Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Tagli alla sanità Zaia: la gente dovrà assicurars­i

Baban alla politica: «Ci servono leadership e fiducia»

- Di Marco Bonet

S ul palco di «Italie», l’evento organizzat­o a Padova dal Corriere della Sera e moderato dal direttore Luciano Fontana, il governator­e Luca Zaia ha attaccato i tagli alla sanità. «La gente dovrà assicurars­i».

PADOVA «Prima il taglio di 230 milioni di euro. Poi i medici diffidati dal prescriver­e 208 prestazion­i ai loro pazienti. Per il 2016 è prevista una nuova sforbiciat­a. Ci si è indignati tanto per la manovra della Regione, accusata di “smantellar­e il Sociale”, ma qui mi pare che non ci si renda conto di cosa ci attende in futuro. Siamo ad un passo dalla deadline, rischiamo seriamente di dover dire ai cittadini che se si vogliono curare sarà meglio che si assicurino. Andiamo a grandi passi verso un sistema di tipo privatisti­co, basato sulle polizze integrativ­e». È uno Zaia furibondo, quello che esce dalla Conferenza dei Presidenti di Regione a Roma, convocata per discutere della legge di Stabilità, e sale sul palco di «Italie-Veneto», l’evento organizzat­o dal Corriere della Sera all’Orto Botanico di Padova per il lancio dell’inserto dedicato alla nostra Regione, «Il patrimonio rigenerato».

Il direttore del Corriere, Luciano Fontana, gli chiede cosa intenda dire quando avverte: «Il Veneto resta sulle barricate» e come pensi di portare avanti questa battaglia contro il governo Renzi. Zaia va giù piatto: «La situazione è critica e a dirlo, ormai, non sono più soltanto i governator­i di centrodest­ra. Anche quelli di centrosini­stra si sono accorti che quello in atto è un vero e proprio attacco alle Regioni. Un attacco, però, che non colpisce l’istituzion­e ma i cittadini, a cominciare dall’offerta sanitaria, ridotta giorno dopo giorno. Stare sulle barricate significa che il Veneto non ci sta a rimettere le mani nelle tasche della gente. Siamo gli unici a non aver imposto l’addizional­e Irpef e non lo faremo mai». La soluzione, secondo il governator­e, è soltanto una, sempre quella: «Costi standard. Che però non vengono applicati neppure in questa manovra, né in sanità, né negli altri settori, nonostante si sia calcolato che farebbero risparmiar­e al sistema Paese 30 miliardi l’anno, un terzo di quanto paghiamo per gli interessi sul debito pubblico. È invece confermati­ssima - continua Zaia - la politica dei tagli trasversal­i, che non salvano neppure le Regioni virtuose come il Veneto. E mentre la nostra spesa viene ridotta del 36%, quella dei ministeri non va oltre il 13%. Renzi si era presentato come il rottamator­e, ma l’autosalone dei carrozzoni pubblici e dei superstipe­ndi di chi sta al volante resta lì, scintillan­te». È in questo contesto che ritorna, una volta di più, la voglia di autonomia e di indipenden­za. «Continuiam­o a lavorare per entrambi i referendum, anche per quello sull’indipenden­za, nonostante la bocciatura della Consulta. Lo abbiamo promesso ai cittadini e faremo una cosa seria, una vera e propria chiamata alle urne, non una gazebata».

A confrontar­si con il governator­e e il direttore del Corriere (che ha motivato la scelta di ripartire dal Veneto spiegando che «l’innovazion­e spinge questo territorio ad agganciare la ripresa prima degli altri, tornando ad essere una delle aree più dinamiche che Paese») c’erano anche il presidente della Piccola Industria di Confindust­ria Alberto Baban, il ceo di Veronafier­e Giovanni Mantovani, il direttore artistico della Fenice Fortunato Ortombina, il presidente del Consorzio tutela del Prosecco Stefano Zanette e il direttore creativo di V°73 Elisabetta Armellin, il che ha portato inevitabil­mente il dibattito a virare sui temi dell’economia, del lavoro, della ripresa dopo la «Grande Crisi». Con un filo conduttore: quello del «pensiero positivo» evocato da Baban: «È questo che chiediamo alla politica - ha spiegato l’industrial­e - occorrono leadership pronte a guidare le loro comunità con fiducia nel futuro e senso di responsabi­lità, ad ogni livello. Le “Italie” evocate dall’inserto del Corriere non sono tanto “il Nord” e “il Sud” ma l’Italia che non si ferma, che è pronta a cambiare le cose nel nome del lavoro e del merito, e l’Italia che si arrende al declino, nel nome della conservazi­one, dell’assistenzi­alismo, delle rendite di posizione». Baban ha esaltato il Veneto come «avanguardi­a sperimenta­le», un territorio ferito in profondità dalla crisi eppure riuscito a riadattare il suo modello alle sfide del nuovo mercato globale: «I dati che leggiamo in questi giorni sono solo la coda di un mercato che in realtà non esiste più. Noi siamo già nel futuro e potremo crescere ancora di più, di 5 punti, se solo non fossimo compressi in un sistema che non ce lo permette».

Gli esempi portati dagli altri protagonis­ti del confronto, in effetti, vanno tutti nella direzione di un Veneto «che ce la fa». Nell’impresa, come la «sognatrice» Armellin (così si è definita) che con coraggio ha abbandonat­o Benetton per fondare un marchio tutto suo, «da sola, senza l’aiuto di nessuno», ed ora vende le sue creazioni dagli Stati Uniti alla Cina, o come la fiera di Verona, a sentire Mantovani ormai ad un passo dall’aggregazio­ne con Vicenza, che darebbe vita al secondo polo italiano e ad uno dei primi dieci in Europa. Nella cultura, dove la Fenice ha deciso di «non giocare in difesa ma all’attacco» (Ortombina), aprendo ogni sera, raddoppian­do il numero dei titoli (da 8 a 20) e delle recite (da 55 a 110), portando i biglietti a coprire il 25% del bilancio contro il 10% di un tempo («Ma i fondi pubblici restano imprescind­ibili»), facendo del teatro un i nuovo punto di riferiment­o per i veneziani e non soltanto per i turisti. E infine, nell’agricoltur­a, dove «grazie al lavoro di squadra tra la filiera e la politica - ha detto Zanette - dal 2009 è stato possibile aumentare la produzione del 116%. Un successo straordina­rio».

Fontana L’innovazio ne spinge il Veneto ad agganciare prima la ripresa Zaia Tra tagli e diffide ai medici l’offerta sanitaria è in calo Baban Tifiamo per l’Italia che non si arrende al declino e alla sfiducia Ortombina La Fenice non si è chiusa in difesa ma ha giocato d’attacco: ora è aperta ogni sera Zanette All’origine del fenomeno Prosecco ci sono le sinergie tra la filiera produttiva e la politica

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A Padova La tavola rotonda all’Orto Botanico
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Governator­e Luca Zaia sul palco con il direttore del Corriere Luciano Fontana

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