Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Arrabbiati all’entrata, i lavoratori escono convinti dal manager
VICENZA «La vecchia gestione? Un disastro. Il nuovo piano industriale, però, mi ha convinto. Anzi, sono molto soddisfatto». Vicenza, uscita 4 della Fiera: il discorso ai dipendenti del top manager della Banca Popolare di Vicenza, Francesco Iorio, è finito da poco ed è raro trovare un impiegato disposto a «sbottonarsi» un po’, pure in forma anonima.
Chi parla, però, non nasconde che il nuovo corso abbia fatto in prima battuta buona impressione. E se le facce all’entrata erano serie e preoccupate, all’uscita paiono più distese. «Del resto dobbiamo crederci per forza» dice qualcuno.
Fuori dai padiglioni dove, per la prima volta, un amministratore delegato di Bpvi ha chiamato «tutti» i dipendenti veneti per presentare le proprie proposte, è un fiume umano di doppiopetti e tailleur, tacchi alti e cravatte. In Fiera, ieri pomeriggio, in 1.700 tra impiegati, direttori, dirigenti e quadri ad ascoltare il nuovo ad. «Sono anche azionista oltre che dipendente? Sì. E per questo ci rimetterò due volte» sbotta, una volta fuori, un impiegato. Che di fiducia in fondo ne ha ancora: «Se il progetto industriale si dimostrerà buono, potrei investire ancora». Una collega classifica il discorso di Iorio «preciso, chiaro, schietto. Mi ha convinto: ci dice di essere attivi e propositivi, chiari coi clienti e decisi nel recupero crediti. Se è stata fatta pulizia nella banca, e mi pare che la stiano facendo, io reinvestirei ancora».
Qualcuno accetta di parlare anche delle azioni. «Noi dipendenti al 99% siamo anche azionisti, lì sarà il mercato a fare il prezzo. E sarà un bagno di sangue - avverte un altro lavoratore - Il mercato vive di questo». C’è anche chi tocca il tema degli esuberi, quasi 600. «Si spera di non essere fra quelli, consape- L’amministrato re delegato di Popolare di Vicenza, Francesco Iorio, ieri in Fiera di Vicenza voli che si tratterà dei più anziani e costosi - allarga le braccia un uomo - Sul discorso di Iorio, dopo 40 anni di lavoro in banca ero abbastanza sicuro che avrebbe avuto questi contenuti: necessità di essere proattivi e fidarsi di una banca che ha basi solide. Voglio crederci, penso che valga anche la pena reinvestire».
Gli interventi della politica veneta, che punta sulla necessità di aiutare gli istituti in difficoltà a restare «nel territorio» unendosi, accendono speranze, ma convincono poco. «Non credo - azzarda un’impiegata di mezza età riferendosi alle ipotesi di unione con Veneto Banca - Due segni meno non fanno un più».
Intanto, domani i piccoli azionisti di Bpvi in agitazione si riuniranno a Schio, alle 14.30, in streaming fra Veneto, Toscana e Sicilia per tentare la fusione dei comitati in un gruppo nazionale, sul modello di Veneto Banca.