Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
«Bene i risparmi ma troppo potere ad una sola persona»
VENEZIA Poteri «troppo» concentrati in una sola figura e di conseguenza un difetto di autonomia delle Usl. Ma anche la necessità di ridefinirne i territori non in base alla provincia quanto alle zone di influenza. Sono due delle osservazioni presentate dalla Uil Veneto alla riforma della sanità. «Condividiamo il criterio generale di efficientamento della governance — dice Gerardo Colamarco, segretario generale Uil Veneto — la riduzione delle Usl è da sempre una nostra richiesta, siamo attenti alla gestione della spesa pubblica e al suo contenimento, ma va capito come verrà attuata». Una delle preoccupazioni è proprio la nascita di un polo accentratore, che detterà le linee guida sociosanitarie per tutte le Usl. «Si creerà un centro troppo potente di interessi e scelte politiche — insiste Colamarco — i direttori generali saranno esautorati del ruolo che hanno avuto finora e una sola persona potrà agire col massimo della discrezionalità». Governance a parte l’attenzione della Uil, che ha chiesto un’audizione in commissione Sanità in Regione, si è rivolta all’ambito sociosanitario. «Sparirà il direttore dei Servizi sociali — spiega Colamarco — le cui funzioni saranno assorbite dal direttore sanitario. Così si snatura una parte dei servizi, con conseguenze negative per i cittadini». Poi c’è il nodo delle specificità. In Veneto dovrebbero rimanere 7 Usl, una per provincia. «Si tratta di un processo necessario ma dobbiamo compiere una riflessione molto attenta anche su questo fronte — avverte Mario Ragno della Uil Fpl di Venezia — ci sono alcune zone che per vicinanza forse dovrebbero fare riferimento ad altre Usl. Un esempio? San Donà su Treviso. I campanilismi non contano, prima vengono le persone e la loro facilità di spostamento». Le questioni sollevate ieri verranno sottoposte alla commissione Sanità e intanto sono state riunite in un documento. «Un’altra questione non irrilevante è il trattamento del personale — nota Emanuele Scarparo della Uil Fpl Veneto — per la riorganizzazione ci saranno grossi spostamenti di organico, con il rischio di una variazione di trattamento economico non sempre vantaggiosa, visti i comportamenti diversi delle Usl, ad esempio sul salario accessorio». VENEZIA Si preannuncia come la riforma epocale della Sanità veneta, che entro fine anno dovrebbe cambiare radicalmente l’attuale assetto del sistema, fermo alla legge regionale del 14 settembre 1994. In un solo colpo le Usl scenderanno da 21 a 7, una per provincia, resteranno l’Istituto oncologico veneto, le due Aziende ospedaliere di Padova e Verona e alla Segreteria per la Sanità e il Sociale subentrerà l’Azienda Zero. Tutto ciò con un’unica manovra contenuta nel progetto di legge firmato dal governatore Luca Zaia e al vaglio del consiglio regionale il mese prossimo. Quando cioè si concluderanno le audizioni di sindaci, medici, sindacati, associazioni dei malati e dei consumatori in V commissione Sanità, oggi impegnata nell’ascolto delle ragioni di Codacons, veterinari, anestesisti, ospedalieri e del primo cittadino di Bassano, Riccardo Poletto. In più Fabrizio Boron, presidente della V commissione, e Manuela Lanzarin, assessore al Sociale, stanno incontrando le parti sociali pure sul territorio perché, dice il primo, «tutte le osservazioni saranno recepite».
Ma se è chiaro a tutti il taglio delle Usl, che si vorrebbe far coincidere con le nuove nomine dei direttori generali in scadenza il 31 dicembre prossimo, meno scontato è il significato dell’Azienda Zero. Cos’è? Lo spiega Zaia nell’introduzione al testo di legge: sarà il soggetto che
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