Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Piano per le imprese, coro di sì a Renzi
Sconti per chi investe, il premier lancia in Veneto il pacchetto per la ripresa. E convince gli industriali
TREVISO Renzi torna in Veneto, incontra Tosi e gli industriali di Treviso, e lancia il pacchetto per la ripresa tra lo scetticismo di Zaia e gli applausi della platea: «In legge di stabilità giochiamo il jolly».
SPRESIANO (TREVISO) Tu chiamalo, se vuoi, «storytelling». L’arte di coinvolgere ed emozionare, di costruire (dopo averla studiata e ristudiata) una narrazione che identifichi oratore e platea, gettando tra i due un ponte empatico destinato magari a tramutarsi in voti sonanti. Matteo Renzi è un maestro, glielo riconosce perfino l’arcinemico Luca Zaia («Dal punto di vista scenico e dialettico è impeccabile»), e ieri, approdato all’assemblea degli industriali di Treviso dopo la tappa al teatro Ristori di Verona, ne ha data nuova prova. Salta da Masterchef all’assemblea dell’Onu, cita Dante e Leonardo, gigioneggia col governatore («Vedo che i sindaci li hanno messi tutti alla tua sinistra…»), vezzeggia i suoi ospiti («Portando alto il tricolore state trascinando la ripresa, ci aiutate a fare bella l’Italia, siete meglio della Germania, grazie!»), dice che il mondo «ha un bisogno disperato dell’Italia», che dobbiamo «ricominciare a sognare» perché «l’Italia è il Paese più fotogenico del mondo». Scorrono alle sue spalle, sul grande schermo, i sorrisi della prima fila, la presidente Maria Cristina Piovesana, Alessandro Vardanega e Andrea Tomat, Gilberto Benetton, Enrico Marchi, Mario Moretti Polegato. L’applauso, al suo ingresso nella tensostruttura alzata alle Bandie di Spresiano, era stato cortese, ma assai lontano da quello entusiasta che gli fu tributato un anno fa all’assemblea di Confindustria Vicenza. All’uscita è standing ovation, con gli imprenditori che perdono l’aplomb per gettarsi a capofitto nella mischia dei selfie.
Sono «solo chiacchiere» (Zaia), «la solita dose di ottimismo tra illusioni e promesse» (la senatrice fittiana Cinzia Bonfrisco) oppure davvero «Renzi ha convinto il Veneto» (il segretario del Pd Roger De Menech), «grazie ad una sintonia profonda che nasce dal coraggio per il cambiamento» (il senatore dem Giorgio Santini)? La verità sta nel mezzo. Perché Renzi si dilunga tra le cose fatte e quelle da fare, e certo ha gioco facile nel rivendicare che pure al Jobs Act, alla riforma Madia, alla legge elettorale e all’Expo non credeva nessuno, ma poi su alcuni punti chiave del suo discorso preferisce tenersi sul generico, come quando annuncia che nella legge di Stabilità, attesa giovedì in consiglio dei ministri, ci sarà una «misura contro la povertà infantile che affligge anche il Nordest», senza però precisare quale, o quando tralascia di spiegare dove troverà i soldi per coprire il promesso taglio delle tasse. Perché ovviamente è su questo che il premier ha battuto, ben sapendo che è questo ciò che gli industriali (e mica solo loro) vogliono sentirsi dire.
«Nella legge di Stabilità ci giocheremo il jolly - ha detto Renzi perché nel 2016 dovremo consolidare la ripresa e dopo Guerra (ex ad di Luxottica, ndr) altra gente proveniente dall’impresa è pronta a darci una mano, mettendosi al servizio dell’Italia. Elimineremo Imu e Tasi sulla prima casa e i 3,7 miliardi che verranno a mancare ai Comuni saranno interamente coperti dallo Stato («Manterrà la promessa» assicura il sindaco di Treviso Giovanni Manildo ma intanto la presidente di Anci Maria Rosa Pavanello già ritocca il conto a 5 miliardi ndr.). Poi - ha continuato il premier - toglieremo l’Imu sugli “imbullonati”, i macchinari, e sono altri 600 milioni. Vogliamo rilanciare l’agricoltura e per questo abbiamo eliminato l’Imu agricola: ora faremo uno sforzo di evocazione (sic) per convincere i giovani che non è un lavoro di serie C. Nel 2016 riconosceremo uno sconto fiscale a chi investe, prevedendo un super ammortamento del 140% sull’acquisto di beni strumentali, immobili esclusi. Da qui al 2017 inizieremo a far scendere l’Ires, che tra 2 anni sarà più bassa che in Spagna. Continueremo a puntare sulla contrattazione di secondo livello, reintrodurremo l’art-bonus
La sfida Per il premier il 2016 sarà l’anno decisivo e del consolidamento della ripresa
per chi sosterrà la cultura e proprio a Verona c’è già chi l’ha sfruttato per sistemare l’Arena (Unicredit, ndr)». Nessuna illusione sulla decontribuzione («Era una scintilla per accendere il fuoco, andrà a scalare nel 2016 e nel 2017») mentre i Comuni potranno contare dal primo gennaio sullo sblocco del Patto di stabilità per i disavanzi di bilancio, limitatamente però agli investimenti: «Chi ha i soldi, potrà spenderli».
Renzi, che pure ha sottolineato: «Per i prossimi 2 anni non ci sono voti da prendere o fantasmi elettorali da inseguire, farò al massimo un altro giro, poi a casa», non ha comunque risparmiato un paio di bordate ai suoi principali competitor, Matteo Salvini e Beppe Grillo. «Leggo che qualcuno vorrebbe bloccare l’Italia per tre giorni ma l’Italia ha in realtà bisogno dell’esatto contrario, d’essere sbloccata! Se ce la si vuole prendere col presidente del Consiglio lo si faccia ma non si colpisca il Paese» (Salvini). «Il problema storico della migrazione non si risolve a battute sui giornali, occorre una strategia globale, con l’Italia leader in Europa e in Africa» (di nuovo Salvini). «Sono contrario al reddito di cittadinanza perché lo Stato non deve mantenere tutti, come vorrebbe qualcuno, ma deve dare a tutti la possibilità di avere un lavoro» (Grillo). Infine, quando già l’aereo rulla in direzione Roma, ha chiuso così il suo «racconto politico»: «Io non mollo un centimetro. Chiedo a voi industriali di giocare con me questa scommessa. Scommettiamo insieme sul futuro dell’Italia». Applausi. Ma Zaia, prendendo la porta, minimizzava: «Qui applaudono sempre tutti. Berlusconi, Monti, Letta...».
Voi meglio dei tedeschi Io vi dico che qui siete meglio dei tedeschi, che questa terra ha l’orgoglio di chi produce ed è efficiente. Basta parlar male dell’Italia