Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Il Csm ha scelto: Condorelli nuovo Pg a Venezia
Con Papalia e Schinaia condusse l’inchiesta sulle camicie verdi. Il voto contrario dei veneti del Csm
VENEZIA La sua firma affiancava quelle di Guido Papalia e Mario Giulio Schinaia – ex e attuale procuratore – in calce alla decina di pagine dell’invito a comparire che nell’ottobre del 1997 aveva messo sotto accusa una quarantina di dirigenti della Lega Nord, da Umberto Bossi in giù. Era la famosa indagine sulle «camicie verdi» e Antonino Condorelli era uno dei pm veronesi che seguiva il caso. Oggi, a quasi vent’anni di distanza, Condorelli torna in Veneto per occupare lo scranno più importante dell’ufficio del pubblico ministero, quello di procuratore generale della Corte d’appello, e un leghista doc come il governatore del Veneto Luca Zaia lo accoglie a braccia aperte: «Siamo pronti a condividere la comune battaglia per la difesa della legalità nel massimo rispetto per le istituzioni e i rispettivi ambiti di competenza - afferma Zaia - Questa amministrazione regionale sarà sempre al fianco del procuratore e dei magistrati per collaborare, con la massima lealtà e trasparenza». «Ho passato tanti anni della mia vita nel Veneto e sono molto legato a questa regione - spiega invece Condorelli Sono grato al Csm, anche se so che si tratta di un incarico pesante, perché prendo il posto di un collega che ho sempre stimato, di cui sono amico e di cui spero di essere all’altezza». Cioè Pietro Calogero, storico ex procuratore capo di Padova, andato in pensione a inizio anno e sostituito ad interim in questi mesi da Angelo De Palma.
La nomina è stata ratificata ieri dal Consiglio superiore della magistratura, con una larga maggioranza (17 voti favorevoli contro i 6 per il suo rivale, il magistrato romano Vittorio Paraggio). La sfida si era ridotta a due dopo la prima votazione di luglio nella commissione incarichi direttivi, quella che decide i capi degli uffici giudiziari di tutta Italia. Già in quell’occasione Condorelli aveva ottenuto la maggioranza di tre voti su 5, ma ieri il margine è stato ancora più largo. Per lui hanno votato le correnti Area e Unicost, cioè quelle cosiddette di «centrosinistra», mentre Magistratura indipendente aveva puntato su Paraggio. La cosa curiosa è che entrambi i membri veneti del Csm, cioè l’ex sottosegretario alla Giustizia Maria Elisabetta Alberti Casellati e l’avvocato Pierantonio Zanettin, non hanno votato per il vincitore. «Ma come abbiamo dimostrato in quest’anno, con l’80 per cento delle circa 200 nomine fatte all’unanimità, questo consiglio non decide sulla base di valutazioni politiche e non è stato così nemmeno in questo caso - spiega Casellati - I nostri dubbi erano legati non al profilo del candidato, che è di altissimo livello, ma soprattutto alla durata dell’incarico e alla speranza di poter dare una maggiore stabilità a un ufficio delicato». Condorelli, classe 1947, secondo la regola dei 70 anni andrà in pensione nel giugno 2017, dunque di fronte ha meno di due anni. «Io sarei stato volentieri più a lungo, ma a volte credo che anche in poco tempo si possa lavorare bene». Il magistrato, catanese, era arrivato a Verona nel 1984, prima giudice istruttore, poi giudice del tribunale. Dopo un intermezzo al Csm dal 1990 al 1994, era tornato nella città scaligera per un decennio, facendo il pm di inchieste importanti, come appunto quelle sulle Camicie verdi, sui naziskin, su Franco Freda e il Fronte nazionale, sui farmaci truffa della Glaxo. «Esperienze importanti, per me Papalia è stato un punto di riferimento», dice. Poi per alcuni anni è stato in procura generale a Brescia e dal 2008 era il procuratore capo di Mantova.
Condorelli Ho davanti solo un anno e mezzo, ma si può fare tanto Casellati Anche in questo caso il Csm non ha fatto valutazioni politiche