Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Sguardo di donna con Diane Arbus alla Casa dei tre Oci
«Sguardo di donna», focus sulle fotografe della mostra alla casa dei tre Oci
«Sguardo di donna, da Diane Arbus a Letizia Battaglia, la passione e il coraggio», la mostra in corso fino all’8 dicembre alla Casa dei Tre Oci (Venezia, Isola della Giudecca), raccoglie più di 250 fotografie di venticinque autrici. Curata da Francesca Alfano Miglietti e con l’allestimento firmato da Antonio Marras, l’esposizione è un’analisi della vita, dai tratti a volte feroci, a volte intransigenti, vividi, di chi la vita l’affronta prendendola di petto, perché è lì che pulsa più forte: la donna, o più propriamente le donne. Informazioni: +39 041 24 12 332, email info@treoci.org, web www.treoci.org.
Nel 1957 Diane Nemerov, moglie del fotografo di moda Allan Arbus, venne a conoscenza
dell’Hubert’s Museum, un locale nei pressi di Times Square che ospitava spettacoli e numeri da cabaret fuori dall’ordinario. A metterli in scena erano attori e attrici comunemente definiti freaks, per la bizzarra fisionomia che portava i segni di vite travagliate, colpite da malattie, da traumi o incidenti di vario genere. L’allora trentaquattrenne Diane Arbus fu così profondamente attratta da quel contesto ai margini della società newyorkese, da sposarne la causa della visibilità e della uguaglianza culturale e civile. La sua immensa opera artistica si sviluppò nei club più oscuri d’America, nei circhi e nei baracconi di artisti ambulanti. Dedicò a ogni persona incontrata un ritratto memorabile, espressione di quella dignità e quella umanità così facilmente negata dalla cultura puritana e benpensante. Girl in her circus costume è un’immagine che l’artista ha realizzato nel cuore della sua produzione fotografica. È un ritratto di grande intensità che dimostra tutta la profonda dedizione di Diane Arbus nei confronti delle minoranze con cui entrava in contatto, condividendone i sogni, le passioni e le speranze. L’artista, infatti, era solita vivere nei luoghi e negli ambienti dei suoi soggetti per conoscerne a fondo il carattere e i sentimenti, per coglierne la bellezza e la spontaneità. Ciò le permetteva di stabilire con loro l’empatia necessaria a realizzare ritratti come questo, in cui lo sguardo compiaciuto del soggetto rappresenta, sin dalla prima analisi, la condivisione di una inconfondibile poetica realistica. La posa della giovane circense che indossa con orgoglio e disinvoltura i costumi di scena sono gli elementi che dimostrano l’intesa complicità tra autrice e soggetto. Entrambe sembrano esprime a gran voce l’ideale dell’uguaglianza, coltivato nell’affascinante immaginario della diversità.
* Direttore artistico della Casa dei Tre oci
(1. Continua)