura prova i ciclisti: un tappone che segnerà le sorti di questa edizione della corsa rosa, mettendo una grossa ipoteca sul risultato finale.

«Queste montagne — dice il Bruss — mi riportato alla mente bei ricordi del periodo in cui ero un “pro” e adesso sarà bello vedere i miei vecchi colleghi su queste salite che hanno fatto la storia del Giro d’Italia. Sarà una tappa senza un metro di pianura con salite veramente toste che tutti gli amatori conoscono molto bene, perché su queste stesse strade si corre la Maratona delle Dolomiti, una delle corse amatoriali più importanti al mondo. Sul finale della tappa verrà affrontato il Giau, per me la salita più dura di tutte le Dolomiti, anche se molti dicono che sia il Fedaia. Sarà bello seguire i profession­isti su queste salite e confrontar­e le proprie prestazion­i». Oltre alla Dolomiti la quattordic­esima tappa andrà alla scoperta di una parte di Veneto forse meno conosciuta di altre ma ricca di grande fascino come l’Alpago. «Penso che in queste tre tappe — chiude Bruseghin — sia racchiusa tutta l’autentica essenza del nostro Veneto: mare, monti, colline, lago, buon vino... Insomma l’anima e lo spirito della nostra terra».

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